Toni duri del primo cittadino di Acri anche contro il capogruppo del partito Bevacqua: «La sua azione politica è stata inesistente e inconsistente»
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Non riesce a trovare pace la stagione congressuale del Pd calabrese. Dopo l’elezione all’unanimità di Nicola Irto come segretario regionale, è ora il congresso provinciale di Cosenza a scatenare polemiche e tensioni interne. La sfida tra i candidati alla segreteria, Pino Le Fosse e Matteo Lettieri, rischia di finire in tribunale, tra accuse di brogli e irregolarità che minano la tenuta del partito.
A denunciare la situazione è stato anche il sindaco di Acri, Pino Capalbo, che prende le distanze dal clima avvelenato di queste ore: «Le regole valgono per tutti. Un congresso che si sarebbe dovuto basare sull’idea di partito si è tenuto ad armi impari – attacca Capalbo –. Garanti in alcuni circoli, altri senza controllo. È un congresso e un modo di fare che non mi appartiene. Quindi siamo stati nostro malgrado costretti a presentare un esposto denuncia presso la procura della Repubblica di Cosenza».
Nel mirino, in particolare, quanto avvenuto a Rende, dove – secondo il comitato a sostegno di Le Fosse – si sarebbe tenuto nella notte un «congresso fantasma» in un albergo cittadino, con la presenza di un ristretto gruppo guidato dal capogruppo regionale Domenico Bevacqua.
Capalbo aggiunge: «Quando non funzionano gli organismi di garanzia perdiamo tutti, la politica e il Pd. Io mi tiro fuori da questo gioco al massacro, nonostante nel mio circolo il garante Elio Bozzo abbia potuto verificare la correttezza del congresso che ha visto prevalere Pino Le Fosse con 98 voti contro i 13 di Lettieri su 111 votanti e 127 aventi diritto. Persone in carne ossa che si sono recati a votare».
Lo stesso sindaco di Acri aveva anche duramente attaccato Bevacqua nei giorni scorsi, definendolo come «un capogruppo del Pd che non ha sostenuto Giuseppe Aieta, Sandro Principe, per consolidare posizioni personalistiche e che si è reso artefice della creazione di un partito nel partito. Lo stesso che si permette di dare lezioni di correttezza e di esprimere giudizi».
«Le regole valgono per tutti – scrive Capalbo – , per Carlo Guccione come per Mario Oliverio. Bevacqua non pensi di ottenere la deroga per la quarta candidatura, non perché una sua eventuale candidatura possa intimorirci ma solo perché non consentita dalle regole del partito. Se fosse stato Berlinguer o De Gasperi non avremmo avuto problemi, ma il capogruppo del Pd è semplicemente Mimmo Bevacqua, la cui azione politica è stata inesistente e inconsistente».