Un terremoto politico scuote il Partito Democratico di Cassano. Il segretario cittadino Antonino Mungo ha rassegnato le dimissioni, denunciando un clima di "sostanziale inagibilità politica" e un "fallimento collettivo" che ha consegnato la città a una destra populista.  Nel documento diffuso, tra accuse di tatticismi, lotte intestine e disinteresse, l'ex segretario invoca un radicale rinnovamento per rifondare il Pd locale e offrire un'alternativa credibile.

Le dimissioni

Le dimissioni di Antonino Mungo da segretario cittadino del Partito Democratico di Cassano svelano un quadro di profonda crisi interna e di disfacimento politico. In una lettera aperta, Mungo non risparmia critiche, disegnando un partito lacerato da lotte intestine, personalismi e "tatticismi" che ne hanno minato la capacità d'azione e la credibilità agli occhi dell'elettorato.

Il primo campanello d'allarme, secondo Mungo, è stato il rifiuto della sua candidatura a sindaco alla guida di un'ampia coalizione civica di sinistra. Una proposta che, a suo dire, avrebbe potuto mantenere un'identità chiara pur aprendosi a nuove forze. Successivamente, la mancanza di partecipazione e sostegno alla campagna elettorale, persino nei confronti di candidati interni con comprovata esperienza amministrativa, ha evidenziato un disinteresse diffuso che ha colpito anche i giovani militanti, allontanandoli da un clima definito «minato da dinamiche interne distruttive».

«Il fallimento del Pd locale»

Mungo sottolinea con amarezza il paradosso politico di Cassano, dove un «disinteresse generale o un opportunistico 'cambio di rotta' ha infine consegnato Cassano a una destra populista guidata da un sindaco 'comunista'». Una situazione che l'ex segretario definisce il risultato di un «fallimento collettivo» del Pd locale.

Le sue parole risuonano come un atto d'accusa contro una gestione del partito in cui "vecchi rancori e personalismi" hanno prevalso, portando a una paralisi organizzativa. Nonostante i suoi sforzi per rendere il circolo più strutturato, introducendo strumenti di comunicazione digitale e spazi di confronto, la base è rimasta inerte, ostacolando ogni tentativo di rilancio.

Mungo invoca ora un radicale rinnovamento e un "riformismo" che superi le lacerazioni interne. Propone di ricostruire le relazioni con i partiti di centrosinistra, ricomponendo e consolidando le alleanze nel solco dell'indirizzo nazionale, ma con la chiara avvertenza di evitare «operazioni trasformiste finalizzate ad interessi particolari». L'obiettivo deve essere la costruzione di «accordi di ampio respiro che mettano al centro i cassanesi».

La necessità di fornire un'alternativa credibile all'attuale amministrazione di centrodestra è un punto chiave della sua riflessione. Mungo critica apertamente le «esternazioni dei, nostri locali, dirigenti regionali del Pd, che ammiccano e continuano a lanciare messaggi subliminali agli pseudo-comunisti che oggi governano tranquillamente a braccetto con il centrodestra». Una presa di posizione netta che chiede chiarezza e coerenza politica.

Infine, l'ex Segretario esorta il partito a riflettere sulla propria "vita interna" e sulla "forma partito", affinché il PD torni a essere «uno strumento per realizzare cambiamenti concreti sul territorio, piuttosto che come mezzo per avanzamenti personali o di carriera politica».

Le dimissioni di Antonino Mungo non sono solo un atto personale, ma un grido d'allarme che pone il Partito democratico di Cassano di fronte a una profonda crisi identitaria e organizzativa. La strada per un rilancio appare lunga e impervia, ma indispensabile per ritrovare la fiducia degli elettori e la propria ragione d'essere nel panorama politico locale.