Per Melito Porto Salvo è una giornata fra le più importanti del suo passato recente: è stato approvato in Giunta il progetto di fattibilità tecnico-economica per il Ponte di Pilati.​​​​​​ È il primo risultato amministrativo concreto degli ultimi anni sul viadotto chiuso dal 2021, ottenuto a sei mesi dall’insediamento dell’attuale amministrazione, illustrato in conferenza stampa oggi pomeriggio dal sindaco Tito Nastasi insieme all’ingegnere progettista Giacinto Porco e all’architetto Vincenzo Manti.

«Era nostro dovere riportare questa vicenda tra le priorità amministrative» ha detto il primo cittadino aprendo la conferenza. Ha ringraziato tecnici comunali, Sismalab e Unical per il lavoro svolto «alacremente» e ha chiarito l’obiettivo: spiegare cosa è stato fatto, cosa resta e quali passaggi separano il progetto dalla riapertura. Sei mesi fa non c’era PFTE approvato. Oggi sì.

Nel suo intervento, Nastasi ha collegato il progetto non soltanto alla dimensione tecnica ma a quella sociale: «La risoluzione è un atto dovuto alla città di Melito e soprattutto a chi ha sofferto questa chiusura». Il riferimento è diretto, appunto, ai residenti di Pilati, che da quattro anni convivono con un collegamento interrotto, con deviazione obbligata dalla Strada Statale 106 e dalla rotatoria all’uopo realizzata e non ancora terminata, ma che già mostra tutti i suoi limiti progettuali. La priorità espressa dal sindaco riguarda il piano reale e non quello formale: «In tanti hanno subito danni, non solo economici». L’intervento diventa così un tema di normalità e accessibilità e non solo di pianificazione, perché riaprire il ponte significa restaurare continuità territoriale e superare un isolamento viario che ha pesato più sulle persone che sulle carte. Soprattutto sui più giovani e sugli anziani.

La ricostruzione tecnica è stata affidata all’ingegner Porco, responsabile scientifico del gruppo composto da undici professionisti. Le indagini descrivono corrosione diffusa, riduzione delle sezioni metalliche fino al 50%, degrado maggiore nelle campate verso Melito. Da qui la scelta tecnica: «Demolizione e ricostruzione costerebbe sei o sette milioni e imporrebbe anni di autorizzazioni. Con le risorse disponibili si interviene sull’esistente». Non una toppa, ma recupero strutturale con materiali compositi e rinforzi. Obiettivo: ripristino funzionalità e riapertura al traffico leggero.

Il PFTE definisce una sequenza netta. Previste opere di consolidamento delle membrature, revisione pendinatura, materiali su zone ammalorate e controllo elettronico accessi collegato alla Polizia locale. «Non modifichiamo la struttura - precisa Porco - la recuperiamo». Un approccio conservativo, sostenibile nei costi e nei tempi. Non l’ideale, secondo alcuni, ma il praticabile.

L’architetto Manti dell’Ufficio Tecnico Comunale ha delineato i passaggi amministrativi: «Stiamo chiudendo la convenzione con la Regione. A seguire ci sarà il progetto esecutivo, gara, aggiudicazione e cantiere stimato in nove mesi». La delibera approvata registra un quadro economico composto da 100 mila euro di finanziamento della Città Metropolitana per la progettazione e 1,252 milioni finanziati dalla Regione tramite FSC per manutenzione straordinaria. Risorse non immediatamente cantierabili, ma programmate e ancorate a un iter che oggi ha un primo mattone formale.

La conferenza ha ricostruito il passato: studi, rilievi, incarichi tecnici, un affidamento nel 2022, altri nel 2025, fino alla redazione e verifica del PFTE acquisito al protocollo il 19 novembre e validato il 24. Ciò che mancava era l’approvazione formale. È la differenza politica della giornata. Non un ponte sospeso, ma un procedimento avviato.