Scenari politici

In Fi parte la diaspora dopo il passo falso di Berlusconi su La Russa: tutti contro Ronzulli

Quanto successo in occasione dell’elezione del presidente del Senato è destinato a pesare non solo sul nuovo governo ma anche sugli equilibri interni al partito azzurro dove in tanti non sopportano più l’egemonia della senatrice che decide anche chi può o non può parlare con il Cavaliere (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Massimo Clausi
15 ottobre 2022
06:30
Silvio Berlusconi e Licia Ronzulli in Senato - Foto Ansa
Silvio Berlusconi e Licia Ronzulli in Senato - Foto Ansa

In Forza Italia, in questi giorni, la tensione si taglia a fette. Dai corridoi del Transatlantico i rumors dicono che in tanti non erano d'accordo con la scelta del Cav, suggerita da Licia Ronzulli, di fare la prova di forza al Senato sulla presidenza di La Russa. Berlusconi ha voluto insistere e si è fatto male, lui ma soprattutto il partito.

«Quando si perde si impara, e oggi speriamo che chi di dovere abbia imparato qualcosa», dice Anna Maria Bernini, la capogruppo di FI, parlando col collega senatore Alberto Zangrillo. «C'è grande disagio», convengono. In questa conversazione riportata dal Foglio, ce l'hanno, evidentemente, con chi ha imposto la linea della prova di forza. Fallita.


Così nel voto alla Camera qualche crepa fra gli Azzurri si è pur notata. Inevitabile visto che in molti iniziano a guardare non proprio benevolmente la figura di questa donna di 45 anni che in pochi anni ha scalato rapidamente tutte le gerarchie di partito.

È stata proprio Licia Ronzulli, ad esempio, a compilare le liste forziste: non solo in Calabria, ma in tutta Italia, a lei toccava l’ultima parola. Verbo che non sempre è stato condiviso, come quando la Ronzulli ha mostrato pollice verso a Sestino Giacomoni, storico segretario particolare di Silvio Berlusconi, da anni parlamentare che è stato candidato in terza posizione nei tre collegi plurinominali di Roma (Municipio I, VII e X) non riuscendo ovviamente ad essere eletto.

D’altronde sulla senatrice circolano vere e proprie leggende metropolitane come quella che dice che è lei a gestire il telefono personale del Cavaliere e che, addirittura, più volte si sarebbe rifiutata di passargli personaggi influenti come Gianni Letta ad esempio. Adesso però nel partito sono sempre di più quelli che guardano con sospetto al ruolo della dinamica senatrice.

In primis ci sono quelli che aspirano a ruoli di Governo e che hanno tutto l’interesse a tessere buoni rapporti con Giorgia Meloni. Fra questi c’è certamente Tajani, ma anche la stessa Bernini e Gasparri. Non solo, ma dopo la debacle della strategia al Senato, hanno iniziato ad alzare la testa anche gli storici nemici interni della Ronzulli perchè una cosa è certa: quando la signora ha scalato il potere di certo non ha fatto prigionieri e di risentimenti fra gli ex appartenenti al cerchio magico del Cavaliere ce ne sono. A questo si aggiunge la preoccupazione dell’isolamento politico di Forza Italia.

La strategia della Meloni appare evidente ovvero quella di tenersi buona a tutti i costi la Lega per isolare maggiormente gli Azzurri visto che non può tenere aperti i due fronti. Lo fa anche per questioni strategiche visto che il vero travaso di voti è avvenuto dal Carroccio a Fratelli d’Italia soprattutto nel Nord. Ciò è dimostrato non solo dal peso specifico dei Ministeri che il Carroccio sta per incassare, ma anche dall’elezione del presidente della Camera. “Volete Fontana? E Fontana sia”, ha detto la premier.

Ci sarà poi tempo per scontrarsi su questioni come l’autonomia differenziata, per ora l’importante è avviare al meglio la legislatura e la nuova compagine di Governo. Qualcuno fa anche notare che questo feeling si ravvisa anche nella trazione nordista che sta mostrando la nuova maggioranza. Presidente della Camera veneto e presidente del Senato lombardo e anche nei nomi che circolano per il totoministri difficilmente si va oltre il Lazio.

Il paradosso è che è stata proprio la Ronzulli ad avvicinare Berlusconi alla Lega di Salvini. Allora si attirò furenti critiche da parte dei moderati, a partire da Maria Stella Gelmini, che però si sono limitate all’invettiva, senza alcuna conseguenza. La contestazione di questa linea politica oggi però ha ritrovato vigore. Ma non ci dovrebbero essere conseguenze immediate in questa fase con la legislatura appena partita.

Molti parlamentari sono in vigile attesa. Tutti sanno che ormai è questione di tempo prima di spartirsi le spoglie di Forza Italia che non può esistere oltre il Cavaliere. Allora la parola d’ordine è serrare le fila, un “sopire, troncare” di manzoniana memoria. Chè tanto verrà il tempo giusto per eventuali vendette e riscatti visto che alla Ronzulli sembra assottigliarsi il terreno sotto i piedi.

Giornalista
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