Network LaC

Più informazione per battere la paura della guerra e l’ottusità che frena il cambiamento

VIDEO | Una nuova sfida civica quella che il network LaC ha deciso di intraprendere, un impegno con i cittadini. Una sfida che a partire da oggi porterà un punto di vista non stereotipato, depurato dai cliché che da anni ormai marchiano la Calabria (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Alessandro Russo
14 marzo 2022
08:44

Quando un Network potenzia la propria offerta informativa c’è sempre un po’ di ebbrezza tra chi ci lavora, tra chi fa le scelte, tra chi le rende possibili. L’ebbrezza lascia però subito spazio all’azione, alla voglia di misurarsi con i propri limiti e le proprie potenzialità. E soprattutto, nel caso specifico, ci spinge a dare un senso non solo editoriale all’apertura di una fascia informativa live dalle 13 alle 15, in diretta dai luoghi in cui i fatti diventano notizia.

Per noi è una sfida civica, un impegno con i cittadini. Una sfida che a partire da oggi porterà le nostre redazioni a casa di chi ci segue in Calabria sul digitale, di chi ci segue in Italia e in Europa sul satellite, di chi ci segue in tutto il mondo guardandoci sul web o nelle dirette social. Parliamo di milioni di utenti che il nostro network riesce a incrociare e che chiedono un punto di vista non stereotipato, depurato dai cliché che da anni ormai marchiano questa regione.


Perché proprio ora?

Perché è ora che serve più informazione: moderna, interattiva, live e in real time, in grado di sfruttare le potenzialità della tecnologia e la bravura dei giornalisti. Serve ora perché la nostra società è dominata dalla paura: la paura della guerra, la paura dell’esaurimento delle scorte energetiche e delle materie prime, la paura di un futuro indecifrabile. La paura degli scaffali vuoti. Sulla paura si costruiscono le dittature, sulla paura si alimenta l’odio. Sfruttando la paura l’informazione a volte diventa una fabbrica di fake news: lo fa puntando sul “negativity bias”, la tendenza di tutti noi a essere più sensibili e attenti a informazioni o eventi negativi, sottovalutando quelli positivi. Per questo avere più informazione corretta, seria, in presa diretta, serve a mantenere salda e lucida la rete neurale di una comunità, a proteggerla da faccendieri dell’informazione e manipolatori, da chi sfrutta le tragedie per creare tensioni.

Perché noi, è l’altra domanda?

Perché il gruppo Pubbliemme-Diemmecom-LaC, guidato dal nostro presidente Domenico Maduli, fa questi investimenti, punta sulle tecnologie, sui giornalisti, mentre gli altri stanno fermi? Chi ce lo fa fare? Perché mentre molti scelgono di fermarsi noi mettiamo sotto stress le nostre strutture, i nostri tecnici, i nostri giornalisti? Non sarebbe stato più comodo aspettare lo svolgersi degli eventi, stare a guardare cosa succede? La risposta, semplice, l’ha data il nostro direttore generale Maria Grazia Falduto: è un nostro dovere, è un vostro diritto. Proprio perché la situazione è difficile nessuno può tirarsi indietro: soprattutto chi è, come noi, tra i leader dell’informazione e della comunicazione nel Mezzogiorno e in Italia. Noi abbiamo un dovere in più degli altri.

Perché dalla Calabria?

Una domanda che ci pongono spesso, soprattutto ora che la nuova realtà romana di VIACONDOTTI21 e de LaCapitale consolidano il gruppo in una dimensione nazionale. La nostra Calabria è tante cose meravigliose, tante persone eccezionali, ma è anche tanta fatica. Perché è ancora forte una miopia individuale che porta alcuni a trincerarsi nella coltivazione del proprio orticello e a mettersi di traverso di fronte ai progetti di crescita collettiva. Perché il piagnisteo è un comodo rifugio per tanti che non vogliono cambiare. Perché, in larghe fette della società, quelli che non sanno e che non fanno pensano sempre di poter insegnare tutto a quelli che, invece, si muovono e producono. Pensano di stare fermi a fare nulla, a frapporre ostacoli, affinché le rendite di posizione non siano toccate.

Perché – e questo accade anche nel settore dell’informazione – a volte si preferisce alzare steccati, tracciare con il gessetto il confine tra buoni e cattivi, creare fronti di divisione invece che fronti comuni, misurarsi con le chiacchiere invece che con i risultati e con la realtà dei fatti.
Questi motivi potevano spingerci ad “accontentarci” della leadership calabrese ormai consolidata, aumentando altrove gli investimenti in professionalità e tecnologie.

Questi motivi, invece, ci hanno spinto a puntare ancor di più sulla nostra Calabria. Perché i calabresi se lo meritano, innanzitutto. E perché solo così è possibile sconfiggere la cultura negativa di quelli che non guardano oltre la punta delle proprie scarpe, di quelli che alzano muri e alimentano le divisioni. L’informazione non è piagnisteo organizzato. L’informazione è impegno, abnegazione, rispetto per la verità e per i lettori. È capacità imprenditoriale, organizzativa. È visione, è coraggio. È mettersi ancor di più in gioco per i cittadini, come stiamo facendo a partire da oggi. Che altro può essere? Ai posteri l’ardua sentenza.

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