L’Associazione Teatro Zero guidata dal maestro Dino Garrafa porta in scena a Castrovillari il 10 giugno alle 20.30 una rilettura brillante e pungente dell’opera del drammaturgo russo
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«Il palcoscenico si fa specchio e caricatura di un potere malato, di un sistema che barcolla tra apparenze, ambizioni e gaffe tragicomiche». È con questa intenzione che il gruppo teatrale dell’Associazione Teatro Zero, guidato dal maestro Dino Garrafa, porta in scena al Teatro Sybaris di Castrovillari il 10 giugno alle 20.30 una rilettura brillante e pungente de L’Ispettore Generale di Nikolaj Gogol’.
Attivo da quattro anni nel territorio di Terranova da Sibari, il corso di teatro dell’associazione è ormai una realtà consolidata, che quest’anno giunge al terzo spettacolo di gruppo. Una vera e propria fucina culturale in grado di coinvolgere un numero significativo di partecipanti, elemento che ha contribuito anche alla scelta dell’opera.
Come spiega Benedetta Marianna Fiore, aiuto regista e interprete della figlia del sindaco, la decisione di portare in scena questo classico della satira russa nasce da due motivazioni fondamentali: «Una di carattere logistico — legata alla numerosità del gruppo; e una di natura socio-culturale, perché vogliamo lanciare un messaggio di denuncia verso le realtà corrotte, ma con ironia e sarcasmo».
Sul palco si muove una galleria di personaggi grotteschi e vivacissimi:
Ivan (Luigi Grisolia), funzionario misterioso che sconvolge la città;
il sindaco (Alfredo Noia), emblema di un potere corrotto e opportunista;
la moglie del sindaco (Angela La Regina), tutta apparenze e vanità;
la figlia (Benedetta M. Fiore), sveglia ma succube della madre;
Hosip, il servitore comico e svampito di Ivan (Domenico Lamuta).
Personaggi che agiscono insieme a un variopinto gruppo di autorità e cittadini che compongono il microcosmo della città: giudice, sacerdote, perpetua, provveditore, commissario, postino, avvocato e le immancabili pettegole.
I nomi degli interpreti — tra cui spiccano Orlando Lombardi, Lucia Zicaro, Tonino Celano, Rosanna Ambrosio, Antonio Perrone, Chiara Lento, Damiano Lombardi, Afzal Mughal, il piccolo grande talento Lorenzo Lamuta, Debora Zicaro e Zaneta Caruso — testimoniano la ricchezza e la coralità di questo progetto, che travalica il semplice spettacolo amatoriale per diventare esperienza collettiva e civile.
Ma dietro le quinte si è svolto un altro spettacolo: quello della costruzione paziente, faticosa e appassionata di una messinscena complessa. «È stato molto istruttivo per me partecipare a questo lavoro sia come attrice che come aiuto-regia — racconta Benedetta — perché mi ha permesso di vedere l’opera da dentro e da fuori, dalla scena e dalla regia. Gli ostacoli non sono stati pochi: coordinare sedici persone, caratterizzare ogni personaggio insieme all’attore, aggiungere siparietti comici... tutto ha richiesto un grande impegno organizzativo e creativo».
Il suo ruolo si è rivelato fondamentale: «Ho curato le prove, sostituito il regista in sua assenza, risolto problemi pratici e scenici. Ringrazio profondamente il maestro Dino per la fiducia e i miei compagni di viaggio: senza di loro questo spettacolo avrebbe avuto meno colore, meno anima. Loro sono i pigmenti che rendono ogni scena un quadro ricco di sfumature. Non sono mancate le gaffe, le risate, i momenti di fatica e quelli di complicità. E forse proprio in questa alchimia tra serietà e ironia risiede il cuore del lavoro teatrale. Tre parole chiave per lo spettacolo? Ironia, critica sociale e inganno. Ma per scoprire come si intrecciano sul palco, non resta che una cosa da fare: venire a teatro e godervi lo spettacolo!».