Cutro un anno dopo

Dopo il naufragio la passerella del governo che ignorò i familiari dei morti mentre i peluche “travolgevano” le auto blu

La riunione seguita alla tragedia è stata il primo vero intoppo per la squadra della premier. Da allora la promessa di cercare gli scafisti «in tutto il globo terracqueo» fa i conti con i decreti smontati dai giudici

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di Massimo Clausi
25 febbraio 2024
20:30

È stato il primo intoppo del governo Meloni il naufragio del caicco «Summer love» a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. Un naufragio il cui bilancio finale è stato di 94 persone fra cui 35 bambini. In tanti ripetono che il naufragio si poteva evitare visto che il barchino era stato segnalato da Frontex alla Guardia Costiera italiana, ma nessuno è partito per i soccorsi lasciando il caicco naufragare su una secca a poche centinaia di metri dalla battigia. Per giorni le acque hanno restituito i corpi di chi provava a scappare da guerra e fame.

Il governo però si muove tardi. Soltanto il 9 marzo decide di dare un segnale convocando un Consiglio dei ministri straordinario presso il Municipio di Cutro.


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La pezza, però, alla fine si rivela peggiore del buco perché la conferenza stampa successiva al Cdm è a tratti surreale con Meloni che si mostra palesemente nervosa e che prova a colmare le lacune dei suoi ministri, togliendo loro spesso la parola. Del resto il Cdm non era certo iniziato nel migliore dei modi. In una Cutro assediata dalle forze dell’ordine sono circa 200 le persone che protestano contro l’atteggiamento del governo verso la tragedia.

Uno striscione con la scritta “Non nel nostro nome” e “La Calabria ha un cuore voi no” viene esposto da un gruppo di manifestanti. Per strada a terra, ci sono dei peluche a indicare i bimbi morti nel naufragio, pupazzi che i manifestanti lanciano contro le auto blu governative al loro arrivo nella cittadina crotonese. Sui balconi vengono appesi lenzuoli bianchi, simbolo di una protesta silenziosa.

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È in questo clima che si svolge un Cdm che licenzierà, fra le altre cose, il decreto Cutro. Pugno duro per scafisti con pene che arrivano fino a 30 anni in caso di morte dei migranti, mano tesa ai profughi e più ingressi regolari. Infine l’annuncio della creazione di un Cpr in ognuna delle regioni italiane. Hotspot in cui trattenere i migranti mentre si verifica la loro possibilità di ottenere asilo. Queste in sintesi le norme contenute nel decreto, ma il problema non è tanto l’aspetto burocratico quanto l’empatia verso la tragedia che il Governo, sembra non riuscire a manifestare. Al contrario la conferenza stampa seguita alla riunione dei ministri si trasforma in una specie di Corrida con la premier assediata dai giornalisti, soprattutto locali, che le chiedono conto della dinamica dei mancati soccorsi e contestano la ricostruzione degli avvenimenti effettuata dalla premier. Una tensione crescente che spinge Meloni a chiedere ai giornalisti se pensano davvero che l’intenzione del Governo fosse quella di far morire tutte quelle persone.

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Poi il solito refrain sull’Unione Europea che si volta dall’altra parte introdotto da una serie di dubbi sull’atteggiamento di Frontex. «La segnalazione che fa Frontex" alla vigilia della strage dei migranti a Cutro "è di polizia, non di salvataggio, non ti avverte che c'è un problema, tant'è che Frontex se ne va. Questi sono i fatti, certo qualcuno può dire: “Perché Frontex segnala dopo 3 giorni l'imbarcazione e solo quando è in acque italiane?” Uno potrebbe chiederselo, perché prima di arrivare in acque italiane, secondo la geografia, ha attraversato i mari di altre nazioni. Questa è una domanda che io mi sono fatta», dice Meloni.

Il portavoce, Mario Sechi, prova a calmare gli animi, suda, si sgola, ma senza succo al punto che è la stessa Meloni a togliergli ad un certo punto la parola. E’ l’ultima apparizione pubblica di Sechi che dopo questo episodio viene allontanato dal ruolo anche se poi viene “ricompensato” con la direzione di “Libero”.

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L’acme però si raggiunge alla fine della conferenza stampa quando un giornalista chiede alla Meloni come mai non è andata a trovare i familiari delle vittime, in quel momento richiusi al Palamilone di Crotone a vegliare sui corpi ammassati nel Palasport. La premier si mostra sorpresa «perché sono ancora qua?», chiede. A risposta affermativa assicura che andrà volentieri, ma dopo un minuto è già in partenza per Roma e lascia l’ufficio stampa di Palazzo Chigi annunciare che presto riceverà i familiari a Roma.

Giornalista
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