Quando il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha dichiarato che l'Italia «non è pronta ad affrontare una guerra in questo momento», ha fatto scoppiare una piccola tempesta politica.
La reazione all’interno della maggioranza, è stata decisamente reticente.
Nei palazzi del potere diverse persone hanno detto: ma davvero lo ha detto? E ora con Giorgia? Uscita evitabile!!!

Eppure, c’è un fatto che non possiamo ignorare: quella di Crosetto non è stata una spregiudicata dichiarazione, ma una riflessione lucida, coraggiosa e, a tratti, perfino scomoda direi.
Per capire fino in fondo l'importanza di questa dichiarazione, bisogna guardare al profilo di Crosetto.

Non è uno qualunque, non è uno che parla per suscitare consenso o per accattivarsi il favore delle masse.
Crosetto è uno dei pochi rimasti nel panorama politico italiano che può vantare un passato solido e una carriera fatta di esperienza concreta.
È uno dei rari rappresentanti di quella vecchia scuola democristiana che ha sempre messo l'Italia e i suoi interessi davanti a ogni ideologia. Crosetto non è un "parlante da palco", ma un uomo che sa come funzionano le cose, uno che ha avuto accesso ai corridoi del potere e della difesa e che sa di cosa sta parlando quando dice che l'Italia non è pronta.

La sua dichiarazione non è il risultato di una spregiudicata spinta politica, né di un tentativo di farsi notare, perché non ne è proprio il tipo.
Crosetto non parla a caso, ma parla con una consapevolezza che pochi altri in quel governo hanno.
Lui sa che la preparazione militare non è una chiacchiera da bar, ma un impegno costante, che richiede risorse.
La guerra è una realtà che può essere devastante, e lui lo sa bene.

E allora, la domanda è: perché tanto scetticismo?
Perché Crosetto viene criticato da chi, magari, preferirebbe non sentire una verità scomoda?
La risposta sta forse nel fatto che, nel nostro Paese, la realtà spesso viene tenuta nascosta dietro il velo dell'ottimismo politico.
Crosetto, con il suo passato di esperto conoscitore delle dinamiche di difesa, ha il coraggio di rivelare ciò che sarebbe troppo facile ignorare.
Perché ricordiamoci che non è un "ministro da dichiarazioni forti", ma un uomo che conosce la delicatezza del tema e sa che la guerra, nel 2025, è un concetto che non va mai affrontato senza una preparazione adeguata.
Non per altro, stiamo parlando del ministro più preparato di questo governo.