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Acqua, fuochino, fuoco: Saccomanno a Perfidia non dice chi gli ha fatto le scarpe ma gli indizi portano a Tilde Minasi

VIDEO | Il commissario regionale della Lega messo sotto torchio da Antonella Grippo. Per Bevacqua nel Pd calabrese non ci sono capibastone ma solo “anime diverse”. Il campo largo ad assetto variabile e la parabola discendente di Salvini al centro della discussione con Orrico, Silvestri, Morani, Caporale, Brutto e Molteni

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di Massimo Clausi
13 aprile 2024
10:16

Dove va la politica italiana fra capibastone, cacicchi e orsoline? È il punto al centro della scoppiettante puntata di Perfidia della nostra Antonella Grippo che ha mixato sapientemente un ricco parterre sull’ottovolante dell’alto e del basso, come ci ha insegnato Umberto Eco.

Così abbiamo appreso che il capogruppo regionale dem, Mimmo Bevacqua, non sa cantare ma non disdegna il ballo, preferisce il vino alla droga e al Rock&roll e per quanto riguarda il sesso gli piace formiculare. Dell’altro ospite in studio, il commissario regionale della Lega, Giacomo Francesco Saccomanno, non siamo riusciti a sapere nulla, nonostante la Grippo l’abbia torchiato in ogni modo, persino sul confessionale. Ma chi è il fuoco amico che trama per silurarlo dalla sala comandi del partito, non c’è stato verso di saperlo. Nell’aria però riecheggiava il nome di Tilde Minasi, forse per vicinanza geografica, chissà. Silenzio anche sul nuovo incarico che lo aspetterebbe come ticket d’uscita. Del resto sul confessionale Saccomanno ha negato persino di aver mai fornicato.


Sprazzi divertenti di una politica uccisa dalle categorie del titolo della puntata. Il vuoto di idee si traduce nel solito cliché che esplode nei casi come quello di Bari che ha mandato in tilt il campo largo sacrificato sull’altare del giustizialismo. Il capogruppo alla Camera del M5s, Francesco Silvestri ha detto addirittura di non conoscere nessun campo largo, soprattutto se c’è Calenda che in tre regioni ha fatto tre alleanze diverse. Poi ha alzato la forca paventando il rischio di corruzione che si sta espandendo a macchia d’olio, con il piatto gustoso dei miliardi del Pnrr che prima o poi arriveranno. A chi provava, come il segretario provinciale di FdI, Angelo Brutto, a dire che forse stava un po’ esacerbando il discorso, ha risposto che a Bari c’erano stati arresti e chi se ne fotte del terzo grado di giudizio. Oltre l’eterno dibattito fra forcaioli e garantisti, però c’è il vuoto.

Il giornalista Antonello Caporale spiega che il vero problema è la fine della passione per cui oggi la politica si muove per mercato, per affari e in questa direzione si capisce perché senza idee ed entusiasmi il fronte degli astensionisti è sempre più ampio. Poi c’è l’altro problema, quello dei capibastone. In studio non li conosce nessuno. Bevacqua dice che nel suo partito ci sono anime diverse, ma non correnti. Quello che aveva detto poco prima Francesco Boccia. Saccomano come al solito negava, Brutto dice che il suo partito dà grande autonomia ai territori e fa i congressi vecchio stile con tanto di mozioni e votazioni. Caporale allora entra a gamba tesa e fa i nomi «le famiglie Occhiuto, Gentile, Adamo ed Eva è il familismo che appartiene un po’ a tutti gli italiani ma a chi può davvero appassionare?»

E il campo largo? A targhe alterne. Bevacqua rimprovera alla Orrico una caduta di stile quando la deputata ha chiesto ad Irto più coraggio nella rifondazione del partito e le ricorda che la propaganda elettorale non può inficiare un lavoro fatto insieme sia a Vibo sia a Corigliano Rossano. Nell’altro campo se Maurizio Gasparri ha rivendicato la forza centripeta di Forza Italia nel centrodestra, Brutto ha replicato ricordando al forzista che lui ha la sua stessa matrice politica. Il sottosegretario agli Interni, il leghista Nicola Molteni ha detto che Salvini non è in discussione come leader perché è quello che ha preso la Lega al 3% e l’ha portata al 30, ma soprattutto diverse volte alla guida del Paese. Brutto ascoltava un po’ preoccupato, poi incalzato dalla Grippo ha ammesso che così alla Regione non va e dopo le Europee ci sarà un ragionamento sulle deleghe. La Grippo allora ha lanciato la bomba ovvero fallito il campo largo il ritorno ad un vecchio amore, quello fra Conte e Salvini. In fondo l'avvocato del popolo, ha detto la conduttrice citando un’analisi de “Linkiesta”, è di destra come dimostra la sua azione di governo sui migranti, la sicurezza e tanto altro.

Insomma la politica oggi non solo è moscia, ma è pure fluida. Il perché è il vero scoop della trasmissione, innescato dal capogruppo al Senato della Lega, Massimiliano Romeo. Alla domanda se Salvini rischi davvero la poltrona, ha risposto di essere un democristiano. È stata come una liberazione e tutti hanno fatto outing, tranne Brutto ovviamente che ha ben altro percorso. E a proposito di passioni, ultime due chicche da segnalare della puntata ovvero gli interventi di due donne intelligenti e appassionate: la lettura equilibrata dei fatti di Bari da parte della deputata Pd Alessia Morani; il discorso sulla pace di Barbara Alberti.

È possibile rivedere l'intera puntata di Perfidia su LaC Play.

Giornalista
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