L’intervista

Loizzo (Lega): «Io bipoltronista? Vi spiego perché non mi sono dimessa subito dal Consiglio regionale»

La deputata calabrese del Carroccio rivendica con orgoglio la scelta di non accelerare la sua surroga dopo l’elezione in Parlamento: «Toccava a me tracciare il bilancio del gruppo che ho guidato. E non ho preso doppio stipendio». Sul fronte nazionale: «Abbiamo varato la migliore Manovra possibile» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Massimo Clausi
27 dicembre 2022
08:00
Simona Loizzo
Simona Loizzo

Sono stati giorni intensi per la deputata della Lega, Simona Loizzo. Prima le polemiche in consiglio regionale dove il gruppo ha deciso per un subentro nel ruolo di capogruppo a pochi giorni dalle dimissioni della stessa Loizzo, poi la votazione sulla legge di bilancio.

On. Loizzo, com’è andato il voto sul bilancio?
«Sono stati giorni di grande impegno. Abbiamo votato il 24 e devo dire che siamo riusciti ad approntare una manovra in linea con quelle che erano state le promesse della Lega in campagna elettorale: c’è stato l’innalzamento della flat tax da 65mila a 85mila euro di fatturato; lo stralcio delle cartelle fino a 1000 euro, quota  41; la riduzione dal 10 al 5% della tassazione sui premi di produttività e la riduzione dell’Iva sul pellet e sul teleriscaldamento».


Quindi lei dà un giudizio positivo della manovra?
«Certamente sì, soprattutto se vogliamo restare ancorati alla realtà ed evitare discorsi “lunari”. Il Governo è entrato in carica a fine ottobre, la premier Giorgia Meloni ha dovuto approntare la manovra in circa 50 giorni. Fra l’altro non si tratta di una situazione ordinaria, ma abbiamo dovuto investire, come era giusto che fosse, ingenti risorse per frenare il caro energia e sostenere le famiglie nel contrasto all’inflazione. Insomma la coperta in questo momento è decisamente corta. Al netto di tutto questo però ritengo che la legge di Bilancio sia ben costruita e calibrata al particolarissimo momento che stiamo vivendo».

Lei ha presentato qualche emendamento?
«Certo e mi lasci dire che sono molto soddisfatta del fatto che sia passato il mio ordine del giorno sui medici in pensione che ora possono, su base volontaria, decidere di rimanere in servizio fino a 72 anni. Abbiamo anche prorogato il Decreto Calabria e la modifica degli assetti dell’Aifa ed ho avuto l’onore di essere relatrice del provvedimento in commissione. Sempre per restare nel campo sanitario, la manovra, in netta controtendenza col passato, aumenta di due miliardi il Fondo sanitario nazionale per il 2023 e di altri due per il 2024. È passato anche un ordine del giorno per aumentare il fondo indennità per i medici dell’Emergenza/urgenza. Insomma per le cose che mi interessavano da vicino come medico non posso che esprimere un giudizio positivo».

Senta e per la Ss 106 sono rimasti i tre miliardi spalmati in quindici anni?
«SI ma questo finanziamento non è banale se consideriamo appunto la situazione data della coperta corta e poi rappresenta un segnale di attenzione chiaro verso questa infrastruttura dopo anni di chiacchiere. Nulla esclude poi che questi fondi nel tempo possano essere anche aumentati. Per il momento sono cristallizzati nella legge di Bilancio e questo è un risultato che non possiamo disconoscere».

E allora facciamo un passo indietro; che giudizio dà di questa sua esperienza in consiglio regionale?
«Per me è stata un’esperienza esaltante e molto positiva. La cosa che mi ha fatto più piacere, però, è che evidentemente il mio lavoro è stato apprezzato. In pochi mesi siamo riusciti a coagulare attorno la Lega e la mia persona molti consensi. Le dico solo un dato: a Milano la Lega è al 6%, in provincia di Cosenza siamo arrivati al 7, abbiamo eletto tre deputati, è evidente che il partito ha un grande appeal in Calabria e da questo dobbiamo ripartire per consolidare sempre di più la nostra offerta politica».

Ma non le dispiace lasciare la Calabria e il lavoro svolto?
«Non ho nessuna intenzione di lasciare la Calabria. Mi sono già organizzata per mantenere un legame fortissimo con il territorio. A Cosenza ho organizzato una manifestazione politica bipartisan sulla città unica, oggi terrò un incontro con i medici ospedalieri della provincia per individuare possibili soluzioni alle problematiche sul tappeto; l’altro giorno abbiamo fatto una bellissima iniziativa a Bisignano… Insomma per me cambia solo la postazione. Adesso rappresento gli interessi della Calabria a Roma, in una nuova postazione istituzionale. Tutto il resto non cambia».

