Dalle ultime amministrative è venuta fuori la voglia dei calabresi di essere guidati da una classe politica affidabile e competente. Il Pd è chiamato a fare i conti con il socialismo abbandonando la sua vena populista e gruppettara. E il nuovo scenario potrà influire anche sulle Regionali
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Si parte. C’è grande attesa per il ritorno di Sandro Principe alla guida della città di Rende dopo vent’anni dall’ultima volta. Le attese sono alte per le condizioni in cui versa la città e per il plebiscito che i rendesi hanno tributato alla sua proposta politica. Principe ovviamente ricambia appieno l’amore della sua gente. E’ difficile rintracciare una sua dichiarazione in cui non citi la sua città. Questo per dire quanto è focalizzato sull’impegno che lo attende.
Ma la vittoria a Rende racconta, politicamente, molto altro. Qualcosa che riguarda tutta la regione, soprattutto in un momento delicato come questo per il centrodestra a poco più di un anno dal voto per le regionali. In molti dicono che il problema vero è che il centrosinistra calabrese di fatto non esiste. Ha una sua fisionomia quasi gruppettara, da piazza, ma incapace di elaborare una sua proposta alternativa a quella del centrodestra e soprattutto con uomini capaci di interpretarla.
Le ultime amministrative, soprattutto in provincia di Cosenza, hanno invece dimostrato il contrario. Certo bisogna evitare la retorica del sindaco come soluzione a tutti i guai della politica. Essere primi cittadini non è automaticamente un bollino di qualità. In giro ci sono anche un sacco di disastri. Piuttosto queste elezioni hanno messo in evidenza il ritorno della cultura riformista, finora rimasta schiacciata nel centrosinistra fra gli eredi del Pci e della Dc; una voglia di competenza, di gente che ha dimostrato di saper gestire la cosa pubblica. Esperienze che possono tranquillamente essere esportate alla Cittadella.
Di questo gruppo di sindaci, Principe sicuramente è la massima espressione nonché punto di riferimento per tanti. È stato - pur con le sue durezze e i suoi errori - uno dei principali leader del riformismo socialista in Calabria. Una visione che ha un luogo e una data di nascita ben precisa: Rimini, 1982. In quell’occasione Claudio Martelli esporrà, durante la conferenza programmatica del Psi, la mozione "Per un’alleanza riformista fra il merito e il bisogno”. Sostenere , cioè, chi non ce la fa, senza penalizzare il dinamismo dei talenti, ovvero lottare contro le diseguaglianze ma senza appiattire tutti su un egualitarismo fuori dal tempo.
È un’idea che guarda al socialismo liberale di Carlo Rosselli che non a caso Principe ha citato nel suo primissimo discorso alla città prima di rompere gli indugi sulla sua candidatura. Non è certo un cedimento al liberismo, come molti allora affermarono, bensì un’altra idea della sinistra. Craxi e Martelli all’epoca avevano un obiettivo duplice e ambizioso: ritagliarsi un ruolo non più subalterno alle culture delle due grandi chiese, di osservanza cattolica e marxista. E, con una simile postura, candidarsi a guidare il Paese.
I riformisti in Calabria, grazie anche a figure carismatiche come Principe, da soli non possono forse candidarsi a guidare la Calabria, ma certamente con la cultura riformista del merito e del bisogno il Pd dovrà inevitabilmente fare i conti. Il ritorno del riformismo potrebbe finalmente spostare l’asse politico del centrosinistra dal populismo gruppettaro a una piattaforma capace di interpretare le contraddizioni della moderna società calabrese.