Brusca frenata

Il Ponte sullo Stretto diventa un caso politico, Salvini rassicura ma i soldi in manovra non ci sono

Il leader della Lega aveva annunciato l'apertura dei cantieri entro l'estate 2024, ma gli alleati lo frenano. I fondi servono per tutelare il potere d'acquisto delle famiglie e poi è impossibile finanziare l'opera senza un progetto definitivo

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di Massimo Clausi
28 settembre 2023
13:45

Il Ponte sullo Stretto può attendere. È quanto emerso dopo il tesissimo Consiglio dei Ministri di ieri, interamente dedicato alla manovra. I soldini sono pochini, la crescita economica è più bassa del previsto e il rapporto fra deficit e Pil sale. Da qui l’idea della stessa Meloni di cogliere due piccioni con una fava: da un lato disegnare una manovra credibile e   orientata a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese, dall’altro mettere in riga l’alleato Salvini. Questi è già in piena campagna elettorale per le Europee e cerca di superare a destra Fratelli d’Italia e portare in tutti i modi possibili acqua al mulino della Lega. Così, ospite al Congresso dell’Ordine degli Ingegneri a Catania ha ribadito che sul Ponte sullo Stretto «l’obiettivo è quello di aprire i cantieri nell’estate dell’anno del Signore 2024». Il Capitano da tempo batte i pugni per ottenere una quota sostanziosa di finanziamenti già in questa legge di Bilancio, ma la Meloni gli ha fatto dire dal suo capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, che non c’è trippa per gatti. «Il Ponte sullo Stretto in manovra? - ha detto - Dubito che per il prossimo anno  saremo già agli appalti. Allo stato mi pare che non abbiamo un progetto esecutivo. Prudenzialmente posso pensare che nel 2024 ci possa essere solo il progetto esecutivo».

Ma Foti non è il solo a pensarla così nella maggioranza. A frenare le ambizioni di Salvini ci ha pensato anche Maurizio Lupi di Noi Moderati: «La situazione economica - dice - impone di concentrare le risorse su famiglie, imprese, salari e sanità». Niente Ponte quindi. Anche Antonio Tajani ha frenato nonostante sia risaputo quanto Berlusconi tenesse a quest’opera. «Il Ponte si farà - ha detto - vedremo quali saranno i tempi. Per ora l’emergenza è ridurre il cuneo fiscale, detassare le tredicesime, aumentare le pensioni». Del resto la stessa Meloni in CdM aveva detto che  «Governare vuol dire fare delle scelte e darsi priorità. Il nostro scopo non deve essere quello di inseguire il consenso, ma di raggiungere risultati concreti, facendo ciò che è utile e giusto e cadenzando i provvedimenti nell’arco della legislatura». Il tono è perentorio. Le promesse che le forze di maggioranza hanno scandito per racimolare voti saranno realizzate, ma da qui a 5 anni.


Altro brusco stop alle promesse di Salvini, “tradito” dal suo stesso ministro Giancarlo Giorgetti che ha parlato semplicemente di un primo stanziamento connesso alla preparazione dei cantieri e nulla più. Siamo quindi molto lontani dai sogni di Salvini e del resto sarebbe difficile stanziare risorse per un’opera dal valore di 15 miliardi che però non ha ancora un progetto definitivo approvato dallo Stato. Eurolink, la società che dovrà realizzare l’opera, ha assicurato che entro il 30 settembre consegnerà l’aggiornamento al vecchio progetto definitivo alla Stretto di Messina Spa. I documenti, però, devono ricevere poi tutti i relativi nulla osta, soprattutto quelli legati all’impatto ambientale dell’opera. Il vecchio progetto è rimasto fermo tre anni nelle commissioni del Ministero dell’Ambiente. Difficile pensare che oggi gli stessi permessi vengano accordati in soli nove mesi.

Insomma la tensione dentro la maggioranza si è fatta molto alta. Così Angelo Bonelli, leader di Alleanza Verdi e sinistra prova ad infilarsi nelle contraddizioni del centrodestra e sta approntando un disegno di legge per l’istituzione del Parco Nazionale dello Stretto. Una norma che, se approvata, bloccherebbe qualsiasi tipo di operazione legata al Ponte. Una provocazione politica, certamente, ma con questo clima in maggioranza tutto può succedere perché da questione economica il Ponte è divenuto caso politico.

Proprio perché caso politico Salvini non sembra avere intenzione di arrendersi. «Quando fai la legge di bilancio cadono tanti uccelli del malaugurio perché o un finanziamento c'è o non c'è. Tertium non datur. E siccome ci sarà l'obiettivo che il primo treno attraversi il collegamento stabile tra Palermo, Reggio, Roma, Milano, Berlino e Stoccolma, nel 2032». Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, intervenendo al convegno The Young Hope.

«Il Ponte nasce per norma di legge nel 1971, l'obiettivo è che il 52esimo compleanno coincida con la copertura economica dell'intero costo che non dovrà superare i 12 miliardi in 10 anni, con una ricaduta positiva ampiamente superiore all'investimento fatto. Sono più che sereno e soddisfatto per quello che in questi 11 mesi, con un'ottima squadra, abbiamo pianificato», ha detto Salvini. La commissaria europea ai Trasporti Adina-Ioana Vlean è «sempre attenta» alle istanze italiane e «l'ho invitata personalmente all'apertura dei cantieri estate 2024».

Giornalista
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