Perché il corpo di Saman, secondo le suffragette da ringhiera, non è abbastanza “femminista”

Per le ancelle del “femminismo a geometrie variabili”, c'è delitto e delitto. Quello pakistano detiene una sua intrinseca ragionevolezza sociologica persino nella massima ruvidezza animale. La graffiante analisi di Antonella Grippo

di Antonella Grippo
13 giugno 2021
10:00
Saman Abbas
Saman Abbas

La triste parodia postmoderna del (fu) glorioso femminismo, meglio nota attraverso la ragione sociale del "se non ora, quando?", non ha emesso alcun sibilo per Saman, la ragazza pakistana mandata a morte dalla sua famiglia, dopo aver rifiutato la liturgia tradizionale di un matrimonio combinato. Non pervenuta, inoltre, l'eco, seppur flebile, delle opinioniste di complemento à la page, generalmente incazzate per le nefandezze del maschio cattivo.

C'è di più: le sgallettate "progressiste" si son ben guardate, questa volta, dal connotare l'orrendo crimine come "femminicidio", termine che reputo obbrobrioso e segregante, ma, in ogni caso, particolarmente in uso presso le medesime, quando si tratta di stigmatizzare la violenza di genere.


Insomma, su Saman Abbas si traccheggia. Eppure, sin qui, le indagini si sono incaricate di tratteggiare una vicenda di singolare turpitudine. Non basta tutto ciò perché si dispieghi lo sdegno delle fighette nostrane? Come mai non si leva ai cieli il vessillo della rabbia? Ve lo dico io. Trattasi di un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo. Per le ancelle del "femminismo a geometrie variabili", c'è delitto e delitto. Quello pakistano, lo si sappia, detiene una sua intrinseca ragionevolezza sociologica persino nella massima ruvidezza animale. Non è che lo si possa decontestualizzare dalle viscere di riferimento! Vuoi mettere?

Qui non parliamo del crudele impiegato del catasto di Casalpusterlengo, colpevole sempre e a prescindere. C'è crimine e crimine: quello pakistano, per Nostre Signore, è intriso di ancestrale lirismo. Di fremiti di guerra e povertà. Di spartiti semantici primitivi. Inviolabili. Nella fattispecie, secondo le sufragette da ringhiera, la maschietà tribale va argomentata, discussa. E che madonna!

Non è mica in ballo il ragioniere di Avellino, delle cui incontinenze delinquenziali consta l'Opera Omnia del Lombroso! E che dire del benzinaio di Matera, che-secondo le Erinni salottarde - andrebbe arrestato nell'istante stesso in cui si ingrifa. Tutto il resto non fa dottrina. Men che meno, Saman e i suoi carnefici. Per le femministelle "formato tessera" le priorità sono altre: i summit settimanali sui prodigi terapeutici dell'idratante - defaticante per contorno labbra; i raduni circa le malefatte del Cif Ammoniacal, in quanto killer di batteri da bidet.

Cosa volete che sia una giovane donna condannata al supplizio estremo da padre, madre, fratello, cugino. Dentro una sanguinaria orgia familistica di morte. Contrordine, compagne! Per il mostro che respira ebbrezze "islamiste", si scomodino tutte le scienze del caso! In primis, la trivella antropologica che, mentre assolve, seda la coscienza delle piccole merlettaie. Se osi dissentire, non sei trendy. Finisci nel mirino di attrici, registe, comari e sciacqualattughe varie, perennemente in guerra contro il sistema sessista, a patto che  corrisponda, antropologicamente, al raggio d'azione virile del capocantiere di Battipaglia. Nel pieno rispetto della multimazza. Come da copione. 

Giornalista
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