Emergenza sanitaria, Mes ed Europa tra spauracchio e provvidenza

L’Italia ad oggi non ha approvato nulla. Se la necessità di far fronte alle spese della sanità travolta dal Covid-19 dovesse trasformare il Mes in una fonte irrinunciabile di sostegno il dibattito diverrebbe pleonastico. A quel punto però l’opzione per essere attivata dovrebbe passare da una votazione in Parlamento

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di Maria Concetta Valotta
7 maggio 2020
11:11

Da settimane incombe in questa travagliata Italia, la polemica quasi da bar dello sport, se accedere al Meccanismo Europeo di Stabilità, oppure sia preferibile rinunciarci onde evitare una probabile fase successiva di controllo intensivo sui conti pubblici italiani da parte della commissione bilancio dell'Unione Europea.

Da qui a dire, però che Giuseppe Conte abbia scelto "propria sponte" se aderire al Mes, ce ne passa parecchio. Bisogna spiegare, infatti,  che l’attivazione del Mes è una procedura complessa che consta di diverse fasi: inizialmente si analizza un "memorandum of understanding" sulle reali condizioni del prestito, seguito poi, dal dibattito pubblico in Parlamento con conseguente votazione finale, indispensabile per la pluralità dell'approvazione. Ogni qualvolta un sovranista accusa l'approvazione tacita di qualcosa, in realtà, sta  cercando solo di far presa sull’elettore inconsapevole delle reali procedure.

L'esecutivo Ue sta proponendo di inserire il "Recovery Fund", all’interno del prossimo bilancio Ue per mobilitare  attraverso l’emissione di obbligazioni fino a  320 miliardi di euro. Ursula von der Leyen afferma che bisognerà trovare un equilibrio tra prestiti e sussidi: la bozza del suo piano prevede infatti un perfetto equilibrio al 50%.

L’impatto d'urgenza sull’economia alterata dal Covid-19, pone allo studio anche un meccanismo-ponte per anticipare i fondi, già a partire da luglio come reiteratamente sta chiedendo l’Italia, sempre che all'interno delle varie posizioni degli Stati membri, si riesca a trovare l’intesa entro la fine di giugno. Spetterà ai vari governi decidere quali utilizzare, se usarli e in che misura.

Giuseppe Conte, nelle prossime settimane, sarà chiamato ad illustrare il piano italiano, relativo ai fondi di assistenza, dinanzi al Parlamento UE e questo porterà a delle risoluzioni in seno all’Eurogruppo. In tal senso potrebbero verosimilmente confluire le tensioni tra Pd e Iv schierati a favore del Meccanismo Europeo di Stabilità e il M5S dichiaratamente, ma non uniformemente, contrario alla sua attivazione. Fa riflettere inoltre, la posizione di Forza Italia che per bocca del suo presidente Silvio Berlusconi, pur essendo nella coalizione di centrodestra insieme alla Lega ed a Fratelli d'Italia,  ha affermato di essere favorevole ai fondi del MES e voterà sicuramente, in questo senso in parlamento.

L’Italia perciò, a tutt'oggi, non ha ovviamente approvato nulla, come invece il leader della Lega Salvini, ancora sostiene. Certo è che, se la necessità di far fronte alle spese della sanità travolta dal Covid-19 dovesse trasformare il Mes in una fonte irrinunciabile di sostegno, il dibattito diverrebbe serrato ma evidentemente, del tutto pleonastico.


A quel punto, però l’opzione, per essere attivata dovrebbe passare da una votazione in Parlamento. E l’esito, oggi, con il M5s frantumato non sarebbe scontato. Ecco perché, al di là dell’esultanza di rito, il realismo dei fatti obbliga Conte a mettere sulla bilancia quanto perso e quanto ottenuto considerato che non si parla più dell'alternativa agli eurobond, sventolati fino a poc'anzi come un'ancora di salvataggio e divenuti, via via, strumento puramente negoziale.

 

Maria Concetta Valotta, segretario generale della Camera arbitrale

di Maria Concetta Valotta
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