FOTO | Quello dell’artista di Senigallia è stato un live pieno, intenso: due ore di musica che hanno rimesso il rap al centro del villaggio con uno show essenziale, senza fronzoli, nel quale a farla da padrone sono stati beat e versi
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Fabri Fibra a Roccella Jonica (Titalker/Teresa Monoriti)
Sono passati 21 anni da Mister Simpatia, il disco che ha rappresenta una delle pietre miliari del rap italiano: molti dei ragazzi presenti al Roccella Summer Festival nel 2004 non erano ancora nati o avevano pochissimi anni, eppure quando partono le basi e le prime note dei pezzi di quell’album tutti alzano le mani e iniziano a ripeterle come una messa laica.
È questo l’ennesimo miracolo di Fabri Fibra, colonna del rap italiano che ieri ha fatto saltare, sudare e sgolare l’auditorium del centro jonico con uno spettacolo estremamente denso, vibrante, due ore che hanno unito quella che lui stesso ha definito «la grande famiglia del rap italiano», che si divide nei commenti sui propri artisti preferiti nei commenti ma che regala grandi serate come questa.
Uno show essenziale, senza fronzoli, nel quale a farla da padrone sono beat, versi e rime: Dj Double S domina la scena in consolle dall’alto di una grande musicassetta bianca e il flow di Fabri Fibra fa il resto. Si inizia con “Pretesto”, campionamento de “L’Avvelenata” di Francesco Guccini che apre il nuovo album “Mentre Los Angeles brucia” , che la fa da padrone nella prima parte del live ad un ritmo vorticoso: più di mezzo disco va via con Fibra che spara le rime più pesanti con l’aiuto del pubblico, da “Stupidi” e le accuse a smartphone e social a Tutti Pazzi e Sbang, il duetto con Noyz Narcos che rappresenta uno dei pezzi più apprezzati dell’ultimo lavoro.
“In Italia” apre la parte centrale del live che mette insieme trent’anni di carriera e una vita intera: scorre così sul palco l’intera vita di Fabrizio, i viaggi in giro per l’Italia e le battle, i primi live e i demo che giravano tra gli appassionati, i primi successi e le droghe, quello che lui chiama “i punti bassi” e il ritorno. L’aria old school inonda l’anfiteatro, le mani vanno a ritmo e il grande cerimoniere porta sul palco 30 anni di rap (proprio nel giorno in cui, per una combinazione, un utente sui social ha finalmente ritrovato e caricato il video di uno dei pezzi più epici del rap italiano, la battle tra Fabri Fibra e Kitta al Palladium di Vicenza nel 2001). Alcuni beat sono invecchiati benissimo e hanno retto agli anni, mentre la platea si esalta per un pezzo di stile assoluto come “Dalla A alla Z”, ripescato da Turbe Giovanili o come “Non crollo” che arriva direttamente da Mr Simpatia.
Ci si avvicina alla parte finale del live e si torna a saltare: “Propaganda”, “Pamplona”, i grandi pezzi estivi fanno perdere le energie residue a un pubblico pronto al gran finale. “Tranne te” e il suo rap futuristico apre alla chiusura romantica, mani al cielo, con “Luna piena”. Le luci si accendono, i cancelli si aprono e tre generazioni almeno guadagnano l’uscita e le auto parcheggiate per tutta la collina di Roccella confrontandosi sui pezzi fatti, quelli rimasti fuori scaletta e quelli fatti fuori da ogni aspettativa, in una scaletta che cambia ad ogni live.
Un live pieno, intenso, due ore di musica che hanno rimesso il rap al centro del villaggio e che, parafrasando proprio le parole dell’ultimo pezzo, fanno dire ai suoi fan «io tornerò sempre nello stesso posto, ora sei quel che più riconosco».