L’affondo

La quota nera e quelli che “manca l’analisi e poi non ho l’elmetto”

Quando il gioco si fa duro, Fratoianni e Bonelli cominciano a giocare. Non si capisce se in qualità di foderi dei mortaretti d’assalto del lotto “trottolino amoroso”. In ogni caso, ci sono. Inoffensivi come il rosmarino di Domodossola. Orgogliosamente nel campo di Letta. E intanto Giorgia...

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di Antonella Grippo
8 agosto 2022
09:15

Non la Brigata Maiella, tantomeno quella Osoppo o, a maggior ragione, la Bruzzi Malatesta avrebbero potuto osare l'azzardo di Enrico&friends nella lotta di liberazione italica dai ruvidissimi "boia chi non lo ha molle" di Giorgia Meloni. Del resto, neanche la più rossa delle Armate, benché in concorso con centomila bolscevichi- in esodo dalla innevatissima Pietroburgo- si sarebbe mai sognata di portare l'attacco definitivo al fez siculo di Ignazio La Russa lungo l'Appennino tosco-emiliano, dopo l'affronto subìto dai partigiani a Monte Caio e a Legoreccio.

Solo uno sprezzante del pericolo come Letta, coadiuvato da altrettanti Cino Moscatelli verdi e rosée, ci salverà dalla marcia su Roma ordita da Crosetto, Lollobrigida e Italo Balbo. Lo si sappia: quando il gioco si fa duro, Fratoianni e Bonelli cominciano a giocare! Peccato che il primo non possa contare nemmeno su una lettera di raccomandazione di Stalin: a quest'ultimo, infatti, tutti quelli che si chiamano Nicola stanno sulle palle dal '56.


Da quando, cioè, un certo Nikita gliele scassò platelmente. Bonelli, altrimenti detto "con l'amico mio più sincero un coniglio dal muso nero", ha lo stesso effetto terapeutico dello zenzero nel contrasto all'infarto del miocardio. Ad ogni modo, i nostri giocano nel campetto di barbabietole di Enrico. Non si capisce se in qualità di foderi dei mortaretti d'assalto del lotto "trottolino amoroso", ma - comunque - ci sono. Carini, inoffensivi, delicati come il rosmarino di Domodossola. Senza l'impervio Calenda, a questo punto, per loro, sarà una figata.

Di Maio - invece - da perfetto ausiliario di fanteria, si limiterà a destinare qualche tric-trac(brrrr che paura!) ad Andrea Delmastro, fratello d'Italia, prestando attenzione a non infastidirlo più di tanto. Sai com'è, da cosa nasce cosa e, una volta passata la buriana, ti puoi sempre imbucare nel governo tricolore come una sorta di Armando Diaz della cazzimma. Inutile ambire al ruolo di Galeazzo Ciano. In fatto di tradimento ti fotte per ardore e piglio.

Cosa vuoi, resti pur sempre un fischietto impiegatizio di Pomigliano d'Arco... E poi c'è lui, Enrico Letta, metafigo dell'atlantismo più estremo, che non è mai sul pezzo. Da qualche giorno, gli è tornata la fissa dei giovani, anche perché tutta la platea di pensionati afflitti da artrite reumatica e da denti ballerini, ormai prossimi al definitivo congedo dalla cavità orale di riferimento, sembra essere appaltata al Cavaliere. Da quelle parti, insomma, non c'è zuppa per gatti. L'idea del segretario dem è quella di una tassa di successione per i patrimoni più pingui in modo da garantire una piccola quanto inutile dote ai diciottenni.

Che guizzo, ragazzi! Enrico evoca la patrimoniale, che sta a Briatore come la polenta taragna ai forestali di Catanzaro. Non solo: dove li trovi, alle nostre latitudini, centodue paperoni alla Bill Gates, meglio noti come milionari patriottici, che si offrono di sborsare più soldi in termini di imposte? L'allegra comitiva, ad ogni modo, muove in direzione Chigi, al grido di battaglia "Altrimenti vince la Meloni". Una roba, al cui confronto il brand unionista di Baldan Bembo "l'amico è qualcosa che più ce n'è meglio è" sembra Il Manifesto di Karl Marx.

Giorgia, dal suo canto, non essendosi mai autoproclamata "quota rosa", una qualche scelta cromatica dovrà pur farla. L'azzurro no perché si incazza la Bernini. Il bianco è materia di stretta osservanza di Pina Picierno. Il grigio spetta, per statuto, a Debora Serracchiani. Il fucsia, per ovvi motivi, a Paola Taverna. Il tricolore sarà pure sovranista, ma ogni due e tre lo rivendica Tardelli per le sue pippe nostalgiche sui mondiali dell'82. Non resta che la "quota nera". Sta bene su tutto e sfina pure. Vuoi mettere la silhouette che ne ricavi? Ti vien fuori un fisichino della madonna. Come a tutte noi, del resto.

Certo, il rischio è che qualcuno ti sgami e vada a raccontare in giro di quando, a quindici anni, aderisti al Fronte della Gioventù del Movimento Sociale di Almirante, partito tecnicamente fascista. Se poi pensi a tutto il casino che fece Gianfranco Fini alle Terme di Fiuggi per passare al setaccio dell'acqua benedetta le scoriette littorie, senza quagliare alcunché, le cose si complicano. Il che non vuol dire che se vai a Chigi mi ripristini le leggi razziali o ti fai inviare le fedi nuziali dalle donne italiche per finanziare la guerra di secessione tra Roma Ostiense e Roma Tiburtina.

Siamo certi, altresì, che non procederai alla bonifica dell'Agro Pontino. Balilla e piccole italiane solo nelle feste comandate, tipo il compleanno a Salò di Fabio Rampelli. Cionondimeno, non è che ti puoi spacciare come la nipote di Churchill, abiurando la buonanima d'Er Pecora. Ma questa è un'altra storia. Nel frattempo, il gioioso pullmino da guerra di Enrico&friends, con tanto di prete microfonato al seguito che intona le lagne di Baglioni, prova a fare ammuina. Qualcosa di sinistra? Oggi no, domani forse. Dopodomani, sicuramente. In ogni caso, anche stavolta non si vola. "Manca l'analisi e poi non ho l'elmetto".

Giornalista
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