Autonomia differenziata

Cosenza, l’economista Viesti smonta la riforma Calderoli: «Non ci guadagnano nemmeno le regioni più ricche»

VIDEO | Il docente universitario ospite di una iniziativa promossa dall'Ordine dei medici: «Momento cruciale da cui dipende il futuro del Paese»

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di Salvatore Bruno
8 giugno 2023
07:01

Nell’appuntamento promosso a Cosenza dal presidente dell’ordine dei medici Eugenio Corcioni, con la partecipazione del vicepresidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Giovanni Leoni, l’economista e docente dell’Università di Bari Gianfranco Viesti, smonta punto per punto la riforma sull’autonomia differenziata, tratteggiando gli elementi del futuro scenario dell’Italia nel caso in cui dovesse concretizzarsi il passaggio nelle mani degli esecutivi regionali, di alcune competenze oggi nevralgiche per le politiche nazionali dello Stato.

Abbiamo solo da perdere

Le materie oggetto di possibile decentramento sono 23, per un totale di circa 500 funzioni. E non sono materie secondarie. Parliamo tra l’altro, di politiche industriali ed energetiche, delle infrastrutture, del comparto istruzione, con facoltà di modificare i programmi di insegnamento, della contrattazione collettiva. E naturalmente della sanità. «Per capire la portata del fenomeno incontro al quale stiamo andando – ha spiegato Viesti nella maniera più sintetica e però più chiara possibile - dobbiamo immaginare il processo dell’unità d’Italia in direzione opposta, verso lo scollamento del Paese. Chi ci guadagna? Secondo me nessuno. Certamente a rimetterci saranno le regioni più deboli. Ma nutro profondi dubbi sul fatto che il processo possa produrre benefici per le regioni più avanzate, quelle che stanno spingendo per diventare autonome: singolarmente non potranno mai avere il peso politico ed economico delle nazioni europee».


Questione politica

«La questione non è giuridica ma politica – aggiunge Viesti – ed è grave che il Parlamento sia sostanzialmente scavalcato. Sarebbe fondamentale che deputati e senatori potessero entrare nel merito della questione e mettere al centro della discussione le conseguenze che il passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni potrebbe avere sui cittadini. Ma anche sul sistema economico del Paese. Lombardia e Veneto hanno già chiesto autonomia su tutte le materie indicate dall’articolo 117 della Costituzione, per come riscritto dopo la riforma del Titolo V. L’Emilia Romagna su quasi tutto. Le altre regioni, a ruota, sono pronte a fare altrettanto. Qualcuno ha provato a redigere un’analisi di impatto? – si chiede Viesti - Cosa succederebbe se la Liguria imponesse una gabella per consentire l’utilizzo delle infrastrutture viarie o l’accesso al porto di Genova alle imprese piemontesi o lombarde che esportano merci via mare?».

Il titolo V ha accentuato i conflitti

Il conflitto sulle competenze tra Stato e Regioni si è accentuato negli ultimi vent’anni proprio nella fase successiva all’approvazione, nel 2001, delle modifiche costituzionali al Titolo V. «La Corte Costituzionale da allora, ha svolto metà della propria attività per dirimere questioni relative proprio a questa tipologia di contrapposizioni, pronunciando sul tema circa duemila sentenze» ha ricordato il docente. «La concessione dell’autonomia ad alcune Regioni e non ad altre, darebbe poi luogo a paradossi tali da rasentare il ridicolo – continua l’accademico – Potremmo avere ministeri azzoppati, con competenze in alcuni territori e non in altri. Dall’accordo Governo e Regioni sulla concessione dell’autonomia poi, non si torna indietro: formalmente si tratta di una intesa tra due parti, Regione e Stato, cui viene riconosciuta pari dignità. Quindi può essere modificato dopo la ratifica solo per espressa volontà di entrambe». Per riportare il tema al centro dei lavori parlamentari, attraverso una raccolta di oltre centomila firme, è stata depositata per iniziativa del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, una proposta di legge di modifica del titolo V che sterilizza gli effetti della Riforma Calderoli e che riaffermi la supremazia dello Stato sulle amministrazioni decentrate. Entro pochi giorni si aprirà la discussione in Senato. «Dobbiamo sforzarci di essere un Paese serio - ha concluso Viesti - senza rigurgiti centralisti ma neanche in preda ad irresponsabilità devolutive. Con la consapevolezza di attraversare un momento cruciale per il futuro del Paese». 

Giornalista
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