Verso il Congresso

Pd Calabria, l’ex consigliere regionale Franchino si candida a segretario come anti-Irto

In corsa da Cosenza per diventare il segretario regionale. A sostenere la sua aspirazione anche un ricorso agli organi di garanzia del partito presentato da Zaccaro, Midaglia e De Simone per il mancato coinvolgimento della base (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Antonio Clausi
3 gennaio 2022
19:15
Nel riquadro, Mario Franchino
Nel riquadro, Mario Franchino

Sono poco meno di 11mila le tessere del Partito Democratico sottoscritte in Calabria entro la data del 31 dicembre. Sono al vaglio della Commissione che, prima di comunicare quello esatto, ne esaminerà la validità e ne confermerà o meno il numero. In particolare, anche in rapporto alla popolazione e al maggiore radicamento storico sul territorio, è la provincia di Cosenza ad aver fatto la voce grossa infrangendo il muro dei 4000 iscritti.

Dopo gli anni del commissariamento il Congresso è alle porte e, a quattro giorni dalla scadenza dei termini, non sembravano esserci altri candidati all’orizzonte. Nicola Irto, dopo il balletto delle Regionali, doveva essere la sintesi perfetta di un equilibrismo di fondo destinato a trovare concretezza nell’ormai tanto atteso Congresso. L’utilizzo del condizionale era però d’obbligo fin dall’inizio. Oggi, a margine di una riunione al T-Hotel di Lamezia Terme, l’ala che fa capo all’ex parlamentare Cesare Marini ha valutato positivamente l’idea di proporre a segretario il profilo dell’ex consigliere regionale Mario Franchino. Il tutto verrà formalizzato nelle prossime ore.


Non finisce qui, perché tre esponenti democrat hanno scritto la settimana scorsa alla Commissione Nazionale di Garanzia e a quella calabrese preannunciando un ricorso a cui ad oggi non sono seguiti riscontri. Carmine Zaccaro, Pietro Midaglia e Sergio De Simone sostengono nel documento che la loro iniziativa «non è finalizzata alla creazione di una nuova corrente, ma all’apertura di una discussione ampia nel Pd Calabrese». Ritengono infatti che una discussione politica nel partito sia stata sul nascere «smorzata e infiacchita dall’ennesima cooptazione, stavolta del segretario regionale, utile solo a garantire l’unità di facciata del partito, senza nessun coinvolgimento del nostro popolo».

Se da un lato attaccano la gestione Graziano definita «improvvida», dall’altro rivendicano meriti di dirigenti locali che «hanno messo in atto strategie unitarie antitetiche a quelle commissariali» ottenendo successi elettorali. Chiudono le loro argomentazioni evidenziando che, non essendo ancora noti i nomi degli iscritti, risulterebbe difficile a tutti raccogliere tra 250 e 600 firme a sostegno di una candidatura. «Per questa ragione si ritiene necessaria la richiesta di rimodulazione delle scadenze del programma congressuale».

Gli equilibri congressuali avranno ripercussioni a Cosenza dove in ballo ci sono le elezioni del presidente della Provincia (Nociti in pole, ma qualcuno spera in Porco) e del segretario provinciale del Pd. La partita si gioca su più tavoli, specialmente in ottica elezioni politiche. Se Draghi dovesse salire al Quirinale e Forza Italia ritirare l’appoggio al governo, le elezioni busserebbero improvvisamente alle porte…

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