Una storia che ha inizio il 5 agosto 2006, triste per alcuni aspetti. Una giornata come tante, la famiglia Mariucci di Gubbio ha scelto le limpide acque del mare Ionio, quelle basse e poco pericolose di Villapiana, per trascorrere le meritate vacanze. Una giornata che nasce come le altre già trascorse, tra bagni e giochi sulla battigia, tra risate e corse. Ma la piccola Sara è attratta da altro. Era l’epoca in cui le postazioni di video giochi spopolavano nei lidi attrezzati. Se oggi si può giocare tranquillamente sotto l’ombrellone grazie ai sempre più versatili smartphone, all’epoca serviva munirsi di un sano gettone per giocare. 
La piccola Sara, di appena tre anni e mezzo, si impuntò, prese il gettone e si accosto al marchingegno assassino dove l’innocente e spensierata bimba perse la vita a causa di folgorazione elettrica. Bizzarra la vita, un attimo prima la gioia del sorridere attraversava lo stuolo degli ombrelloni, un attimo dopo le grida di dolore oltrepassarono il concepibile. Ma la storia di Sara, battezzato come un evento tragico con solo dolore e disperazione, nel tempo ha subito un inaspettato cambio di storia, una morte trasformata in una storia da vivere in silenzio e commozione. Un evento tragico nella dimensione del lutto ma che nel tempo si è trasformato in una storia di fede e speranza tanto da avviare un processo diocesano per la sua beatificazione per abbracciare quella del miracolo e della spiritualità.

Ma cos’è la causa di beatificazione, soprattutto se l’argomento investe una bimba così piccola? La causa di beatificazione diocesana è il primo e fondamentale passo nel lungo e rigoroso processo che porta un fedele cattolico a essere riconosciuto come beato e, in seguito, come santo dalla Chiesa. È una fase cruciale che si svolge a livello locale e ha lo scopo di raccogliere tutte le prove necessarie a dimostrare la fama di santità e le virtù eroiche (o il martirio) del candidato. Il processo è guidato da norme precise stabilite dalla Chiesa, in particolare dalla Costituzione Apostolica "Divinus Perfectionis Magister" di Giovanni Paolo II del 1983. E si applica proprio per le forme di santità elargite in vita e, come nel caso di Sara, dopo la morte. Una volta terminata l'indagine, tutti i documenti e le testimonianze raccolte vengono sigillati e inviati a Roma, al Dicastero delle Cause dei Santi. Questa fase segna la fine del processo diocesano e l'inizio della fase romana, dove la documentazione sarà analizzata da teologi, storici e cardinali. Ma il processo e lo studio richiedono tanto tempo, la Chiesa sempre attenta non inciampa e approfondisce. Ma questo poco importa, almeno nel nostro racconto.

Qui inizia la storia, quella bella, quella verso la santità di Sara. La bambina, descritta dalla madre come "dolce e al contempo dal carattere forte", era solita rivolgere lo sguardo al cielo e aveva un sorriso che "teneva spesso gli occhi rivolti verso l'alto". La sera prima della tragedia, era il 4 agosto, aveva confidato alla madre di voler tornare da “Mamma Morena”, figura che inizialmente sembrava frutto della fantasia. Una intenzione a cui si è dato poca importanza assoggettando la frase alla fantasia di una bambina com’è giusto che sia, normalmente. Ma solo dopo la tragedia, la famiglia scoprì che il 5 agosto si celebra in Bolivia la Madonna Morena, alla quale Sara pareva misteriosamente legata. Sul ricordino di Sara è riportato uno scambio toccante con la mamma Anna avvenuto proprio la sera del 4 agosto: "Quando ero piccola piccola, ero in un posto lontano, meraviglioso, su una nuvoletta. Con chi eri? Con Mamma Morena. E chi è Mamma Morena? L'altra mia mamma. Ma com’è questa Mamma Morena? È buonissima. Più buona di Mamma Anna? Sì. Davvero, sei sicura? Sì. E di che colore ha i capelli? E gli occhi? Castani come i miei. Ma lasceresti mamma Anna per andare da Mamma Morena? Sì". La stranezza che la Mamma Morena non è altro che la "Madonna Morena" che si riferisce a una rappresentazione della Vergine Maria venerata in Bolivia, soprattutto nel Santuario di Copacabana sul Lago Titicaca e il suo nome deriva dalla sua pelle scura. La festa in suo onore si celebra il 5 agosto, una combinazione cronologica anticipata dalla piccola la sera prima della tragedia che resta inspiegabile.

Dopo la sua morte, testimonianze di grazie e guarigioni attribuite alla sua intercessione hanno iniziato a moltiplicarsi, convincendo l'allora vescovo di Gubbio, monsignor Mario Ceccobelli, a far traslare le spoglie della piccola in una cappella dedicata alla Madonna Morena appositamente costruita presso la chiesa parrocchiale di San Martino in Colle con Luca Grillo che scolpì il sarcofago di pietra per Sara. Ma anche qui la stranezza, la sorpresa di tante persone che le rendevano visita. In poco tempo ecco un luogo che è diventato un punto di riferimento per numerosi pellegrini che, giungendo da ogni dove, chiedono l'intercessione della "piccola profetessa dell'Amore di Dio". La cappella straripa di giocattoli colorati, portati dai fedeli come ex voto per le grazie ricevute, un segno tangibile della devozione popolare che circonda la figura di Sara.

Ma la storia di Sara, per quanto breve su questa terra ma resa immortale nelle grazie dell’Eterno Padre, riesce a penetrare le coscienze anche dei più scettici. Una donna di Latina, che nell’immaginario chiameremo Carmela, ha raccontato che, dopo aver pregato la piccola Sara, avrebbe avuto una visione della Madonna insieme alla bambina, vedendosi poi guarire da un grave tumore. Ed ancora. Tra i fenomeni inspiegabili legati a Sara, il nonno raccontò la nascita di uno stramonio, raro fiore sudamericano, nel suo uliveto. Altri due presunti miracoli riguardarono donne incinte, gravemente malate, che rifiutarono l’aborto dopo aver udito la voce di Sara e partorirono bambini sani.

Ora, che la tragedia abbia stravolto la vita dei congiunti non è in discussione, assolutamente. Ma la storia di Sara, l’angelo Sara, intrisa in un mix di tragedia e miracolo, la storia della piccola Sara che vedeva “l’altra Mamma”, quella di tutti, ci ricorda come la fede possa trovare speranza anche nel dolore più grande e come un sorriso innocente possa diventare un faro di luce per molti con la sua impronta eterna. La breve vita, conclusa in maniera così improvvisa, continua a vivere nei cuori di chi l'ha conosciuta e di tutti coloro che, attraverso la sua storia, hanno trovato una nuova forza e consolazione. In attesa prima della beatificazione e poi della santità.