Però i suoi colleghi hanno mostrato di avere fretta nel mandarla a Roma…
«Diciamo che il finale di questa mia esperienza alla Regione è stato un po’… non so come definirlo. In realtà mi sono dimessa il 22 dicembre scorso. Qualcuno ha voluto accelerare i tempi perché penso sia prevalsa una logica che non mi appartiene, quella della corsa alle poltrone. Nel documento stilato ci sono tutte le ragioni, ma al di là di qualche piccolezza vado via felice dal Consiglio regionale, consapevole di aver rappresentato al meglio delle mie possibilità non solo il mio elettorato ma tutto quello della Lega calabrese».

Lei però ha detto altre cose su questa vicenda e del resto non è un mistero che ultimamente si trovasse in poca sintonia con i suoi colleghi in consiglio…
«Certamente alcune scelte del Consiglio non mi hanno trovato d’accordo. La proposta di legge sul consigliere supplente non l’ho firmata perché mi sembrava tutta protesa verso la casta e poco in sintonia con il sentire dei calabresi. Anche per la proposta sulla ludopatia ho ritirato subito la mia firma perché non mi convinceva sotto diversi aspetti. Evidentemente a qualcuno questa mia autonomia non è piaciuta e si è incrinato il rapporto. Ma si tratta di casi isolati perché la maggioranza che guida la Regione è fatta di persone serie con le quali ho condiviso uno splendido percorso così come è splendido il mio rapporto con il presidente Occhiuto. Nessuno, però, può farmi dire una cosa diversa da quella che penso. Difendo da sempre e lo farò sempre la mia libertà di pensiero».

Non ha influito su questa vicenda il fatto che non si sia dimessa?
«Guardi, a parte che mi sono dimessa e questa scelta anticipa le cose di poche giorni…».

Si ma lei è un “bipoltronista”?
«Non mi sono dimessa subito perché, per una ragione di correttezza, volevo essere io a presentare il bilancio del gruppo che ho gestito per nove mesi a fine anno. Non mi sembrava corretto che fossero altri a certificare quelle spese che per inciso sono assolutamente trasparenti. Poi c’erano una serie di attività che avevo avviato e di cui volevo assicurarmi la continuazione. Devo poi negare con decisione questa storia del doppio stipendio. Io ho percepito solo l’indennità di consigliere regionale. Per cui le ribalto il ragionamento e le dico che sono fiera di essere stata “bipoltronista”, come dite voi giornalisti, per un mese, un mese e mezzo. Non ho cazzeggiato né a Reggio né a Roma ma ho portato avanti iniziative importanti. Ad esempio avevo presentato un ordine del giorno relativo ai farmaci immunologici e alla possibilità di implementare il fondo per la ricerca nei farmaci innovativi che è una delle strade principali per combattere le neoplasie. L’ordine non è passato ma ci continuo a lavorare perché sono convinta della necessità di questa scelta».

E adesso a cosa sta lavorando?
«Lo scorso 13 dicembre, quindi pochi giorni fa, sono stata nominata dalla Lega in commissione Cultura. Qui lotterò con forza per la valorizzazione e il rilancio dell’immenso patrimonio storico-cuturale della Calabria. Ho un impegno preso con Vittorio Sgarbi per il riconoscimento di tutta la Magna Grecia come sito dell’Unesco. Ormai questi riconoscimenti non vengono più assegnati in maniera puntiforme, ma si rivolgono ad aree vaste. Su questo punto ho già inviato al Legislativo una mia proposta di legge».

Senta, a proposito di iniziative… il Comune di Cosenza ha un buco enorme in bilancio, a Rende c’è la commissione Antimafia che potrebbe sciogliere il Consiglio. Le sembra il momento giusto per l’unificazione e a che punto è il percorso?
«Io penso che sia il momento ideale. Il fatto che i due comuni vivano un momento di debolezza significa che c’è bisogno di una grande rivoluzione come l’unificazione che significa anche mescolare i due elettorati e toglierli dalla morsa delle lobby che hanno sempre condizionato le elezioni. È il momento delle scelte coraggiose, di percorrere nuove strade, di una politica che deve dare un visione di sviluppo futuro di quest’area. Questo è uno dei motivi che mi hanno spinta ad attardare le mie dimissioni dal consiglio regionale. Oggi il decreto, portato avanti da alcuni consiglieri, andrà a breve in commissione e poi approderà in consiglio per la conversione in legge. È una grande opportunità per Cosenza e Rende».

Giornalista
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