Verso il nuovo esecutivo

Governo Meloni, Eugenia Roccella tra i papabili ma per la Calabria sarebbe una beffa: paracadutata qui dall’Emilia

La deputata tra i favoriti per il dicastero alla Famiglia. È stata eletta in questa regione dopo aver perso in Puglia. Ma i suoi interessi sono legati solo ai temi etici

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di Pietro Bellantoni
4 ottobre 2022
18:26
Eugenia Roccella e Wanda Ferro
Eugenia Roccella e Wanda Ferro

In via teorica, se le indiscrezioni dovessero trasformarsi in certezze, la Calabria avrebbe il suo bel ministro a Roma. Peccato che si tratterebbe solo di una rappresentanza formale, senza alcuna reale connessione con questa regione. 

Eugenia Roccella è ormai diventata una presenza quasi fissa nei totonomi sul prossimo Governo Meloni. L’ex sottosegretaria al Welfare e alla Salute, con un passato nel Pdl e nell’Ncd di Angelino Alfano, è stata appena eletta deputata di Fratelli d’Italia nel listino plurinominale della Calabria. Una paracadutata, una tra i tanti delle ultime Politiche. Ora però Roccella viene da più parti ritenuta in corsa per il ministero delle Pari opportunità o per quello della Famiglia. 


Riconoscimento ideale 

Per la Calabria sarebbe un riconoscimento politico puramente ideale, dal momento che la parlamentare di origine bolognese non ha alcun legame con il territorio che l’ha eletta, né ha mostrato la benché minima intenzione di crearlo dopo la sua inaspettata candidatura. S’è solamente presa il seggio malgrado da queste parti non si sia mai fatta vedere, nemmeno in campagna elettorale. 

Giornalista, saggista, ultracattolica, già portavoce del Family day, è nata in Emilia ma «nelle mie vene scorre sangue del Sud: sono per metà siciliana, per metà pugliese, salentina. Sono assolutamente meridionale, ma ai fini di questa tornata elettorale era un dato irrilevante» (Repubblica, 26 settembre). 

La Calabria? Non pervenuta, malgrado per la neo deputata meloniana sia stata una specie di ciambella di salvataggio, grazie al piazzamento nel listino blindato deciso da Roma (era terza dietro Wanda Ferro, poi eletta nell’uninominale di Catanzaro, e Alfredo Antoniozzi, altro catapultato). 

Roccella era candidata anche nell’uninominale di Foggia, l’unico perso dal centrodestra nella “sua” Puglia. Senza il paracadute calabrese, insomma, l’aspirante ministra sarebbe precipitata a casa. 

Niente Calabria 

È tuttavia improbabile che, dovesse trovare posto nell’esecutivo, la ministra Roccella possa interessarsi alla Calabria e dei suoi problemi. La sua specializzazione è diversa, i suoi interessi politici sono rivolti da tutt’altra parte. Roccella è un’esperta di temi etici, una fiera avversaria delle teorie gender, una «battagliera portavoce della questione antropologica del cardinal Ruini contro la selezione genetica, l’eutanasia, l’espropriazione tecnoscientifica della maternità» (Tempi, 20 settembre). Non esattamente il profilo ministeriale che potrebbe fare gli interessi dei calabresi. 

Il core business della parlamentare meloniana non è il porto di Gioia Tauro, bensì la «questione antropologica», che «non è stata mai davvero capita dalla politica, e dalla sinistra è stata interpretata come una forma di integralismo cattolico, o di rifiuto del progresso». Eppure, «se vogliamo costruire il futuro dobbiamo sapere cosa vogliamo conservare: per esempio il fatto che i figli nascono dalla relazione tra un uomo e una donna, e che nascere nel corpo materno è l’esperienza che ci affratella, e che ci rende capaci di solidarietà» (Avvenire, 28 settembre). A essere decisivi, per Roccella, sono soprattutto i temi della maternità e dell’aborto, che «non è un diritto» (In onda, 26 agosto).

Il totonomi

Nelle prossime ore si conosceranno le reali quotazioni della deputata di Fdi. Meloni ha convocato per domani l’esecutivo nazionale del partito. All’ordine del giorno ci saranno “scenari e determinazioni alla luce del risultato delle ultime elezioni politiche”. In via della Scrofa si cominceranno quindi a delineare le idee della premier in pectore sul Governo. 

Per il momento, Meloni ha nascosto bene le sue carte, anche agli alleati. Le consultazioni potrebbero iniziare il 18 ottobre (il 13 è previsto l’insediamento dei parlamentari) ma il centrodestra non ha ancora sciolto alcun nodo, a partire dalle presidenze delle due Camere. Tramontata l’ipotesi di affidare una delle due cariche all’opposizione, la guida di Montecitorio e Palazzo Madama potrebbe essere affidata a Lega e Forza Italia. 

Salvini e Berlusconi non avrebbero però rinunciato all’ipotesi di indicare i due vicepremier (uno dei quali sarebbe lo stesso leader del Carroccio). 

I ministeri 

Tutto indefinito anche per i ministeri. Oltre a quello di Roccella, si fanno i nomi di Giovanbattista Fazzolari, l’ideologo di Fdi, per il sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio, di Antonio Tajani agli Esteri, di Giulia Bongiorno o Carlo Nordio alla Giustizia, dello stesso Salvini all’Agricoltura, di Raffaele Fitto agli Affari europei. Ci saranno anche quattro o cinque ministri tecnici (Fabio Panetta è in pole per l’Economia), in un Governo che – come avrebbe già chiarito Meloni – sarà prettamente politico. 

Fi e Ferro 

Pure i berlusconiani calabresi sperano di trovare qualche spazio, forse un sottosegretariato, nel nuovo esecutivo. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, anche oggi ha ostentato sicurezza: Fi «sarà rappresentata al Governo anche in Calabria».

Secondo alcuni retroscena, a giocarsi qualche piccola chance per un dicastero ci sarebbe anche la stessa Ferro. La commissaria regionale di Fdi sarebbe stata inserita da Meloni tra i papabili per il ministero del Sud, assieme all’ex governatore della Sicilia Nello Musumeci. Wanda, quanto meno, sarebbe una ministra calabrese a tutti gli effetti.    

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