Recovery fund, al Sud 60 miliardi in meno. E ci dicono: accontentatevi, siete terroni

Al Mezzogiorno doveva andare circa il 70 per cento dei 209 miliardi di euro destinati all’Italia. Invece ne arriverà solo il 40 per cento. Per giustificare questo scippo salta fuori tutto l’armamentario anti-meridionale, dall’incapacità di spesa alle suggestioni lombrosiane (ASCOLTA L'AUDIO)

di Pino Aprile
9 maggio 2021
11:47

Cos'è Sud? Sud è essere messi nella condizione di non essere e non fare e poi farsi accusare di non esser capaci e non saper fare. Una volta costruita così la favola della minorità, con quella si giustifica tutto.
Non importa che la logica e i fatti la smentiscano; a voler ricicciare citazioni note: è più facile spezzare l'atomo che un pregiudizio (Einstein) ed è più facile prendere in giro la gente che farle capire di essere stata presa in giro (Mark Twain).
Ovviamente, la cosa riesce meglio se a sostenerla sono quelli che la subiscono, condividendo le fiabe a proprio danno. Diciamo che un intellettuale o un politico meridionale, quando si ritengono “evoluti”, parlano del Sud come i cantori di quel sistema collaudato di interessi politico-economici che ha sempre una giustificazione per sottrarre risorse al Mezzogiorno.

Tanti soldi all'Italia

Ne stiamo vedendo esempi clamorosi a proposito della ripartizione dei soldi del Recovery Fund: l'Unione Europea ha destinato all'Italia un quarto, 209 miliardi, dell'intera somma 809 (le cifre sono nel frattempo un po' cambiate, ma la sostanza resta la stessa). L'enormità della cifra è dovuta al fatto che l'Europa vuole il ripianamento dei divari di reddito e tassi di disoccupazione fra Nord e Sud del Paese, i più alti del continente. Il che frena la ripresa europea. Senza questi divari e questi criteri europei, al nostro Paese sarebbe spettata sì e no la metà di quell'ammontare.


Applicando i criteri di ripartizione europei (cui sia Senato che Camera dei deputati avevano vincolato il governo in due votazioni a maggioranza), gli esperti della Commissione Economia del Movimento 24 Agosto per l'Equità Territoriale (di cui fui fra i fondatori), calcolarono che al Sud devono andare 140 di quei 209 miliardi: il 70 per cento. L'europarlamentare europeo Piernicola Pedicini rifece i conti e ottenne una cifra analoga, inferiore di qualche miliardo; il delegato delle Regioni del Sud nella cabina di regia della Conferenza Stato-Regioni, Fulvio Bonavitacola, vice presidente della Campania, sostenuto da tutti i presidenti meridionali, ricalcolò il tutto, arrivando al 66 per cento del totale (sempre lì stiamo...), mentre i conteggi del gruppo di studio incaricato dal sindaco di Messina, Cateno De Luca, portano la percentuale più in alto, al 75 per cento.

Lo scippo ai danni del Sud

Quindi, stiamo fra 66 e 75 per cento del totale, ovvero un po' meno e un po' più di 140 miliardi. La stessa ministra al Mezzogiorno dice che, sì, al Sud spetterebbero ben “più del 60 per cento”, ma lei è stata così brava che è riuscita a strappare il... 40. E a questo totale si arriva anticipando soldi che erano già destinati al Sud, in altri cespiti (un anticipo che ci verrà restituito, se... Ecco, appena vedete un se, possiamo essere certi, per solida esperienza, che non li vedremo più). Quindi, non più o meno 140, ma 82 al massimo.
E ci spiegano che tanto, noi non siamo capaci di spendere... L'argomento è riproposto pari-pari in un articolo su Il Fatto Quotidiano da un commentatore convinto che basti essere napoletano per dire, da “meridionalista” (ma va!), quello che Zaia firmerebbe all'istante: prende in giro, con l'arietta di sufficienza di quelli che piacciono tanto a lorsignori, “l'esercito dei meridionalisti lagnosi che piagnucolano”, perché “ricordano che al Sud sarebbe dovuta spettare una quota del 70 per cento”. Detto così, ti aspetti che spieghi che questi piagnucoloni pretendano qualcosa che non spetti al Sud, invece lui stesso riconosce che “forse è vero che la cifra spettante, in base ai parametri previsti, doveva essere maggiore”. Embè? E perché non dovrebbero avere quello che spetta?

Terroni accontentatevi!

Ma è chiaro: i terroni quei soldi li sprecherebbero o ruberebbero. È vero o noi che i meridionali sono ladri e impediti? Quindi il “napoletano di complemento”, Vincenzo Imperatore, dice di essere “felicissimo” che arrivino al Sud solo 82 miliardi, invece di 140, mentre “scoppia il pianto della Maddalena di chi non può accettare che si riconosca ufficialmente una incapacità genetica nella gestione dei soldi pubblici, arrivando addirittura a sostenere considerazioni razziste e classiste”.

