Dibattito in aula

Alla Camera l’iter di approvazione del Decreto Calabria, Baldino (M5s): «Occhiuto spieghi cosa ha fatto in un anno»

Iniziata stamattina la discussione in aula. La pentastellata su Azienda zero: «A cosa serve e cosa ha prodotto?». Mercoledì la votazione del testo

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di Massimo Clausi
12 dicembre 2022
17:41

È iniziata stamattina alla Camera dei Deputati la discussione generale relativa alla conversione in legge del Decreto Calabria. Come noto il decreto è composto di soli tre articoli. Uno solo, però, è quello che riguarda la sanità calabrese. L’altro riguarda la proroga alla partecipazione di personale militare italiano alle missioni operative Nato. Il terzo, invece, disciplina l’organizzazione interna dell’Aifa.

Tralasciando gli altri due punti, il dibattito sulla proroga di altri sei mesi del cosiddetto Decreto Calabria ha offerto spunti politici di un certo interesse. Il testo era stato già illustrato nei giorni scorsi dalla deputata della Lega, Simona Loizzo, in commissione Affari sociali. Questa mattina il dibattito in aula. È stata la deputata grillina, Vittoria Baldino, a porre diversi spunti di riflessione. In particolare l’esponente del M5S ha detto che sarebbe stato utile, prima di approvare una proroga che pare scontata, audire il commissario per il Piano di Rientro, Roberto Occhiuto, per capire lo stato dell’arte. «Dopo un anno di gestione da parte del presidente della Regione - ha detto la Baldino - sarebbe stato utile capire a che punto siamo. Capisco che sei mesi di fronte a dodici anni sono nulla, ma i dati in nostro possesso dicono che la cura non è servita a nulla: nessuno dei 18 ospedali chiusi in Calabria è stato riaperto; per i nosocomi operativi non è stato immesso nuovo personale al punto che in dieci anni il personale sanitario è sceso del 19%; i Lea segnano un punteggio di 125 contro la soglia minima fissata per legge di 160».


Azienda Zero

Ma c’è una questione più di tutte che suscita la curiosità della Baldino ovvero la famosa Azienda zero: «Occhiuto dovrebbe spiegare al Parlamento e ai calabresi - ha detto - non solo i risultati della sua attività in un anno, ma soprattutto cosa ha prodotto Azienda zero, un ente creato in tutta fretta e che avrebbe dovuto accentare a sè molte funzioni delle aziende ospedaliere e sanitarie ma che oggi stenta a diventare operativa dopo ben quattro modifiche per adeguare la norma regionale alle leggi nazionali. Io credo che questa proroga non può avvenire de plano, ma bisogna capire a che punto siamo e quando riusciremo a tornare alla gestione ordinaria».

Discorso che per gran parte ha ripreso anche il deputato del Pd, Nico Stumpo. «Sul provvedimento in sè c’è poco da dire visto che si tratta di una proroga di decreti dei precedenti governi. Registriamo però con soddisfazione che chi nella scorsa legislatura era contro il provvedimento oggi che è al Governo ha adottato uguali misure e paradossalmente come uno dei primi atti del Consiglio dei Ministri».

Anche Stumpo poi ha sollevato dubbi sul funzionamento di Azienda zero e ha criticato quanto previsto dal Decreto sui manager sanitari. Il testo infatti prevede che “i commissari straordinari delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi decadano, ove non confermati entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto”, ma è previsto anche che “si fa espressamente salva la facoltà del commissario ad acta di nominare, in ogni caso, i direttori generali degli enti del servizio sanitario regionale”. Stumpo ha contestato questa discrasia temporale fra la proroga di sei mesi per il commissario e i 60 giorni per i manager «Non si capisce perchè questa differenza, ritengo fra l’altro che la decadenza in automatico sia una sorta di liberi tutti - spiega Stumpo - nel senso che i manager decadono senza che ci sia un giudizio o una valutazione sul loro operato, mentre il vero problema della sanità calabrese è proprio quello che non si riescono ad accertare le responsabilità».

Nei due interventi, sia di Stumpo sia della Baldino, poi il suggerimento di passare le competenze della sanità allo Stato. «Non c’è solo la Calabria - ha detto la Baldino - attualmente in Italia sono sei le regioni commissariate. Questo produce quanto meno un Paese a due velocità nel comparto, un qualcosa che è in evidente contrasto con i nostri principi costituzionali».

Un imbeccata colta al volo da Luciano Ciocchetti che è intervenuto al dibattito per il gruppo Fratelli d’Italia.  Questi ha spiegato che il Governo in soli 50 giorni ha dovuto affrontare una serie di emergenze in tempi rapidissimi e che il ritorno ad un sistema sanitario nazionale è alla valutazione dell’esecutivo. Per questo il decreto spazia dalla sanità calabrese alla Nato. Poi ha difeso il nuovo testo del Decreto Calabria in particolare le norme che prevedono una stretta collaborazione fra Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Commissario allo scopo di «redigere i bilanci visto che i commissari precedenti non sono riusciti in questo obiettivo nonostante fosse loro assegnato. Stessa cosa dicasi per la proroga alla possibilità di attingere ad Agenas per avere un supporto amministrativo che alle aziende calabresi serve. Per quanto riguarda infine Azienda zero - ha detto - è un modello che è stato adottato con successo da altre regioni. Nel rispetto che dobbiamo all’autonomia delle Regioni non ne possiamo a priori contestare l’adozione alla Calabria».

Se ne riparlerà mercoledì quando si terrà la votazione del testo che se dovesse passare, come prevedibile, verrà convertito in legge. Ricordiamo che il testo, approvato in Senato, prevede  anzitutto l’erogazione alla Calabria di un contributo straordinario di 60 milioni  per ciascuno degli anni 2021, 2022, 2023. È stata poi data autorizzazione all’Agenas alla proroga dei contratti di lavoro flessibile a supporto dell’attività del commissario ad acta nel limite di 25 unità, è stata prevista la copertura nel limite di 256.700 euro per l’anno 2022 e di 577.500 euro per il 2023. Infine c’è la previsione del blocco dei pignoramenti nei confronti delle Asp fino a tutto il 2023, blocco che ritorna dopo che la Consulta aveva bocciato la precedente proroga al 2025.

Giornalista
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