Roberto Occhiuto l'avrebbe tenuta anche oggi la seduta di giunta. Per chiuderla in fretta la ferita. Ma non è stato possibile e per diverse ragioni, persino insormontabili formalmente. I primi giorni della prossima settimana è lui a rendersi indisponibile per cui il primo giorno utile è mercoledì 21 maggio. Il giorno "x" è già in agenda. Seduta di giunta con una missione rapida rapida sul tavolo. Revocare la costituzione di parte civile della Regione nel processo sulla strage di Cutro. 90 morti, di cui 30 bambini, con teatro ospitante la terra e la costa di Calabria. Nel silenzio e tra le lacrime conterranee.

E dire che sempre di gran corsa e sempre per volere di Roberto Occhiuto venerdì 9, a 3 giorni dalla scadenza del termine processuale, la delibera al contrario. Quella "etica". Forse anche morale. Probabilmente quella giusta. La costituzione di parte civile in qualità di terra "ospitante" la strage che non solo vuol conoscere con oggettivo interesse la verità processuale, non da spettatrice. Ma che con cristiana e misericordiosa attitudine politica e formale chiede conto a chi ha sbagliato in nome e per conto di chi non c'è più, di chi ha sofferto, di chi soffre. Con una cristallina certezza. Nelle aule si sa in che qualità si entra ma non si sa mai come si esce. Detta in altri termini, i colpevoli e i responsabili civili si scopriranno solo vivendo. E con più gradi di giudizio.

Decodificata sotto questa lente non solo appare credibile nella sua consapevolezza la costituzione di parte civile della Regione quanto, politicamente, sacrosanta. Immune da svarioni burocratici inventati post mortem. Che siano scafisti o in divisa i presunti responsabili si disveleranno in divenire e per non sapere né leggere né scrivere, con in mano il verbo del centrismo anche tattico ma cristiano, Roberto Occhiuto la "vera" delibera l'aveva fatta.

Segue il finimondo. Che per brevità e avarizia nei confronti di studi legali prossimi e pronti alle querele, sintetizziamo per difetto di verbo.

Partono telefonate indicibili da Roma e da Catanzaro "travestita" da Roma. Con la missione del governo e delle forze militari in mano. L'alt ha un unico codice semantico. Vi siete messi contro forze armate e non contro gli scafisti, unici colpevoli. Della serie, i tribunali possono attendere, le sentenze arrivano prima e in modalità portatile.

Poche ore di adrenalina introversa, paura, ed ecco la nota della Regione con la marcia indietro e la coda tra le gambe...

«In merito al processo sul naufragio di Cutro la Giunta della Regione Calabria qualche giorno fa ha approvato una delibera - per costituirsi parte civile - che era stata erroneamente presentata dagli uffici come un atto conseguente a una precedente decisione intrapresa dal nostro Ente contro gli scafisti che hanno causato il dramma di quella tragica notte. Da successivi approfondimenti abbiamo invece appreso che questo secondo troncone del processo vede indagati esclusivamente quattro agenti della Guardia di Finanza e due militari della Capitaneria di Porto. Per tale motivo - per la grande considerazione e per il rispetto che nutriamo nei confronti di chi indossa una divisa e quotidianamente lavora per garantire la sicurezza nel nostro Paese - la Regione Calabria conferma la sua costituzione di parte civile contro gli scafisti, mentre approverà una delibera ad hoc per ritirare la richiesta depositata questa mattina nel corso dell’udienza preliminare. La giustizia – è la conclusione – faccia normalmente il suo corso e vengano accertate le eventuali responsabilità».

Segue caccia (inutile) alle streghe e alla mantide della burocrazia. Che avrebbe "sbagliato". Unitamente all'avvocatura. L'una, e l'altra, ben consapevoli della volontà politica (sacrosanta) della costituzione di parte civile e poi della imposta (ma ancora non digerita) retromarcia. Con la scusa della tecnica andata a male.

Il resto è il mercoledì (non da leoni) fissato in agenda. Che non può saltare. A meno di clamorose sorprese o, perché no, nuovi scenari intriganti all'orizzonte.

Dopotutto ognuno sulle coste di Cutro e con il sangue lavato dal sale si sta giocando una partita. Che con il processo non ha nulla a che fare. Men che meno con la strage.

"Roma" fa la sua parte. Oltranzista sul versante Vannacci. Catanzaro "travestita" da Roma marca a uomo, fratelli insuperabili. E la Cittadella, di rimessa, ogni giorno che passa scopre quanto può essere intimamente distante uno che si professa alleato. A Roma come in Calabria. Finché non realizza che proprio questo può diventare un altro grande affare in prospettiva.

Se metti gente di mare su di una zattera che affonda non si salva nessuno alla fine. Ma il più furbo ci prova fino all'ultimo e solo l'acqua lo annega per davvero...