Mercoledì riunione di giunta per ritirare la delibera di costituzione di parte civile che non è mai stata pubblicata sul sito della Regione. Ma in questa legislatura diverse leggi hanno dovuto essere sottoposte a continue rimodulazioni e molte sono state impugnate dal Consiglio dei Ministri per incongruenze giuridiche
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La data è quella di mercoledì 21 maggio. In agenda in Cittadella c’è la riunione di giunta che dovrebbe revocare la delibera “fantasma” sulla costituzione di parte civile nel processo sulla strage di Cutro. In una nota stampa dalla Cittadella si dice che la giunta regionale aveva approvato una delibera per costituirsi parte civile dopo che gli uffici regionali avevano proposto la cosa come «un atto conseguente a una precedente decisione intrapresa dal nostro ente contro gli scafisti».
Il riferimento è a un altro processo sul naufragio di Cutro, in cui effettivamente erano imputati membri dell’equipaggio dell’imbarcazione che naufragò.
Il comunicato proseguiva dicendo che quando la giunta ha realizzato che le persone accusate erano sei militari ha deciso di ritirare la richiesta di costituzione di parte civile per rispetto «nei confronti di chi indossa una divisa e quotidianamente lavora per garantire la sicurezza nel nostro paese». La delibera non è disponibile sul sito della Regione, e quindi non è possibile sapere nel dettaglio perché inizialmente la giunta avesse deciso di costituirsi parte civile. Dalla Cittadella giustificano la mancata pubblicazione con il fatto che l’atto è stato ritirato, ma anche questa giustificazione non torna visto che come scritto la delibera verrà ufficialmente ritirata mercoledì prossimo.
Non solo, ma chi ha avuto modo di vedere l’atto dice che nel decreto con cui l’avvocatura di Regione Calabria assegnava all’avvocato Massimiliano Manna l’incarico di formalizzare la richiesta di costituzione di parte civile al tribunale di Crotone i riferimenti al procedimento penale erano chiari e non confondibili con quelli del processo agli scafisti. I reati citati erano proprio quelli di cui sono accusati i sei militari.
La (scarsa) qualità della burocrazia regionale
La vicenda, lo ripetiamo al netto delle valutazioni politiche, pone una questione sull’affidabilità dei vertici burocratici della Cittadella. D’altronde non è un caso se il recente rapporto della Cgia di Mestre dell’Università di Goteborg indicano nella burocrazia italiana un veleno insidioso. Secondo la periodica indagine condotta nel 2024 dall'Università di Goteborg sulla qualità istituzionale delle Pubbliche Amministrazioni presenti nelle 210 regioni dell'Unione Europea si classificano molto male le regioni del Sud: Puglia al 195esimo posto, Calabria al 197esimo. Numeri che insinuano dubbi sulla qualità della nostra classe burocratica.
Diciamo subito che non è la prima volta che si affaccia un dubbio simile. Soprattutto se guardiamo l’andamento della produzione legislativa di questa legislatura che è stato irto di ostacoli. Una caratteristica, difatti, è che molte leggi sono approdate direttamente in aula, senza passare dalle commissioni competenti. Il problema è che quando le norme arrivano in commissione sono sempre accompagnate da una scheda tecnica dell’ufficio legislativo regionale, la famosa scheda Atn (assistenza tecnica normativa), che sottolinea eventuali incongruenze giuridiche che i consiglieri poi correggono. Questo intervento invece non c’è quando le proposte di legge arrivano direttamente in aula e sono quindi redatte dalla dirigenza regionale.
Le sette leggi regionali bocciate dal Governo
Abbiamo già avuto modo di scrivere che nonostante l’affinità politica il Governo nazionale ha stoppato ben sette norme regionali. Quella che ha fatto più rumore è stata la norma sulla centrale del Mercure, o meglio, quello che limitava la potenza delle centrali a biomasse presenti nei parchi nazionali. Il Consiglio dei Ministri impugnò la legge sostenendo che andava contro le norme nazionali ed europee in materia di fonti rinnovabili. Altre due leggi impugnate dal Governo, e che crearono un braccio di ferro con il ministro Salvini, sono state quelle sugli Ncc (noleggio con conducente) ideato per migliorare la mobilità dei turisti che arrivano in Calabria. Poi altre tre leggi in materia sanitaria.
A questo proposito è necessario citare le continue rimodulazioni della legge istitutiva di “Azienda zero” che ne ha ritardato di molto l’operatività. Anche diverse leggi “omnibus” hanno avuto bisogno nel corso del tempo di una “messa a punto”. Insomma sulla questione dell’adeguatezza della burocrazia apicale della Cittadella ci sono diversi indizi che stridono con i compensi che vengono riconosciuti. Forse i calabresi dovrebbero smetterla di guardare il dito e non la luna ovvero di prendersela unicamente con la nostra classe politica.