L'interprete di "Non amarmi" ha condiviso con l'artista calabrese il palco di Sanremo 1992 e il Cantagiro. E oggi dice: «Mimì ha vissuto momenti difficilissimi per la cattiveria di colleghi e persone del mondo dello spettacolo. Per me era un idolo»
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Il silenzio ha il suo peso e non sempre è sinonimo di quiete, pace e tranquillità. Privato dei suoni e dei rumori, il tempo non si svuota. Contrariamente a quanto ci si aspetti, finisce per riempirsi: di mancanze, di nostalgie e di ricordi. Mia Martini ha lasciato questo mondo trent'anni fa. Il 12 maggio del 1995 per l'esattezza. Da allora le radio, le tv, i teatri e le piazze si sono visti costretti a fare a meno di lei. Della sua presenza fisica, delle sue esibizioni dal vivo. La prematura scomparsa della cantante originaria di Bagnara Calabra, nel Reggino, ha affaticato gli anni che hanno fatto seguito, gravandoli della consapevolezza che la musica smarriva per sempre una delle sue migliori interpreti.
«Non sono di origine calabrese, sono proprio calabrese» dichiarava Mia Martini nel 1990, mettendo pubblicamente a nudo, in un'intervista divenuta virale successivamente, un legame così profondo con la propria terra da essere impossibilitato allo strappo, interdetto al taglio. «Io mi sento la Calabria» aggiungeva Mimì, con l'espressione orgogliosa di chi definisce sé stessa nel perimetro di un'appartenenza. Non per abbinare cinicamente la propria infanzia ad una collocazione geografica da trascrivere in una biografia, ma per indicare il proprio temperamento, svelare la propria identità, raccontare di essere cresciuta faccia a faccia con il mare.
Quella di Mia è stata una vita costellata di successi e di pezzi memorabili (Piccolo uomo, Minuetto, Donna, E non finisce mica il cielo, La costruzione di un amore, Almeno tu nell'universo, Gli uomini non cambiano, La nevicata del '56...) ma anche di momenti di profondo malessere.
Per ricordare Mimì a trent'anni dalla sua morte, abbiamo deciso di intervistare la cantautrice Francesca Alotta, interprete di "Non amarmi", che proprio con Mia Martini ha instaurato un rapporto di profonda e sincera amicizia, vivendo assieme diverse esperienze professionali.
Ciao Francesca, grazie intanto per la disponibilità. Con Mia Martini hai condiviso un palco importantissimo, quello del festival di Sanremo del 1992. Tu in coppia con Aleandro Baldi nella categoria Nuove proposte con il brano "Non Amarmi" e Mimì nella categoria Big con "Gli uomini non cambiano". Che ricordo hai di quel periodo?
«Con Mia Martini abbiamo condiviso non soltanto il palco nel 1992. Avevamo lo stesso produttore, Giancarlo Bigazzi, e lo stesso manager. Mentre lei preparava "Gli uomini non cambiano", noi preparavamo "Non amarmi" nello stesso luogo dove facevamo la pre-produzione. Inoltre il mio ex compagno, Marco Falagiani, ha scritto parte de "Gli uomini non cambiano", quindi eravamo sempre insieme».
Nel 1992 partecipi al "Cantagiro" ed ancora una volta ti ritrovi sullo stesso palco con Mia. Che esperienza è stata? C'è un episodio in particolare che leghi al ricordo di Mimì in quella stagione?
«L'esperienza è stata pazzesca. Sì, c'è un episodio particolare che mi lega a Mimì. Va detto che le puntate del "Cantagiro" si facevano anche negli stadi, in posti dove magari c'era terra. Un giorno mi ricordo che aveva piovuto tanto, io non stavo molto bene. Condividevamo tra l'altro uno stesso problema di salute. Lei fece circa centocinquanta metri nel fango, si sporcò tutte le scarpe e venne da me in macchina per darmi coraggio. Questa è una cosa che non dimenticherò mai. È stata veramente un tesoro. Lei era una donna piena d'amore per chi pensava le volesse bene e molto dura con chi non la stimava».
Mia ha vissuto momenti davvero difficili nel corso della sua carriera. Perché una parte del mondo della musica e dello spettacolo, da cui sembra essere partita la voce che portasse sfortuna, è stata così ingenerosa con lei? Frequentandola hai percepito qualche situazione spiacevole, qualche atteggiamento fuori luogo nei suoi riguardi?
«Mia ha vissuto momenti difficilissimi nella sua carriera perché ha subito l'invidia e la cattiveria di colleghi e di persone che lavoravano nel mondo dello spettacolo, manager e così via, a cui lei magari aveva detto di no. Era molto forte, una guerriera, e lì per lì aveva sottovalutato queste voci poi ad un certo punto si è resa conto che la cosa aveva preso tanto campo. Mi ricordo che entrammo una volta in un ristorante e delle persone si alzarono. Mia ha passato veramente dei momenti drammatici per colpa dell'invidia di tante persone. Personalmente non ho mai sentito parlarne male da altre persone anche perché se lo avessero fatto avrei risposto a modo. Per me Mimì era un idolo, una persona che adoravo ed amavo follemente».
Nel corso della tua carriera artistica hai più volte interpretato brani di Mimì. Penso anche alle tue esibizioni su Rai Uno, a "Tale e quale show", sulle note di "E non finisce mica il cielo" e "Gli uomini non cambiano". Con quale spirito e con quale emozioni ti approcci ai suoi pezzi?
«Non avevo neanche presentato brani di Mimì ai provini perché per me è sempre stata inavvicinabile. Mia è unica e per questo non avrei avuto il coraggio. Per caso mi hanno sentito cantare una sua canzone e penso sia piaciuta. A me è preso un coccolone quando ho saputo che dovevo interpretare Mimì perché è davvero dura. Con Mia non si può sbagliare, devi dare tutto te stesso. Non puoi darti a metà. Io ci ho provato: ho dato completamente me stessa e ho sentito lei, perché la conoscevo troppo bene. Ho vissuto il suo carattere, il suo amore per la musica, lo stesso modo di pensare. Con lo stesso spirito che lei provava. Io riesco a comprendere la sua anima, ecco perché forse riesco a fare bene i suoi brani. Lo spirito con il quale mi approccio ai suoi pezzi è di devozione. Lo faccio con amore e cercando di essere in quel momento quello che lei avrebbe voluto. Bisogna interpretare, non cantare i brani. Recitarli come se fossi lì a provare quello che stai dicendo».
Trent'anni senza Mia Martini. Quanto è mancata alla musica italiana la sua inconfondibile voce? Quanto abbiamo perso tutti quanti?
«Noi abbiamo perso una delle artiste più grandi non soltanto in Italia, ma a livello internazionale. Ricordiamoci che Mia Martini ha fatto tournée in tutto il mondo e tra l'altro ha vinto un festival anche in Giappone, il Yamaha festival, e ha fatto tournée in Francia con Charles Aznavour essendo molto stimata ed amata. Non abbiamo perso soltanto noi, ma tutto il mondo ha perso una grande artista e grandi emozioni. Ci manca veramente tanto».