Regionali 2021

A Perfidia Oliverio canta l’Internazionale, attacca il Pd e boccia Bruni: «Si tolga la puzza sotto il naso»

Nella quinta puntata Antonella Grippo fa cantare il candidato indipendente di San Giovanni in Fiore: pugno chiuso per l'inno dei lavoratori. La critica a Irto: «Non ha assolto al ruolo di leader». E sulla possibilità che la destra torni al governo: «Non è un buon auspicio» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Claudio Labate
18 settembre 2021
09:10
Uno scatto dalla puntata. Antonella Grippo e Mario Oliverio
Uno scatto dalla puntata. Antonella Grippo e Mario Oliverio

Finisce così come è iniziata la quinta puntata di Perfidia (RIVEDILA QUI). Sulle note de L’Internazionale, la canzone dei lavoratori, l’inno socialista e comunista probabilmente più famoso. Ma se all’inizio della trasmissione Mario Oliverio canticchiava timidamente, alla fine della stessa si concede anche il pugno chiuso – la storia e il futuro dice -. Quanto può Antonella Grippo lo sa soltanto lei…

La conduttrice del talk show più perfido della nostra regione completa con il politico di San Giovanni in Fiore il trittico dei pretendenti progressisti alla carica di Presidente della Regione, dopo aver torchiato prima Luigi de Magistris, e poi Amalia Bruni.


La “maschietà” in politica

La Grippo però si è legata al dito l’accusa di avere una visione rudimentale della differenza dei sessi che Amalia Bruni nella precedente puntata le ha affibbiato. Così riprende il concetto di “maschietà” che le è costato quell’appunto politicamente corretto della candidata del centrosinistra. E d’altra parte quel concetto era riferito proprio al Mario “Internazionale”, definito «l’ultimo esemplare di uomo post silano da battaglia politica che si contrappone ai mollicci Boccia e Letta».

Oliverio in qualche modo le dà sponda: «La differenza tra i sessi, e anche in politica il riferimento a questa differenza – dice - non è una mortificazione dell’uno o dell’altro sesso, ma la sottolineatura delle diversità che vanno rispettate ma anche valorizzate».

Ma la Grippo ci ritorna in chiusura di trasmissione, perché per lei la maschietà in politica è sinonimo di decisionismo.

Oliverio: «Non ho chiesto niente»

E mentre in sottofondo vanno le note di due coloriti motivetti che sintetizzano il Graziano e Boccia pensiero, la Grippo ne approfitta per ricordare a Oliverio che ha fatto saltare il banco del centrosinistra: «Il banco lo hanno costruito malamente proprio loro. Io mi interesso dei problemi della mia terra e ritengo che il disastro è stato fatto da Graziano, da tre anni commissario del Pd. Il primo tempo c’è stato con la candidatura di Callipo – io mi sono ritirato perché considerato divisivo – e sono andati ad un risultato disastroso. Hanno reiterato l’errore, percorrendo la stessa strada e lo stesso metodo».

Oliverio intende l’annullamento della partecipazione democratica, scelte affidate ad un gruppo ristretto, e casting per la candidatura. L’ex presidente fa notare che chi dirige il più grosso partito ha la responsabilità di costruire la coalizione con una linea inclusiva correggendo gli errori già fatti: «Errare è umano, perseverare oltre che diabolico è suicida. Se fossi capace di minare la vittoria del centrosinistra significa che hanno sbagliato a non interloquire con me. Io invece dico che una sinistra senza la partecipazione democratica è come una persona senza aria. Io non ho chiesto niente. Sono in campo per porre un argine a questa deriva disastrosa, perché la Calabria non può essere trattata come una colonia».

Arriva quindi il momento della scheda biografica non autorizzata di Mario Oliverio direttamente dalla fine penna della Grippo. Lui sorride e accetta divertito, ridacchiando di cuore alle stilettate di Enzo Filia.

Rambo contro i detrattori

La conduttrice pesca nel cassetto dei ricordi una Bruno Bossio d’annata che descrive Oliverio come «la negazione della lealtà». Mario spiega il perché nel 2010 scoppiarono quegli attriti a livello provinciale, e poi aggiunge: «Ho avuto un’amicizia che non rinnego, ma adesso non la vedo non la sento da mesi perché le scelte politiche sono diverse».

È il turno di Luigi de Magistris, che proprio a Perfidia ha escluso qualsiasi incontro con Oliverio confessando poi che al posto suo non si sarebbe candidato perché avrebbe dovuto smarcarsi dal centrosinistra e riconoscere che l’unica alternativa era proprio il sindaco di Napoli. Oliverio conferma di non averlo mai incontrato, ma come lui, suggerisce che non si sarebbe dovuto candidare dopo un’esperienza amministrativa a Napoli che non rappresenta una carta di credito per chiedere il voto ai calabresi.

