Ospedale di Acri, il reparto Covid non arriva. Guccione spara a zero sull'Asp

Il consigliere regionale se la prende con il commissario dell'Azienda sanitaria Simonetta Cinzia Bettelini: «Basta passerelle e fumo negli occhi, riapra subito le strutture chiuse per attivare la rete territoriale»

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di Camillo Giuliani
27 novembre 2020
17:44
L’ospedale di Acri
L’ospedale di Acri

Il piano per respingere la seconda ondata di contagi c'era, ma nessuno l'ha messo in pratica. E lo stesso sembrerebbe stia accadendo con gli impegni presi dal commissario dell'Asp di Cosenza, Simonetta Cinzia Bettelini, sulla creazione di un reparto Covid nell'ospedale di Acri. Servirebbe ad accogliere sedici pazienti non gravi, ma dopo il sopralluogo effettuato nei giorni scorsi da Bettelini insieme ad alcuni suoi collaboratori non si sono registrate novità.

Fumo negli occhi

«Siamo preoccupati che, ancora una volta, tutto possa tradursi in una semplice passerella da parte dei responsabili che dovevano attuare il Piano Covid» tuona il consigliere regionale Carlo Guccione all'indirizzo del commissario. L'esponente del Pd ricorda come la strategia anti coronavirus rimasta inattuata fosse ricca di dettagli sugli interventi da effettuare, ospedale per ospedale, evidenziando come «per coprire queste inefficienze e macroscopiche responsabilità oggi si pensa di gettare fumo negli occhi ai calabresi con gli ospedali da campo».


Gli ospedali pubblici inutilizzati

Guccione sposa la tesi di quanti, al posto di tendoni e militari, avrebbero voluto si rimettessero in funzione le strutture pubbliche già esistenti. Quello di Acri, appunto, è uno dei nosocomi che avrebbero potuto essere utilizzati per alleggerire il carico di lavoro che grava sull'Annunziata di Cosenza. Ma lo stesso vale per gli ospedali di Lungro, Mormanno, Trebisacce, Praia a Mare, Cariati e San Giovanni in Fiore, strutture in cui sarebbe bastato solo «assumere personale medico, paramedico, infermieristico e acquistare le attrezzature necessarie per la cura dei pazienti». Non è accaduto, però, e in Calabria ci ritroviamo «ancora oggi in una situazione di totale emergenza in cui sono saltati i tracciamenti, le terapie intensive e sub intensive scoppiano, gli ospedali spoke e hub non sono in grado di far fronte a tutti i ricoveri», prosegue il democrat.

Come affrontare una terza ondata

Se errori ci sono stati – ed è evidente sia così, con la regione dichiarata zona rossa dal Governo – perseverare nel ripeterli sarebbe ancora più imperdonabile, perché gli sviluppi futuri della pandemia sono imprevedibili. «Non è da escludere che a questa seconda ondata possa seguirne una terza che sarebbe, tra l’altro, ancora più difficile da affrontare visto che andrebbe a coincidere con l’insorgere della stagione influenzale. L’Asp si mobiliti – conclude Guccione – e superi rapidamente tutte le difficoltà e i problemi che oggi impediscono di attivare questa importante rete Covid territoriale e ospedaliera».

 

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