Una vacanza si trasforma in un progetto di vita: lo chef calabrese apre a Swellendam un ristorante intimo che unisce radici mediterranee e profumi africani, oggi celebrato dalla critica internazionale
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Da una semplice vacanza è nata una delle storie più sorprendenti della nuova cucina italiana nel mondo. Salvatore “Sasà” Branda, giovane chef originario di Cosenza, oggi è tra i ristoratori più apprezzati del Sudafrica. Nel 2017, durante un viaggio con la moglie Nina, decide di realizzare un suo sogno, un progetto ambizioso che unisce ristorante e ospitalità. E così è stato con La Sosta.
Si tratta di un ristorante intimo con soli 18 coperti dove la cucina mediterranea dialoga con i profumi e i prodotti africani. Branda porta con sé le radici calabresi, la memoria della cucina di casa e una visione moderna fondata su stagionalità, qualità e creatività. Oggi La Sosta è tra i ristoranti più apprezzati dell’Africa, riconosciuto da TripAdvisor e celebrato da testate italiane e internazionali per la sua originalità.
Quella di Sasà Branda è la storia di un talento partito dal Sud Italia che, con coraggio e passione, ha costruito in un altro continente un modello di cucina e di accoglienza riconosciuto e ammirato.
Cosa vi ha spinto a fermarvi proprio a Swellendam?
La scelta di Swellendam è stata in parte casuale, o meglio non inizialmente programmata. Durante quella vacanza siamo rimasti conquistati dalla tranquillità del luogo. Il fatto che non fosse troppo vicina a grandi centri abitati ci ha fatto pensare che potesse essere il posto ideale dove stabilirci con la nostra famiglia e far crescere i nostri figli in serenità.
La Calabria nei piatti e l’incontro con le materie prime sudafricane.
Cerchiamo sempre di portare la Calabria e la cucina italiana nei nostri piatti nel modo più autentico possibile. Allo stesso tempo, privilegiando ingredienti freschi, stagionali e prodotti localmente, e limitando l’uso di prodotti importati dall’Italia solo a quelli davvero indispensabili – come ’nduja o Parmigiano Reggiano – il risultato è una cucina che rispetta le tradizioni e ricrea i sapori della cucina regionale italiana, valorizzando però al massimo le materie prime del territorio in cui ci troviamo.
Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato?
Le sfide principali, sia all’inizio sia ancora oggi, dopo otto anni, riguardano soprattutto la ricerca di personale qualificato, motivato e con una forte etica del lavoro. Io e Nina siamo molto coinvolti nella gestione quotidiana e riusciamo così a sopperire a queste inevitabili difficoltà, affrontandole sempre con grande amore e passione.
E i vostri progetti futuri?
La Sosta resta la nostra casa e il nostro progetto principale, certamente anche per i prossimi anni. Per il futuro abbiamo in mente alcuni progetti paralleli, sia in Sudafrica sia in Italia, ma al momento siamo concentrati nel continuare a far crescere e consolidare ciò che abbiamo costruito qui a Swellendam.

