Infrastrutture, mentre Spirlì e Governo litigano la Calabria resta ferma: i numeri del disastro

I vertici politici regionali e nazionali battibeccano sugli interventi da finanziare con il Recovery plan ma i problemi sono evidenti da tempo. I collegamenti, digitali e non, evidenziano il divario da colmare

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di Camillo Giuliani
18 gennaio 2021
16:15

I fondi pari a zero per l'alta velocità e il porto di Gioia Tauro, conditi dall'ennesimo arrivederci al discusso ponte sullo Stretto, sono solo alcuni degli elementi ad aver scatenato la polemica tra Nino Spirlì e il ministro De Micheli sulla quota di Recovery Plan destinata alla Calabria. Una querelle che ha visto alzarsi la voce anche dei sindacati e di Giovanni Arruzzolo, attuale presidente del Consiglio regionale dopo l'esplosione della bomba Farmabusiness e il coinvolgimento nell'inchiesta di Domenico Tallini. Il rilancio della disastrata economia locale, d'altra parte, non può che passare anche da una soluzione agli atavici problemi delle infrastrutture (tecnologiche e non) e delle reti di trasporti. Senza quella, addio a qualsiasi speranza di competitività sui mercati o di ripresa. I ritardi da recuperare, però, sono tanti, come evidenziato dalla stessa Regione nei documenti alla base della nuova programmazione europea sugli obiettivi da raggiungere nel settennato 2021-2027.

Una società poco digitalizzata

L'Ue punta a un'Europa più connessa da qui a sette anni, con un utilizzo maggiore delle Ict ( le tecnologie dell'informazione e della comunicazione) e un rafforzamento della mobilità sul territorio. Per quanto riguarda gli aspetti legati a innovazione e digitalizzazione è l'Italia intera a dover fare passi avanti, visto che la regione messa meglio (la Lombardia) è ancora lontana dai risultati medi del resto dei Paesi comunitari. La Calabria, in base al Digital Economy and Society Index (Desi), è il fanalino di coda della nostra nazione. Il settore in cui facciamo peggio in assoluto è quello del capitale umano, che misura le competenze necessarie a trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalla società digitale. Ma il gap rispetto alle altre regioni è particolarmente ampio anche quando si parla di servizi pubblici digitali, dove a farci compagnia sul fondo della classifica troviamo Campania e Abruzzo.


Strade sperdute

Il capitolo “viabilità” è un altro tasto dolente, nonostante un'analisi solo quantitativa possa far pensare il contrario. Se ci si basa solo sui km di strada a disposizione per ogni 10mila abitanti, 10mila vetture o, ancora, per 100 chilometri quadrati, i numeri della Calabria superano undici volte su dodici quelli medi italiani. Unica eccezione i chilometri di autostrade per 100 kmq; in tutto il Paese sono 2,30, contro gli 1,9 calabresi che, comunque, superano gli 1,74 del Meridione. Ma in un territorio in cui l'80% del trasporto è su gomma, tocca considerare anche altri fattori. E così nell'indice di competitività, utilizzato per calcolare il tempo impiegato dalla popolazione presente nelle zone circostanti ad accedere alla rete autostradale, si scopre che peggio di noi ci sono solo Sicilia e Sardegna. Il nostro risultato? Dieci volte peggiore di quello della solita capolista italiana Lombardia e venti volte inferiore quello dell'Ile de France, l'area parigina che guida la classifica europa.

Troppi bus che inquinano

Quanto al trasporto pubblico urbano, l'illusione di primeggiare si ripete. Qui, infatti, ci sono 0,9 bus ogni 1000 abitanti, mentre nel resto d'Italia sono 0,7. Poi però prendiamo i bus meno dei nostri connazionali e, soprattutto, il nostro parco mezzi è parecchio più inquinante. Il 4,7% dei pullman in circolazione nei nostri comuni è Euro 0 o Euro 1, percentuale che sale al 10,3 se si parla di trasporti extraurbani; il dato su scala nazionale è, nell'ordine, pari al 2,7% e al 5,6%, praticamente la metà del nostro. In Calabria sono più che altrove anche i bus della categoria che comprende quelli con catalogazione da Euro 2 a Euro 4, mentre sono meno della media quelli più ecologici: Euro 5 ed Euro 6. Sono talmente pochi da risultare pari allo 0% dei 299 in circolazione nelle città i bus elettrici.

Treni vecchi e poche linee elettrificate

Non va meglio quando si parla di treni e rete ferroviaria. Quella di competenza di RFI si snoda lungo 852 km, 318 dei quali destinati a linee fondamentali e i restanti 534 a quelle complementari. Le linee a doppio binario misurano Km 279 e quelle a semplice binario sono pari a Km 573. Le linee elettrificate sono pari a Km 488, di cui 279 a doppio binario e gli altri a semplice binario. L’estensione delle linee a trazione diesel è pari a Km 363. Cosa significa? Che mentre la percentuale nazionale di linee elettrificate rispetto al totale si attesta al 71,6% (con punte che sfiorano l'80% nel Nord e nel Centro Italia) da noi ci si ferma al 57,1%. Un dato simile a quello dei doppi binari elettrificati: qui sono il 57,3%, nel resto del Paese sei punti percentuale in più. I nostri treni, peraltro, sono i più vecchi in circolazione, con un'età media di quasi 19 anni, quella nazionale è di 15,4. D'altra parte, quasi il 64% dei treni calabresi ha più di 15 anni, altrove non si arriva per poco al 42%. Perlomeno a queste latitudini è molto più breve la distanza media tra i porti e la più vicina stazione ferroviaria: 3 km contro i 10 dell'intero Paese.

Porti ed aeroporti mal collegati

Peccato che lo stesso non accada, con tutto quello che ne consegue per il commercio, quando dal porto tocca raggiungere un aeroporto o l'autostrada: il casello più vicino è a quasi 50 km contro i 30 del resto d'Italia; il gate a quasi 65 km, cinque in più della media nazionale. A risentirne di più è Gioia Tauro, che comunque resta il primo porto italiano e l'ottavo in Europa per movimento container, sette posizioni più su di Genova e undici di La Spezia. Non va meglio quando si parla di tempi di percorrenza per raggiungere gli aeroporti: se ci si limita alle strade solo il 20% dei residenti del bacino di utenza (riferito ai singoli aeroporti) raggiunge la destinazione entro trenta minuti; quanto ai treni, la percentuale di chi utilizzandoli arriva a Lamezia o Crotone in meno di mezz'ora è del 35%, dato che sale al 79% solo quando si prende in considerazione Reggio Calabria.
Con i nostri 780 km di costa siamo dietro per territorio bagnato dal mare solo a Sicilia, Sardegna e Puglia, eppure quando si parla di turismo nautico si scopre che le barche per km sono solo 1,37. Senza scomodare le oltre 32 della Campania, la Basilicata, le cui coste sono un undicesimo delle nostre, ne ha 1,62 e il Molise 1,78. D'altra parte, siamo ultimi anche per posti barca per ogni km di costa: qui sono poco più di 6, nelle altre regioni del Centro-Sud non sono mai meno di 10 e possono arrivare anche a oltre 30, a seconda dell'area considerata.


giuliani@lactv.it

 

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