Capito? Stante una “incapacità genetica” nella gestione dei soldi pubblici (giustificazione razzista della “scienza” di Cesare Lombroso risciacquata nel golfo di Napoli: povera città!), pur se certificato, come dice la ministra e conferma lui, che al Mezzogiorno spetterebbe ben altro, essendo i terroni amministratori geneticamente incapaci, siano “felicissimi” di poco più della metà; e smettano di piagnucolare.
Immaginate se un “venetista” di Mestre avesse fatto questo “ragionamento” a proposito della sua Regione, privata del 40 per cento di quanto dovrebbe avere, giustificando il furto con “l'incapacità genetica” dei veneti a gestire soldi pubblici, visto cosa avviene sul cantiere della Pedemontana veneta (le gallerie crollano mentre sono ancora in costruzione) o al Mose, la diga salva-Venezia, ormai ritenuta il più grande scandalo del mondo, per spreco, ruberie (ogni 3 euro, due in mazzette) e inefficienza: si legga l'inchiesta su L'Espresso di questa settimana.

La scalata degli specchi

La cosa che fa cascare le braccia è che ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare il furto dei soldi del Recovery Fund sono soprattutto giornalisti e parlamentari del Sud (infatti hanno votato quasi in blocco per la castrazione del futuro delle loro regioni). Ho avuto diversi dibattiti televisivi e online con alcuni di loro, nei giorni scorsi, e mi viene da chiedere: perché gli altri dovrebbero rispettare i nostri diritti se i primi a non farlo siamo noi? Vi riporto solo due degli incredibili “argomenti” (in aggiunta a quelli della “logica imperiale” appena visti) con cui ci chiedono di ringraziare il ladro:
• ok, 82 miliardi non saranno i 140 che ci spettano, ma sono “tanti soldi quanti non ne abbiamo mai visti”. Come dire: fai un contratto, ti devono (wow!) uno stipendio di 14mila euro al mese e te ne danno 8 mila, che sono comunque “tanti soldi”. Ma che discorso è? E il contratto? Non solo: questi imbonitori non ci dicono dove va la differenza fra 82 e 140. Noi dobbiamo imperialmente e carfagnamente essere “felicissimi” di farcene fregare una sessantina e non una parola sulla felicità di chi se li piglia?
• e poi, è vero che al Sud spetterebbero 140 miliardi, ma ce ne danno 82, perché non saremmo capaci di spenderli. Però, non lamentatevi: attraverso altri canali, ne arriveranno tanti altri, i miliardi diventeranno quasi 250! Scusa, ma se mi dici che non siamo capaci di spenderne 140, perché dovrei saperne spendere 250, mentre me ne freghi 60? Che le amministrazioni pubbliche meridionali non abbiano strutture adeguate a gestire quelle somme, è vero in moltissimi casi, anche perché i Comuni del Sud sono stati derubati di parte consistente dei fondi della “perequazione orizzontale”, grazie a trucchi contabili fatti nella Commissione parlamentare Federalismo, allora presieduta dall'attuale ministro allo Sviluppo, il leghista Giancarlo Giorgetti. Molti Comuni meridionali hanno dovuto far causa allo Stato per farsi restituire la refurtiva. E al Mezzogiorno mancano circa 20mila dipendenti pubblici, rispetto al Nord, per cui l'assunzione, appena decisa, di altri 2.800 (per la quale il ministro Brunetta si è pubblicamente scusato con il Veneto!!!), copre meno del 15 per cento del divario. Se devi irrigare un campo e il tubo dell'acqua è di diametro troppo piccolo, la soluzione non è dirottare l'acqua dove ce n'è già tanta, ma sostituire il tubo, mettere le amministrazioni meridionali nelle condizioni di poter gestire quelle somme.

Troppi al Sud assecondano queste logiche

Altro che “incapacità genetica”! Il guaio è che il primo problema del Sud è non essere cosciente di sé, rispettarsi. Segnali importanti che questo stia cambiando ci sono, ma non basta: troppi al Sud assecondano la marginalizzazione del Mezzogiorno. Recentemente è stato eletto il nuovo presidente della Conferenza Stato-Regioni, organismo così pesante politicamente, ormai, da essere considerato “la terza Camera”. A un presidente del Nord, come accade da tempo immemorabile, è succeduto un altro presidente del Nord (dal piddino emiliano Stefano Bonaccini al leghista friulano Massimiliano Fedriga). Al Sud, più che la vicepresidenza, andata al presidente della Puglia, Michele Emiliano, non si dà (conoscete il gioco “padrone e sotto”?). Ma la Puglia, dopo 25 anni, perde la guida del coordinamento nazionale dell'Agricoltura, che passa al Veneto. Quindi, tutto il settore, ora è nelle mani del Nord (anche ministro e sottosegretari).
Sospetto che qualcuno sarà “felicissimo”, scoprendo la nostra “incapacità genetica” di zappare la terra. Cosa che farebbe tanto bene pure a chi è felice.

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