La crisi politica esplosa in primavera nel comune del Reggino grecanico si chiude con la fine anticipata del mandato: le minoranze ed i tre consiglieri autonomi staccano la spina sotto il sole di ferragosto
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La giornata di oggi, 12 agosto 2025, segna una frattura netta e definitiva nella storia politica recente di Condofuri. In mattinata, sette consiglieri comunali hanno presentato congiuntamente le proprie dimissioni contestuali e irrevocabili dalla carica, determinando di fatto la decadenza automatica del Consiglio comunale e la conseguente caduta dell’amministrazione guidata dal sindaco Filippo Paino che, quindi, tagliato – in gergo politico – il panettone, non arriva a tagliare l’anguria di ferragosto. Un atto che, per le norme fissate dal Testo Unico degli Enti Locali produce effetti immediati: il venir meno del numero legale in aula e l’avvio della procedura di scioglimento.
I nomi dei dimissionari sono quelli dei 4 consiglieri di minoranza Pietro Clemensi, Giuseppe Foti, Tommaso Iaria e Bruno Maisano, assieme ai consiglieri autonomi Giuseppe Barreca – ex vicesindaco fino a due mesi fa -, Daniele Latella – ex assessore con Barreca – ed il consigliere Pasquale Rodà. Tutti provenienti da percorsi differenti, ma accomunati da un giudizio ormai irrimediabilmente negativo sullo stato di salute dell’ente e sulla capacità del sindaco di garantire una gestione inclusiva e trasparente. L’atto protocollato questa mattina non è un fulmine a ciel sereno, ma la conclusione di una crisi politica e istituzionale che, da mesi, paralizzava l’attività del Consiglio comunale e minava la fiducia nella tenuta democratica del governo municipale.
Con queste dimissioni, il Comune di Condofuri si trova formalmente senza maggioranza e senza il numero legale per proseguire l’attività consiliare. È bene ricordare che alle ultime elezioni comunali si erano presentate ben tre liste, e la vincente guidata proprio da Paino che aveva vinto con una larghissima maggioranza, aveva consegnato all’amministrazione un’ampia disponibilità di seggi e, almeno sulla carta, solidità politica.
Oggi l’atto finale e definitivo: sette firme contemporanee, protocollate e rese pubbliche, che pongono fine all’esperienza amministrativa prima della scadenza naturale del mandato. La Prefetto di Reggio Calabria Clara Vaccaro è ora chiamata a completare l’iter procedurale, che si concluderà con la nomina di un commissario incaricato di gestire il Comune fino alle prossime elezioni ordinarie, previste nella primavera 2026. In questo scenario, salvo colpi di scena istituzionali, dovrebbe saltare l’ipotesi di accorpamento con le elezioni regionali già fissate per il 5 e 6 ottobre 2025, privando Condofuri di una possibile coincidenza elettorale che avrebbe potuto ridurre i tempi della crisi politica e concentrare il dibattito pubblico.
Se l’atto protocollato in mattinata sancisce formalmente la fine dell’amministrazione, le motivazioni politiche che lo accompagnano rivelano la profondità della frattura interna e il livello di deterioramento del clima istituzionale. Tra i documenti allegati alle dimissioni figura la lettera personale di Bruno Maisano, un testo che unisce toni istituzionali e accenti amari e che parla del «protrarsi di condizioni inutili e dannose» per la comunità.
Ancora più diretta è la linea espressa dal gruppo consiliare Futuro Comune Condofuri 2040, che ha diffuso un comunicato dal titolo emblematico: «Il silenzio è finito. Ora parliamo noi». Qui la rottura viene descritta come l’epilogo di due anni di tentativi di ricostruire il dialogo politico, sistematicamente respinti. Il sindaco, si legge, avrebbe scelto di chiudersi in un palazzo “attorniato da una cerchia ristretta e autoreferenziale”, svuotando il Consiglio comunale del suo ruolo e spegnendo ogni voce critica. «Non è più una questione di maggioranza o minoranza – affermano – ma di rispetto per la democrazia e per la comunità». E, anticipando le inevitabili accuse di tradimento, precisano: «Non abbiamo mai cercato poltrone, ruoli o accordi sottobanco. Abbiamo scelto la strada più trasparente e più coraggiosa: dimetterci». Una scelta che rivendicano come atto di restituzione della parola ai cittadini e di interruzione di una paralisi che «danneggiava tutto e tutti».
Per comprendere la portata delle dimissioni odierne, bisogna tornare agli episodi che hanno scandito la progressiva disgregazione della maggioranza Paino. Il 4 maggio 2025, i consiglieri Daniele Latella e Pasquale Rodà, fino a quel momento parte integrante del blocco di governo, denunciarono pubblicamente una gestione definita «anarchica» e priva di visione strategica, mettendo in discussione l’efficacia e la trasparenza dell’amministrazione. In quell’occasione annunciarono anche la volontà di dar vita a un gruppo consiliare autonomo, segnando l’inizio di una frattura visibile.
Il 9 giugno, il sindaco reagì azzerando la giunta e revocando le deleghe a tutti gli assessori, un gesto che, lungi dal ricucire lo strappo, cristallizzò le divisioni. Qualche giorno dopo, fu varata una nuova squadra di governo: confermate Iofrida come vicesindaca e Scaramozzino come Assessora, entrano in giunta Giovanni Altomonte e Fortunato Nucera, mentre Latella e l’ex vicesindaco Giuseppe Barreca restano fuori. Una scelta politica che rese evidente la volontà di Paino di proseguire senza tentare mediazioni con i dissidenti.
Il 14 giugno si materializzò la conseguenza più grave: in Consiglio comunale, la maggioranza numerica si ridusse a soli sei voti (incluso quello del sindaco) contro i sette del fronte formato da opposizione e consiglieri autonomi. Da quel momento, ogni tentativo di portare avanti atti strategici si scontrò con l’ostacolo insormontabile dei numeri, determinando una paralisi istituzionale di fatto. È in questo contesto, tra accuse incrociate, contrapposizioni insanabili e un clima politico sempre più aspro, che maturano le dimissioni di oggi.
Con la protocollazione delle dimissioni contestuali di sette consiglieri, la macchina istituzionale si sta mettendo in moto in questi minuti. La Prefettura di Reggio Calabria riceverà formalmente gli atti e, con ogni probabilità già nelle prossime ore, procederà a comunicare il nome del commissario che guiderà il Comune fino alle prossime elezioni.
Nell’immediato, il commissario avrà il compito di gestire l’ordinaria amministrazione e garantire il funzionamento della macchina comunale, ma non potrà intervenire su scelte politiche di medio-lungo periodo. Questo significa che molte questioni aperte — dai progetti infrastrutturali ai programmi sociali — potrebbero restare congelate fino all’insediamento della nuova giunta eletta. Una condizione che, in un territorio già segnato da fragilità economiche e sociali, rischia di prolungare l’incertezza.
Sul piano politico, il vuoto lasciato da questa rottura apre interrogativi profondi: chi sarà in grado di proporre un progetto credibile per il futuro? Come verranno ricomposti i rapporti tra le diverse anime del consiglio uscente? E soprattutto, quale sarà la risposta di una comunità che oggi assiste alla chiusura di un capitolo e si prepara, tra meno di un anno, ad aprirne un altro. Domande che per ora restano sospese, ma che determineranno non solo l’esito delle prossime elezioni, bensì il destino politico e amministrativo di Condofuri negli anni a venire.