Nel cuore dell’Europa hanno operato il più grande trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto della storia umana. Si finanziano guerre e salvano banche mentre i cittadini soffrono e lo sfruttamento viene normalizzato
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Mario Draghi ha affermato che la UE e lo spazio europeo contano poco, ma è proprio grazie alle sue idee, alle idee di politici senza scrupoli come Monti, Rutte e Von der Leyen che il vecchio continente si è avvolto nella sua stessa rovina. Una rovina che non finirà finché questo organismo burocratico non smetterà di esistere. Il primo atto di irrilevanza è iniziato quando si sono spostate le decisioni che contano lontano dalla sovranità popolare, in centri opachi e corrotti come BCE ed Eurogruppo. Lì, nel cuore dell’Europa, hanno operato il più grande trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto della storia umana. Nel silenzio complice dei governi, si è convinti i cittadini che esistesse sempre un’emergenza a cui obbedire: il debito, lo spread, il Covid, il clima, la guerra. Emergenze confezionate come prodotti, vendute in televendite mediatiche con linguaggio da predicatori televisivi, così da giustificare misure straordinarie e drenare immense risorse pubbliche verso banche e multinazionali.
Il tessuto produttivo italiano è stato smantellato in nome della “competitività globale”: aziende di qualità chiudevano mentre catene come Zara e H&M colonizzavano i centri storici, con il credito che alle piccole imprese veniva negato e concesso invece a chi importava schifezze prodotte a salari da fame. Amazon ha distrutto l’economia di prossimità, godendo di regimi fiscali di favore, mentre il lavoratore comune si arrangiava con buste paga false, contributi rubati e stipendi da 800 euro al mese. E mentre lo sfruttamento diventava regola, il sistema ha costruito un arsenale ideologico per renderlo “normale”. Qui è entrata in gioco una psicologia da quattro soldi, più simile alle televendite di Wanna Marchi che a una scienza. Hanno inventato la retorica della “resilienza” per trasformare la sconfitta in virtù, l’adattamento allo sfruttamento in valore. Ti dicono che se guadagni poco non è colpa di chi ti sfrutta e non ti paga, ma tua perché non sei resiliente. Se sei precario da vent’anni, non è perché il mercato è drogato e corrotto, ma perché tu non ti sei reinventato abbastanza. Si è usata una propaganda stucchevole sull’immigrazione, attraverso la quale si è fatta confondere accoglienza con schiavitù, per fornire allo spazio europeo masse di disperati da sfruttare e sottopagare. A giustificazione di questa creazione di veri e propri schiavi da sfruttare, si è detto che gli italiani non vogliono più fare determinati lavori; grandissima bugia, perché le persone non vogliono essere sfruttate.
A questa grammatica tossica si è aggiunta la predicazione del “narcisismo positivo”: devi amarti, devi brillare, devi sorridere sempre, anche quando ti umiliano. Una società che ti affama pretende anche il tuo entusiasmo: ti vuole povero, ma performante; sfruttato, ma sorridente; schiacciato, ma “motivato”. È la trasformazione dell’oppressione in coaching motivazionale. Così, chi non regge viene etichettato come “malato”, fragile, depresso. L’umiliazione che subisci non è più un problema politico/economico, ma un tuo difetto personale. Non riesci a pagare l’affitto? Sei tu che non sei resiliente. Sei esausto? Sei tu che non hai creduto abbastanza in te stesso. È una psichiatria da discount che colpevolizza gli ultimi e assolve i potenti.
Si è creata una grammatica sociale fondata sull’auto-colpa. Se il pianeta brucia, non è colpa delle multinazionali che inquinano, ma tua che prendi la macchina. Se la sanità pubblica crolla, non è colpa dei tagli, ma tua che non hai messo la mascherina. Se c’è la guerra, non è colpa dell’industria bellica, ma tua che tieni acceso il condizionatore. E intanto miliardi scorrono senza ostacoli per finanziare guerre lontane, salvare banche e ingrassare fondi speculativi. Spread e debito pubblico, usati come minaccia contro i cittadini, vanno improvvisamente “in vacanza” quando si tratta di comprare armi o regalare soldi alle multinazionali.
La tragedia non è solo lo sfruttamento: è la normalizzazione dello sfruttamento. È il fatto che milioni di persone abbiano interiorizzato questo linguaggio, credendo che sia sempre stato così, che non ci sia alternativa, che l’unica colpa sia la loro.