Regione, Governo pronto a modificare la legge elettorale in Calabria

A breve si terrà l'ultimo Consiglio regionale. Le possibilità che venga approvata in quell'occasione la doppia preferenza di genere sono ridotte al lumicino. Palazzo Chigi può intervenire con un decreto come ha già fatto in Puglia

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di Alessia Bausone
19 ottobre 2020
16:32

L’annosa questione dell’introduzione nelle legge elettorale calabrese della doppia preferenza e delle quote di genere previste dalla legge nazionale voluta dal Governo Renzi (la 20 del 2016), tiene banco da qualche anno nel dibattito politico e partitico, togliendo il sonno ai baroni delle preferenze.
Nè durante la legislatura di Mario Oliverio (con una bocciatura espressa della legge in consiglio regionale il 15 aprile 2019), nè nella legislatura tragicamente interrotta dalla morte di Jole Santelli, vi era alcuna reale volontà politica di portare a compimento l’iter legislativo atteso dalle donne e sollecitato a più riprese da leader politici nazionali e dal Governo Conte.

Ancora pendente il ricorso al Tar sulle elezioni di gennaio

Lo scorso 23 ottobre dinanzi al Tar Calabria si è tenuta la prima udienza sul ricorso proposto da alcuni cittadini elettori di sinistra italiana e di rifondazione comunista patrocinati dalla combattiva avvocata cosentina Rossella Barberio in cui veniva chiesto l’annullamento delle elezioni regionali di gennaio per l’irragionevolezza dell’elevata soglia di sbarramento (8%, unica in Italia) ed il mancato inserimento della legge elettorale della doppia preferenza e delle quote di genere.
In tale occasione i giudici non entrarono nel merito per la necessità che venissero effettuate alcune notifiche tra cui quella al sospeso consigliere regionale di Fdi Domenico Creazzo e al subentrato consigliere Dp Antonio Billari. Subito dopo l’udienza il consigliere regionale del Pd e responsabile nazionale “crisi industriali” della segreteria di Nicola Zingaretti, Carlo Guccione annunciò pubblicamente che avrebbe rinunciato alla costituzione in giudizio, adeguandosi ai “diktat” di Partito sollecitati dalle furenti Teresa Esposito e Lucia Bongarzone, rispettivamente responsabile regionale Donne e responsabile nazionale pari opportunità del Pd. Un esempio non seguito dal collega dem Luigi Tassone, pupillo dell’ex deputato Bruno Censore che decise, invece, di ignorare il Nazareno e continuare la battaglia legale “contro” la doppia preferenza di genere unitamente alla ex madrina della proposta di legge Flora Sculco.
Il prossimo 4 novembre ci sarà la seconda udienza e, notifiche permettendo, si dovrebbe entrare nel merito della discussione, almeno per la questione dell’elevata soglia di sbarramento.
Certo, l’interruzione anticipata della legislatura porterebbe il giudizio in astratto a quella che i tecnici chiamano una “cessazione della materia del contendere” ma avere un precedente sarebbe certamente utile ad evitare altri “porcellum” su base regionale.


La messa in mora del Conte bis

Correva il mese di giugno scorso quando su il Quotidiano di Puglia la ministra per le politiche agricole ed esponente di Italia Viva, Teresa Bellanova, pubblicava un editoriale di fuoco in cui scriveva: “Basta tentennamenti, subito accoglimento della legge 20 nelle Regioni, pena un deficit di qualità democratica che non ci si può più permettere”. Poche settimane dopo il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte inviò una lettera di messa in mora alla Regione Calabria (e alle altre Regioni prive di doppia preferenza e quote di genere) invitandole ad "adeguare con la massima urgenza" le rispettive normative elettorali.
Il 23 luglio su proposta dei ministri Francesco Boccia ed Elena Bonetti, il Governo diffidò la Puglia ad adeguare entro il 28 luglio la normativa elettorale minacciando un intervento sostitutivo del Governo come poi effettivamente avvenuto col decreto legge 86 del 31 luglio.
Insomma, il Governo nazionale in Puglia si è sostituito ad un consiglio regionale tentennante specificando, nero su bianco, che “tra i principi fondamentali vincolanti per la funzione legislativa regionale in materia di sistemi elettorali è stabilito il principio di promozione delle pari opportunità nell’accesso alle cariche elettive” e che il mancato recepimento della legge nazionale 20 del 2016 è “presupposto per l’assunzione delle misure sostitutive”.

In arrivo il decreto legge sulla Calabria

In Calabria nonostante la messa in mora governativa è continuata l’inerzia e “l’ammuina” dei consiglieri regionali, “predatori di mimose” . A settembre la conferenza dei capigruppo del consiglio regionale decise all’unanimità di affidare al presidente Mimmo Tallini il compito di elaborare una proposta di legge “unitaria” sulla doppia preferenza e le quote di genere nella legge elettorale regionali. Tallini delegò per tale compito, a sua volta, la capogruppo della Lega, Tilde Minasi. Le proposte di legge in campo erano quella presentata dal consigliere regionale di Forza Italia Raffaele Sainato e quella ad iniziativa dei consigli comunali approvata per la prima volta a Catanzaro nell’autunno del 2018. 
Quello che i profani dei giochi di palazzo non sanno, però, è che questa legge su cui tanto la politica regionale balla e traballa da anni, non è null’altro che il recepimento di una normativa nazionale composta nella sostanza da poche semplici righe. Non si comprende, quindi, quale unitarietà e quale sintesi si vada, fino alla settimana scorsa, cercando.
Entro pochi giorni verrà convocato il consiglio regionale a seguito dal quale i consiglieri verranno congedati ma, come sottolineato anche in due ordini del giorno approvati alla Camera lo scorso 11 giugno a firma dei deputati Sisto (Fi) e Foti (Fdi), le Regioni durante il periodo di prorogatio possono modificare la legge elettorale introducendo la doppia preferenza di genere e le altre misure previste dalla legge in materia di pari opportunità.
L’opportunità di introdurre la modifica nell’ultimo consiglio è, comunque, ridotta al lumicino. Tant’è che il Governo nazionale, come già sollecitato dalla Calabria da alcune interrogazioni parlamentari già nel 2018, oggi è già pronto ad emanare un altro decreto legge e nominare un commissario prefettizio. Con buona pace dei giochi della politica regionale.

Giornalista
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