Con l’Autonomia differenziata dopo 40 anni la Lega centra il suo primo obiettivo contro il Sud

Per la prima volta dall’Unità d’Italia si rinuncia a unire effettivamente il Paese. Come se da un convoglio di 20 carrozze ne venissero staccate 5 per farle andare più veloci. Ma a correre troppo si rischia di andare a sbattere

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di Franco Laratta
29 aprile 2024
18:33
Il ministro Roberto Calderoli
Il ministro Roberto Calderoli

«Con l’autonomia differenziata supereremo la questione meridionale e la questione settentrionale che ci portiamo dietro dal 1861». Dice Roberto Calderoli, il padre del porcellum, legge elettorale che lui stesso, vergognandosene, definì una porcata. E ora ineguagliabile padre di un’altra porcata: l’autonomia differenziata.

Idea strappata dalla riforma del Titolo V della Costituzione Italiana, voluta dai governi di centrosinistra nel tentativo di frenare l’avanzata della Lega Nord e del secessionismo della “Padania”. Ora l’autonomia differenziata sta per arrivare alla conclusione del suo iter parlamentare. Tra forzature e gravi abusi del regolamento, diventerà legge.


Non serve a nulla lamentarsi. Lo abbiamo detto in mille lingue quello che accadrà: i ricchi con i ricchi, e che i poveri si arrangino. La cosa grave è che per la prima volta dall’Unità d’Italia si rinuncia a unire effettivamente il Paese. A dare anche al Sud quello che il Nord ha avuto abbondantemente. 

A 40 anni dalla sua nascita, la Lega avrà raggiunto il suo primo e vero obiettivo: lasciare al proprio destino il Sud. Punto. Inutile e pietoso far finta di non capirlo, soprattutto per chi dal sud sostiene la Lega. Non è servita la mobilitazione della chiesa, con vescovi addirittura a sfilare in corteo. Non sono serviti gli appelli di personalità ed esperti. L’autonomia si farà. E nasceranno 20 piccole repubblichette dotate di forte autonomia. Subito dopo si potrà realizzare l’altro grande sogno leghista: la macroregione del Nord, con annesso sogno separatista. 

Emerge già ora la preponderanza del Nord, si incrina l’unità del paese, si spezza il senso della solidarietà che abbiamo comunque vissuto in tutti questi decenni. Il Sud morirà? No, non morirà. Ha vissuto di tutto, ha visto e pagato ogni forma di privazione, ogni sottrazione, finendo anche in un’arretratezza grave soprattutto nelle infrastrutture, per le opere pubbliche, la Sanità. Colpa anche di deboli classi dirigenti e di una miope visione dei governi centrali. Ma i meridionali hanno risorse e capacità che i leghisti nemmeno immaginano

Per ora vediamo che da un convoglio di 20 carrozze, il capotreno ne stacca 5, immaginando che il treno possa correre di più. Forse non sanno che a volte, correndo troppo, si rischia seriamente di andare a sbattere. E di farsi molto male.

di Franco Laratta
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