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Autonomia differenziata, in attesa del referendum le Regioni del Nord accelerano: il 3 ottobre primo incontro con il Governo

Da un lato la consegna in Cassazione delle firme per abrogare la legge Calderoli, dall'altro l'avvio dei negoziati voluto da Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto. È il primo passo per il trasferimento delle materie non Lep, fra cui le professioni

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di Massimo Clausi
27 settembre 2024
06:15
Il ministro Calderoli
Il ministro Calderoli

L'autonomia differenziata continua a viaggiare su un doppio binario. Se ieri sono state depositate in Cassazione le firme per l'indizione del referendum abrogativo della legge  26 giugno 2024, n.86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”; dall'altra ci sono le Regioni del Nord che stanno accelerando.

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Lo ha confermato lo stesso ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli che è stato sentito dalla commissione bicamerale sul federalismo fiscale. Durante l'audizione, il ministro, ha informato che quattro Regioni (Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto) hanno presentato richiesta di avvio dei negoziati ed è stato avviato il procedimento previsto dalla legge con riguardo alle materie e ambiti di materie non-Lep. Una circostanza confermata anche dal presidente della giunta regionale del Veneto, Luca Zaia. Durante la conferenza di presentazione del nuovo volo diretto Venezia-Shangai ha dato anche una data precisa: il 3 ottobre. «In quella occasione - ha detto - immagino si andrà a incardinare quello che è il cronoprogramma dei lavori per l'Autonomia. La base di ragionamento saranno le prime 9 materie, dopo di che cercheremo di capire anche quali saranno le proposte del governo tramite il ministro Calderoli»


«Con i fatti dimostreremo che non è la secessione dei ricchi, la volontà di lasciare qualcuno per strada, non è la volontà di valorizzare solo alcune parti del Paese - ha puntualizzato - ma sarà una grande opportunità per tutti». Peraltro, ha ricordato, «i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) si stabiliranno in Parlamento entro 24 mesi grazie a questo governo che li ha resi obbligatori. Fino a prima per decenni abbiamo sentito della necessità di fare i Lep - ha concluso - ma mai nessuno ha fatto il provvedimento». 

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Le materie che la legge Calderoli esclude esplicitamente dai Lep sono rapporti internazionali e con l’Unione europea, commercio con l’estero, professioni, protezione civile, previdenza complementare e integrativa, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, nonché enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. A queste materie si aggiungono una serie di funzioni di altre materie che il Comitato Cassese ha indicato come non necessitanti di Lep.

Insomma materie non proprio banali, soprattutto quella che riguarda le professioni che potrebbe essere un vero pericolo per il Meridione qualora il Veneto e le altre Regioni che il 3 ottobre si presenteranno al tavolo decidano di attivare meccanismi in deroga alle norme nazionali capaci di attrarre ad esempio i medici di cui tutto il Paese è carente. Una manovra che non comporta costi a carico dello Stato bensì delle sole Regioni. Queste, però, come abbiamo visto possono agevolmente recuperare la spesa attraverso la migrazione sanitaria (la sola Lombardia ha un saldo attivo di 362 milioni di euro).

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Mentre queste Regioni si stanno muovendo, sul referendum si attende la doppia pronuncia, prima dell'Ufficio centrale della Corte di Cassazione e poi della Corte Costituzionale, sull'ammissibilità del quesito.  Secondo l'autore della legge, ovvero Calderoli, il referendum potrebbe essere non ammissibile per il riferimento all'articolo 116 della Costituzione che renderebbe la norma di rango costituzionale e quindi non soggetta a referendum

Giornalista
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