Siamo uomini, caporali o candidati?
Politiche 2022. La triste parabola di un ceto politico dal dubbio talento, assistito dalla ventilazione meccanica nei listini bloccati ed iperbarici. O, fintamente in lotta nei collegi uninominali. Al netto di alcune splendide eccezioni, si tratta di uomini e donne senza ardimento e senza onore
Hanno trascorso notti insonni, avvinti all’attesa spasmodica della musichetta di un iPhone che preannunciasse loro l’attenzione caritatevole del capobastone di riferimento. Disperati e smarriti, senza un orizzonte certo, hanno mendicato la sopravvivenza a bordo di una zattera elettorale, che li traesse in salvo dal disastro del Titanic. Uomini e donne di modestissimo calibro e di dubbio talento, le cui vite continuano a trascorrere inosservate e smunte.
Sono pallidi, malinconici. Grigi come il cielo londinese di Charles Dickens. Animati, a tratti, solo dal demone della "carrierruccia" di partito, quale premio d’obbedienza untuosa a questa o a quella parrocchia. Al netto di qualche splendida eccezione, i candidati al Parlamento sono la plastica citazione di un’antropologia pacchiana e tragica, spesso assistita da ventilazione meccanica nel listino bloccato ed iperbarico. Protetti e con il culo al riparo, alcuni approderanno a Chigi o a Palazzo Madama senza colpo ferire. Altri fingeranno di giocarserla nei collegi uninominali, pur sapendo di un destino già scritto. Quelli fuori dai giochi continueranno a frignare contro i vertici ingrati e cattivi. Dopo di che, batteranno cassa per un incarico risarcitorio.
In ogni caso, ciascuno in balia del proprio, sguaiato appetito. Ti diranno che è colpa del Rosatellum, che - però- non hanno osato cambiare. A noi cittadini sfigati, non sempre migliori di chi ci rappresenta, spetta comunque l'uscita in mare aperto. Il brivido epidermico della vita reale. Abbiamo mani, e menti, e cuori da schierare perché non ci sorprenda, d'improvviso, l'onda anomala. In bilico, a prua. A bordo del nostro nudo azzardo. Vinti o vincenti, ma- pur sempre- vivi. Loro, invece, inquilini terrei del Palazzo, non sanno cos'è il mare. La tempesta. L'onore della lotta, l'incedere ardito verso la tramontana. Vincenti senza gloria. Non più vivi.