Corrado Alvaro, nel primo degli articoli poi inseriti in Un treno nel Sud e intitolato Il Sud del Mondo, ha messo in relazione i luoghi devoluti alla tradizione e alla marginalità, di certo presenti in tutti i paesi, e il modo in cui questa meridionalità diffusa incarni le inquietudini, i sogni di evasione, i conati di violenza di una comunità ben più vasta di persone. È come se i rimorsi della coscienza sociale odierna dovessero necessariamente passare dal modo in cui progresso e civilizzazione hanno messo da parte e corrotto gli ultimi.

Il meridionale è, dunque, espressione della cattiva coscienza del capitale che rovescia su di esso «i suoi sotterranei rimorsi, i suoi dubbi sul suo stesso modo di vivere, sulle sue responsabilità». Il Sud diventa, insomma, il luogo del rimosso, dove è possibile accumulare tutto ciò che la società cosiddetta evoluta rifiuta. È ormai acclarato, soprattutto grazie agli studi di Francesco Orlando, che possa risiedere nell'arte, nel cinema, nella letteratura una delle possibilità che quel rimosso ritorni, ossia che diventi leggibile.

Confinato in uno scritto minore di Alvaro c'è un assunto che contribuisce alla piena comprensione di un riflesso di quelli che sono i meccanismi di rappresentazione del Sud sullo specchio lucido della coscienza della nazione intera. Il “sudismo” e le sue fratture hanno fatto sì che si potesse riflettere su noi stessi guardando tra le pagine di un libro, su un palcoscenico o sullo schermo. L'autore calabrese non chiarisce se questa riflessione, che avrebbe dovuto essere anche autoriflessione, ci sia poi stata, ma espone esplicitamente i pericoli legati alla possibilità di sottoporre all'attenzione di un essere malato lo spettacolo della sua improprietà, della sua malattia. Non sarà che una volta rappresentate e sottoposte al vaglio della coscienza che le ha prodotte le tradizioni ormai remote delle popolazioni più ignare, così ostese, siano destinate ad alterarsi e a sparire definitivamente?

C'è rappresentazione e rappresentazione, ovviamente, ma quello che più conta capire è la centralità che assume il «“refoulage” psicanalitico» individuato da Alvaro nei processi di recupero e perfezionamento dell'identità attivi all'interno di una civiltà che ha rovesciato sul Sud i suoi sotterranei rimorsi, i dubbi sul suo modo di vivere e ogni responsabilità.