A guardare i dati delle ultime elezioni regionali in Calabria, il messaggio è chiaro: sempre meno calabresi si recano alle urne. Nel 2005, l’affluenza era del 64,39%, dieci anni dopo era già scesa al 59,27%, mentre nel 2014 aveva toccato il 44,08%. Negli ultimi tre turni, dal 2020 al 2025, la percentuale si è stabilizzata intorno al 44%, fino al 43,13% (circa) dell’ultima tornata. Un calo netto, che non può essere ignorato.

Questo trend riflette una realtà più complessa di un semplice disinteresse. Il voto, in fondo, è molto più di un atto burocratico: è l’esperienza concreta di partecipare alla vita politica, di sentirsi parte di una comunità che decide insieme il proprio futuro. Quando questa esperienza perde significato, i cittadini scelgono spesso di non partecipare, comunicando così un distacco silenzioso ma chiaro.

Negli ultimi vent’anni, la Calabria ha visto alternarsi diversi presidenti: dal 2000 al 2005 la regione è stata guidata da Giuseppe Chiaravalloti, poi da Agazio Loiero fino al 2010, seguito da Giuseppe Scopelliti fino al 2014, quindi da Mario Oliverio fino al 2020, poi da Jole Santelli, fino alla riconferma di Roberto Occhiuto del centrodestra dal 2021. Nonostante il cambio dei vertici, l’affluenza è rimasta bassa, a testimonianza che la disaffezione non riguarda un singolo leader o partito, ma un fenomeno più strutturale.

Da un punto di vista sociologico, il calo di partecipazione riflette alcune dinamiche ben note: la percezione di partiti lontani dai problemi reali, la scarsa fiducia nelle istituzioni e la convinzione che il voto non possa cambiare davvero le cose. Molti calabresi vivono un senso di impotenza, alimentato da scandali, inefficienza amministrativa e promesse non mantenute, e scelgono quindi di restare a casa.

Il risultato è una partecipazione selettiva: si vota quando si percepisce che il proprio voto possa avere un peso concreto, mentre le elezioni regionali, spesso percepite come lontane dalla vita quotidiana, subiscono un progressivo svuotamento di senso.

La bassa affluenza racconta una storia concreta: quella di cittadini che non si sentono rappresentati, che non si fidano più e che considerano la politica sempre più distante dalla loro vita.

Se la Calabria vuole invertire questo trend, serve un dialogo più stretto tra istituzioni e cittadini, tra partiti politici e quotidianità, con annesse problematiche. Un impegno concreto per risolvere i problemi reali della regione e a rendere il voto un’esperienza significativa. Altrimenti, la partecipazione resterà bassa, e con essa la qualità della democrazia regionale.