La delegata del governo all’Università incontra gli amministratori di Forza Italia e la stampa alla sede del Coordinamento regionale a Reggio facendo intendere che ci sono i presupposti anche per una facoltà ii riva allo Stretto
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C’è chi dal parterre l’ha definita comodamente una idea geniale, ma il ministro l’ha sostanziata parlandone come una necessità, perdendo anche quel suo essere moderata anche quando sostiene le sue idee con forza. L’abolizione dei test all’Università di Medicina è stata al centro dell’incontro con gli amministratori azzurri del ministro Anna Maria Bernini, che nella sede del coordinamento regionale di Forza Italia a Reggio Calabria, affiancata dal vicecapogruppo alla Camera e segretario regionale Francesco Cannizzaro, dal deputato Giovanni Arruzzolo e dai consiglieri regionali azzurri, ha parlato di «vergognosa truffa di Stato che doveva finire».
«Tutti hanno promesso che avrebbero tolto gli schifosi test di medicina, che non erano selettivi per nulla, che erano una sorta di lancio della monetina sotto cui si annidavano altrettanto schifosi mercati della formazione costosissima. Si faceva pagare alle studentesse e agli studenti, e alle loro famiglie, fino a 40 mila euro per acquisire test che magari non uscivano nemmeno». Bernini racconta che non è stato facile soprattutto se si pensa che in fin dei conti si trattava di un finto numero chiuso.
«Chi non superava il numero chiuso veniva mandato all'estero a studiare, magari organizzato dalle stesse Università italiane, pagando si intende cifre vergognose, con grandi difficoltà a ritornare, a riavvicinarsi, e ad essere rimessi in corso dalle Università italiane. Basta» ripete il ministro che ha aggiunto: «I nostri avversari politici lo considerano un atto di sinistra, assolutamente democratico, ma in realtà è un atto di giustizia».
Riprendendo le contestazioni del Pd sul fatto di non aver investito su questa riforma, Bernini ha ricordato «abbiamo aumentato il fondo con cui finanziamo l'università di 338 milioni quest'anno e nel 2025, proprio per supportare questo percorso che le Università faranno. Noi daremo accesso a tutti gli studenti che vogliono iscriversi a medicina e faremo fare loro sei mesi di corso caratterizzante su materie – chimica, fisica e biologia - quindi non testa inutili, tre materie su cui loro si formeranno. Questo è uno Stato che fa il suo mestiere, si assume la responsabilità della formazione».
Ma se l’esigenza di trovare ed avere a disposizioni più medici è impellente, e non solo a queste latitudini, anche la domanda di infermieri è cresciuta a dismisura negli ultimi anni. Il ministro Bernini lo sa e alla domanda “cos'è che li tiene lontani dalla professione”, risponde che in parte dipende dalle classi di laurea non più attuali, e in parte da un problema stipendiale su cui dovrà lavorare il Governo. «Il mondo sta cambiando – ha sottolineato - una cosa che la sinistra non capisce è che non possono calare il mondo nel loro schema, il politico fa al contrario, interpreta il mondo sulla base di quello che sta succedendo, delle esigenze del mondo, che è esattamente quello che dico di fare a tutti i Rettori e tutti gli enti di ricerca: create un'offerta che corrisponda alla domanda»
Riferendosi alla nostra regione, il ministro Bernini ha reso merito alle università calabresi: «sono state brave, perché hanno parlato con tutti, hanno parlato con le imprese, hanno parlato con i territori, hanno parlato con le associazioni di categoria professionale, hanno parlato con il terzo settore, si sono confrontate per dare ai loro programmi di studio una profilatura che sia compatibile, suggestiva, naturalmente comprensiva del principio di realtà, perché è su quello che dobbiamo».
Sul nuovo corso di laurea in Medicina Bernini si dice dunque per l'apertura: «Sono per un'apertura e per una valorizzazione delle opportunità che corrisponda ad una conservazione della qualità dell'offerta formativa, perché quello che stiamo facendo insieme non significa abbassare la qualità di quello che offrono le studentesse e gli studenti dell'università, significa anzi valorizzare e elevare la formazione italiana che è famosa nel mondo».
Ma nella narrazione berniniana le opportunità non sono solo per gli studenti, ma anche per i territori: «Le Università sono rigenerative per i territori ed è per questo che il fatto di avere delle infrastrutture come l'aeroporto, migliori collegamenti, è fondamentale non solo per fare in modo che i ragazzi rimangano qui, i futuri studenti in medicina, ma per avere altri studenti di medicina non solo dall'Italia ma anche da altri paesi. Non parlo solo dell'Africa e del Piano Mattei. Sono venuti anche i professori in Calabria, è venuta Sandra Savaglio dalla Germania sono venuti i professori da Oxford da Harvard anche per la qualità dei vostri docenti e dei vostri Rettori che sono andati a risciacquare i panni all'estero, hanno fatto amicizia, con un approccio argonautico, hanno creato comunità scientifica e hanno portato la comunità scientifica in Calabria. Quindi sì, e come tutte le nuove opportunità che fanno crescere i territori, l'importante è che l'offerta sia sempre di qualità, e in questo momento lo è, lo è stato e sono sicura che lo sarà, perché i nostri target sono sempre molto alti».