Il suo nome resta per molti oscuro, dimenticato nei manuali e nei programmi scolastici. Oggi, la sua terra lo celebra come suo illustre figlio. A lui sono dedicate strade, scuole, monumenti. Ha stabilito un ponte tra scienza, fede e società
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Nel cuore della Calabria del Cinquecento, in un piccolo borgo affacciato sul Mar Ionio, nacque l’uomo che avrebbe corretto il tempo.
Non in senso filosofico, ma matematico, astronomico, pratico: Luigi Lilio, altrimenti noto come Aloysius Lilius, è il nome che si cela dietro la più celebre e duratura riforma del calendario nella storia dell’Occidente cristiano: il calendario gregoriano, in vigore ancora oggi.
Luigi Lilio nacque a Cirò, in provincia di Crotone, probabilmente attorno al 1510. Poco si sa della sua giovinezza, ma è certo che studiò medicina, astronomia e matematica all’Università di Napoli. La sua formazione fu quella tipica del Rinascimento italiano: enciclopedica, fondata su una solida conoscenza del mondo classico, ma anche attenta all’osservazione empirica e ai problemi concreti della vita quotidiana. Il tempo, appunto, era uno di questi.
Nel calendario giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C., l’anno era considerato lungo 365,25 giorni, con un giorno bisestile ogni quattro anni. Tuttavia, la durata reale dell’anno solare è leggermente più breve: circa 365,2422 giorni. Un errore piccolo, ma che accumulato nei secoli portava uno scarto crescente tra il calendario civile e il ciclo delle stagioni. Al tempo di Lilio, l’equinozio di primavera che nel concilio di Nicea del 325 era stato fissato al 21 marzo, cadeva ormai attorno all’11 marzo.
Questo slittamento non era solo un fastidio astronomico: aveva conseguenze religiose cruciali, perché la data della Pasqua dipendeva proprio dall’equinozio. Correggere il calendario significava, dunque, restituire armonia tra tempo liturgico, tempo naturale e tempo civile.
Fu Luigi Lilio, attorno al 1570, a concepire una riforma radicale ma elegante. Propose di saltare dieci giorni per riallineare il calendario all’equinozio di primavera, ma soprattutto ideò una nuova regola per gli anni bisestili: sarebbero rimasti tali gli anni divisibili per quattro, tranne quelli secolari non divisibili per 400 (come il 1700, 1800, 1900, ma non il 1600 e il 2000). Questa correzione portava la durata media dell’anno a 365,2425 giorni, con un margine di errore di appena 26 secondi l’anno.
Il progetto fu presentato alla Commissione pontificia per la riforma del calendario, istituita da papa Gregorio XIII. Dopo la morte di Lilio, avvenuta attorno al 1574, fu il fratello Antonio a far conoscere e sostenere il lavoro. L’opera fu affinata da Cristoforo Clavio, gesuita e matematico, ma il merito del progetto resta saldamente nelle mani dell’uomo di Cirò.
Il nuovo calendario fu promulgato da papa Gregorio XIII con la bolla Inter gravissimas, il 24 febbraio 1582. Dieci giorni furono eliminati: si passò direttamente dal 4 ottobre al 15 ottobre. Una correzione drastica ma necessaria.
Il calendario gregoriano fu subito adottato nei paesi cattolici: Italia, Spagna, Portogallo, Polonia. I Paesi protestanti resistettero per decenni: l’Inghilterra lo introdusse solo nel 1752, la Russia zarista addirittura nel 1918. Ma oggi il calendario di Lilio regola la vita del mondo intero, ben oltre la sfera religiosa per cui fu ideato.
Eppure, il nome di Luigi Lilio resta per molti oscuro, dimenticato nei manuali e nei programmi scolastici. Una sorte comune a molti grandi scienziati italiani del Rinascimento, schiacciati tra la fama dei Galilei e dei Newton, e i pregiudizi verso le regioni del Sud.
Oggi, Cirò lo celebra come suo illustre figlio. A lui sono dedicate strade, scuole, monumenti. E nel centro storico del paese, in un palazzo affacciato sulle colline che guardano il mare, è stato creato un piccolo ma prezioso Museo del Calendario e della Vita di Luigi Lilio. Uno spazio espositivo interattivo, che ricostruisce le tappe della riforma gregoriana e racconta la figura del matematico con documenti, riproduzioni storiche e strumenti dell’epoca. Un luogo che merita una visita non solo per i cultori della scienza, ma per chiunque voglia comprendere quanto profondamente il tempo – e chi lo misura – incida sulla nostra esistenza.
Lilio non ha solo “aggiustato” il calendario: ha stabilito un ponte tra scienza, fede e società, mostrando come un’idea matematica possa cambiare la vita concreta dei popoli. In un’epoca che spesso si interroga su come riconciliare sapere e senso, tempo e significato, riscoprire la sua figura è più che un omaggio storico: è un atto di giustizia culturale.