Retroscena e costi della proposta di legge presentata da Fi, Noi Moderati, Lega e FdI per modificare lo Statuto (senza passare dal referendum) e allargare la giunta a nove per poi aggiungere anche due sottosegretari cancellati nel 2010. Tutto ovviamente a “invarianza finanziaria”, che non significa gratis
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Qual è la vera urgenza della nostra regione? Qualcuno, particolarmente distratto, potrebbe rispondere la sanità o il lavoro o la fuga dei nostri giovani o addirittura il problema delle nuove povertà o ancora la carenza idrica. Insomma ci sarebbe, se vogliamo, l'imbarazzo della scelta. La maggioranza di centrodestra invece non ha alcun dubbio. La questione più urgente da risolvere è quella dell'allargamento a nove della giunta regionale, condizione permessa da una legge dello Stato per le regioni sotto i due milioni di abitanti, come la Calabria appunto.
Così nel prossimo consiglio, fissato per giovedì, fra i punti all'ordine del giorno c'è, oltre ad una serie di pratiche contabili, proprio la modifica dello Statuto regionale che permette di recepire l'allargamento della giunta. Urgenza da affrontare prima ancora di costituire le commissioni, cosicché il testo arriverà direttamente in aula senza perdere tempo in discussioni inutili.
Ma i consiglieri hanno tanta tanta fretta di arrivare al nuovo esecutivo provinciale che nella proposta di legge (firmata da Domenico Giannetta e Pierluigi Caputo FI, Giuseppe Mattiani, Lega, Vito Pitaro, Noi Moderati e Angelo Brutto FdI), s è pensato anche di mettere mano alle regole che riguardano la modifica statutaria.
In questo caso la vecchia norma prevedeva che dopo l'approvazione a maggioranza dei due terzi (che in consiglio rappresentano regionale l'intera maggioranza) con due deliberazioni successive adotta ad intervallo non minore di due mesi, il Governo ha trenta giorni di tempo per impugnare la modifica. Non solo, ma si può chiedere anche l'indicazione di un referendum confermativo entro tre mesi dalla pubblicazione del testo sul Burc. Il referendum si può svolgere qualora ne faccia richiesta un cinquantesimo degli elettori della Regione o un quinto dei componenti del Consiglio regionale ovvero nove. Esattamente quanti sono i componenti dell'opposizione. Scaduti questi tre mesi la modifica diventa operativa.
Tempi decisamente lunghi, allora si è cercato di trovare una scorciatoia abrogando proprio il quarto comma dell'articolo 58 dello Statuto e prevedendo che il referendum si può tenere solo in caso di modifica complessiva dello Statuto, non di una semplice revisione. In questo modo si evita di far trascorrere il tempo previsto per l'indizione del referendum e dopo trenta giorni dall'approvazione definitiva della legge si può procedere alla nomina dei due nuovi assessori che il presidente Occhiuto ha già formalmente assegnato a Noi Moderati e Lega.
C'è però chi dice che questa previsione sia incostituzionale e, in particolare, potrebbe violare l'articolo 113 della Costituzione per cui sul punto c'è molta prudenza, soprattutto da Fratelli d'Italia.
Altro punto complesso sono i costi dell'operazione. Nella proposta di legge si usa la formula magica “invarianza finanziaria” che non significa ovviamente a costo zero .
La giunta a sette unità attualmente (fra le indennità ei costi delle strutture) costa 3.158.877,17 l'anno. Allargata a nove costerà € 3.948.546,46 l'anno. Nel decreto di nomina il presidente indicherà anche la copertura finanziaria e quindi da quale capitolo verranno presi i soldi. Molto probabilmente da quelli relativi ai costi complessivi dell'apparato politico regionale. Il costo complessivo del funzionamento del consiglio regionale è di oltre 57 milioni di euro quindi da qui dovrebbero ricavarsi i soldi necessari per gli emolumenti e le strutture dei due nuovi assessori.
Ma siccome l'appetito vien mangiando e quello dei partiti è sempre molto robusto, i nostri legislatori hanno pensato bene di reintrodurre altre due figure ovvero i sottosegretari. Si tratta di una figura istituzionale presente in molte regioni (la virtuosa Lombardia ne ha quattro) e servono a coadiuvare l'azione del presidente della giunta regionale.
L'allora presidente Scopelliti ne aveva due (Giovanni Dima e Alberto Sarra) ma poi deciso di tagliare questa spesa con la deliberazione di giunta n. 367 del 10 maggio 2010. Insomma altri due strapuntini per sostenere una maggioranza che ha necessità di postazioni. Anche in questo caso si parla di invarianza finanziaria che non significa a costo zero ovviamente, ma che le risorse necessarie vanno trovate nel bilancio complessivo del consiglio regionale che non può essere incrementato. Magari si potrebbe sottrarre risorse destinate ai gruppi consiliari o decidere che i sottosegretari non avranno indennità se non rimborsi.
Certo c'è il problema dei costi delle relative strutture che potrebbero essere create però con risorse interne ovvero con persone che già lavorano per il consiglio regionale.
Vedremo che alchimia giuridica troveremo i nostri legislatori ma siamo sicuri che riusciranno agevolmente a risolvere questo problema che attanaglia tutti i calabresi: garantire più poltrone per tutti.


