Sara’ dura

Metti una sera a cena con la Meloni, tra Bella ciao e Faccetta nera: storia semiseria del voto in famiglia

L’andazzo della campagna elettorale si riflette nelle case degli italiani dove le opinioni si polarizzano tra presunti fascisti e altrettanto presunti antifascisti. Ecco la cronaca di una lite estiva davanti a un piatto di spaghetti con le vongole

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di Enrico De Girolamo
27 luglio 2022
15:05
Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Caldissima serata estiva. Cena in famiglia nella casa al mare. Spaghetti con le vongole a mettere tutti d’accordo. La bottiglia di vino bianco che lacrima lentamente sulla tovaglia. L’anguria in frigo. Un po’ più su, nel freezer, una confezione di gelato attende di sfidare la temperatura esterna. La conversazione è pigra, come l’aria calda che soffia piano dall’entroterra: solite chiacchiere, qualche sfottò. Il sottofondo appena percettibile della Tv rimanda le risate finte di Paperissima.

Poi, dal nulla, si scatena l’inferno: «Ma mica qui qualcuno ha intenzione di votare per la Meloni?». La domanda, gettata sul desco dal commensale più giovane, sembra un mozzicone lanciato in un pagliaio. La sensazione è quella del tuono che precede un temporale. Nonostante i 30 gradi, infatti, un brivido corre lungo schiena dei più smaliziati, che hanno immediatamente compreso come andrà a finire.


«A tavola non si parla di politica», sentenzia invano la nonna, già sapendo che sarà un bagno di sangue. L’obiezione arriva dalle fila dei generi: «E perché?», interrogativo sarcasticamente retorico che pone una questione altrettanto politica. Il monito della matriarca si spegne subito nell’inutilità: il dado è tratto.

«Allora? Qualcuno ha intenzione di votare per la Meloni?», ribadisce la teenager arcobaleno fino al midollo, che ascolta litanie trap di sinistra ma va pure al Jova beach party di Roccella, giusto per non farsi mancare niente.

«E anche se fosse?», replica subito lo zio “nero”, in quel momento unico spettatore della Tv. Un filo di fumo comincia a salire dal metaforico pagliaio e già si sente il crepitio delle fiamme ancora non visibili.

«Come anche se fosse… ma vi rendete conto di cosa ha detto in Spagna? Sembrava un’invasata. Dio, Patria e Famiglia. C’è una parola precisa per questo trittico: fascismo». È la sorella dell’incendiaria, che interviene per darle manforte. Lei, a differenza della consanguinea più piccola, quest’anno può votare per la prima volta e ha intenzione di ostentarlo come se avesse finalmente tratto la spada dalla roccia.

«Ma quale fascismo! Siete fissati col pericolo fascista voi comunisti», sentenzia un altro parente sulla sessantina, meno nero dello zio e decisamente più azzurro. «Ha ragione Berlusconi…», conclude telegrafico come se bastasse nominare il Cav per aver indicato la rotta giusta.

«Te lo raccomando Berlusconi - interviene la moglie dello zio, alias la zia -, finto matrimonio con una tizia, parlamentare per giunta, che ha 50 anni meno di lui. Mo’ la politica la fanno le sue badanti che decidono chi può vedere e chi no, ma a che punto siamo arrivati».

«E Salvini? Vi rendete conto che votare per il centrodestra significa votare anche per quello del Papeete che voleva pieni poteri?». Su Salvini quasi nessuno replica, sarà colpa della latitudine calabrese. Ma l’allusione al “centrodestra” non poteva restare senza reazione.

«E allora quel so-tutto-io di Renzi? Quel pariolino di Calenda? Quel mezzo addormentato di Letta?». È un triplo affondo, difficile uscirne per chi a sinistra sa di avere ben poche frecce al proprio arco. Qualcuno cerca di issare la bandiera ormai strappata di Draghi, puntando il dito contro chi l’ha fatto cadere, ma desiste prima che la discussione degeneri nel contatto fisico. I cinquestelle, invece, non se li fila nessuno, né dal lato destro né da quello sinistro del tavolo.

I toni salgono, la tensione cresce. Ormai la famiglia è polarizzata come un talk di seconda serata qualsiasi. Sullo sfondo resta la domanda cruciale: «Meloni sì o Meloni no?». La sintesi di questa campagna elettorale è tutta qui.

Al culmine dello scontro, la teenager, quella che non vota, lancia la bomba: «Una mattina, mi son svegliato…», sussurra. Poi, al ritornello, si unisce anche la sorella, quella che vota: «Oh bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao». Ormai cantano a squarciagola.

Lo zio nero non aspettava altro. Si alza e col bicchiere in mano parte anche lui: «Faccetta nera, bella abissina, aspetta e spera che già l’ora s'avvicina…». Scoppia il caos. Le invettive politiche sfociano nelle offese personali, evitare lo scontro fisico è ormai quasi impossibile.

Poi, a un passo dal dramma familiare, il colpo di genio: la nonna prende il gelato dal freezer e lo mette al centro della tavola. «Mangiamolo, che sennò si scioglie». Come per magia torna la calma. «Buona questa nocciola zio, dove l’hai comprata?».
Giorgia Meloni può aspettare. Per ora.

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