A Graziano che gli ha dato dell’irriconoscente, Oliverio dice che è vero che dal partito ha avuto molto, ma proprio per questo adesso è il momento di dare qualcosa alla Regione: «Sarebbe vigliacco se scegliessi una pensione da parlamentare che mi sono guadagnato».  Al Commissario poi manda un messaggio chiaro: «Io ho sempre ho vinto le elezioni, a differenza sua che nella sua Caserta è stato bocciato e trova posto in questa regione. Anche questo è significativo come il gruppo dirigente del Pd si pone nei confronti della Calabria. Mi sono candidato per chiedere rispetto per la mia regione».

«La Bruni? Si tolga la puzza da sotto il naso»

Oliverio parla di deriva e degenerazione correntizia che allontana il territorio. Per lui si pone l’esigenza di una rifondazione di questo campo: «Il nostro progetto guarda avanti e pone la Calabria al centro».

Alla Bruni che, parlando di posizionamento eterno, ha criticato il suo non volersi rassegnare al ritiro per dare spazio ai giovani, Oliverio ricorda che lei stessa non è propriamente una “giovane proposta” e poi rincara la dose: «Dovrebbe togliersi un poco la puzza da sotto il naso. In politica, glielo consiglio, sarebbe opportuno essere umili, dialogare confrontarsi e capire le ragioni del perché avvengono le cose. E poi, a proposito di rinnovamento nelle sue liste ci sono miei amici e compagni che ho conosciuto da giovanissimo. Basta guardare la lista di Cosenza, con Iacucci, Aieta, Di Natale, Bevacqua».

Sono traditori? Domanda la Grippo. E Mario fa il diplomatico: «Ognuno dà quello che ha dentro. Non sono uomo dei risentimenti. Ne ho conosciuti tanti nella mia vita che sono distaccato da questi sentimenti che cataloghi come tradimenti».

A proposito del rinnovamento sbandierato dal Pd, e stuzzicato dalla conduttrice, aggiunge una riflessione anche su Irto: «Nicola Irto è un bravo ragazzo, che stimo. È stato anche lui scelto nel chiuso della stanza, ma ha commesso un grande errore nel non aver assolto in quel frangente il ruolo del leader che doveva mettere iniziativa in campo per costruire una coalizione larga. E tuttavia Nicola è l’esempio di un rinnovamento mancato con il casting che poi ha portato alla Bruni».

Il caso Censore

La Grippo manda poi un contributo video di un acceso Brunello Censore aspramente critico nei confronti di Oliverio accusato di essere stato deludente. È un Perfidia del 2020, ma oggi Censore sta proprio con Mario L’Internazionale. L’ex presidente diventa malizioso: «Censore, malgrado le critiche, è rimasto sempre nel suo campo ed anche lui ha ricevuto una incomprensibile spinta di emarginazione. È un altro esempio di come piuttosto che costruire con la partecipazione e il consenso, si rompe con atti pro consolari e con una gestione ottusa del partito».

Il calvario giudiziario

La Grippo si fa seria e mostra ad Oliverio l’articolo che sostanzialmente segna la fine del calvario che l’ex presidente ha percorso per una vicenda giudiziaria da cui ne è uscito assolto dopo che la Dda ha deciso di non proporre appello. Vicenda che vide Oliverio sottoposto anche ad un provvedimento cautelare.

«Sono stato oggetto di un obbligo di dimora dal 17 dicembre 2018 da presidente della Regione, presentato in maniera abnorme. La Cassazione si è pronunciata nel marzo 2019 con una sentenza netta affermando che c’era un pregiudizio accusatorio nei miei confronti e che si rilevava l’assenza totale di indizi di colpevolezza. Poi chiesi l’abbreviato, perché ero tranquillissimo, e il 4 gennaio scorso sono stato assolto perché il fatto non sussiste. E la Procura ha deciso di non fare ricorso».

La Grippo ricorda ad Oliverio che “trombò” Guccione e Ciconte al primo alito di avviso di garanzia mostrando una mentalità di tagliagole. Oliverio respinge la ricostruzione: «Era un provvedimento complessivo che riguardava la gestione dei fondi dei gruppi con provvedimenti anche pesanti per alcuni. Feci quella scelta non per una spinta giustizialista, tutt’altro. Lo feci perché la vicenda richiedeva una risposta politica».  

Da lì il discorso diventa ancora più serio, spaziando tra il giustizialismo comunista e la figura di Enrico Berlinguer.

«Destra al governo non è un buon auspicio»

La Grippo torna alla carica chiedendo ad Oliverio un parere su Roberto Occhiuto, per lei, ma un po' per tutti, lanciato verso la vittoria: «Credo che Occhiuto riproponga il ticket con Spirlì è significativo da questo punto di vista, l’idea di una destra che alla prova del governo ha combinato disastri in Calabria. E anche a Cosenza, dove Roberto non è direttamente interessato, c’è un bilancio assolutamente negativo. La destra che ritorna al governo della Regione non è un buon auspicio».

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