I due artisti firmano un inno dolceamaro fatto di partenze, ricordi e radici: un viaggio musicale lungo la costa ionica e dentro l’anima di chi non ha mai smesso di appartenere
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«Abbiamo scritto questo pezzo per chi ha ancora un posto dove tornare. Per chi parte per ritrovarsi». E’ con questa affermazione che gli artisti calabresi Gioman e Killacat hanno presentato il loro nuovo singolo “Statale 106”.
Prodotto da Filomuzik per Macro Beats e pubblicato lo scorso 20 giugno, non è solo una traccia estiva: è una carezza alle radici e al cuore di chi, pur dovendo partire, sa che c’è sempre un luogo che chiama. Un velo di malinconia ispessito da tutte quelle vittime che miete un’arteria stradale tanto trafficata quanto pericolosa.
I due artisti, però, non si soffermano sulle insidie di questa strada che si snoda per circa 491 km lungo la fascia costiera ionica. La rendono la metafora di un ritorno sospeso tra speranza e nostalgia, come evidenzia il ritornello - che non impiega molto a impadronirsi delle orecchie (e della testa) di chi ascolta.
“Statale 106, portami dove vuoi tu
dove c’è quel disegno
che non sparisce più.
E le promesse gridate,
sui motorini d’estate,
l’ultimo esame,
la mia Vespa blu.
Statale 106, fermati dove sai tu.
sbloccami quel ricordo
a cui non pensavo più.
C’è ancora strada da fare,
partire per ritornare.
Col primo sole
in viaggio verso Sud”
È l’itinerario di chi parte, talvolta con la valigia piena di sogni, ma con la mente già pronta a tornare ai profumi del mare, ai motorini in corsa, ai moti del cuore che solo la terra d’infanzia può evocare.
È lo sguardo di chi resta, la gioia di chi torna, il rimpianto di chi vorrebbe restare ma si sente costretto ad andare.
Le note solari celano una malinconia leggera – come il vento caldo che entra dal finestrino – e un invito a rallentare, a riscoprire il valore del ritorno, anche solo con la mente. Un filo sottile collega le diverse generazioni, unite dall’attaccamento a questa terra così luminosa e, al tempo stesso, incerta.
Con “Statale 106”, Gioman e Killacat firmano non solo un brano musicale, ma un piccolo manifesto emotivo per un’intera comunità. È una canzone che sa di casa e di lontananza, di partenze forzate e di ritorni agognati – “Chianu chianu sta vita mi porta cchiù luntanu, penso al mio mare mentre nevica sulla mano. Tutti i ricordi messi in ordine dentro a un armadio, li prendo, li ribalto e me ne vado da Catanzaro a Reggio... ”
Un inno dolceamaro per chi continua a viaggiare – sulla strada e nella memoria – portando con sé il profumo della propria terra, e la speranza, mai del tutto sopita, di farvi ritorno. Anche solo per un’estate, anche solo per il tempo di una canzone.