L’opposizione attende per valutare mentre serpeggiano perplessità anche nei consiglieri di maggioranza su come il presidente ha gestito lo strappo dopo l’inchiesta della Procura di Catanzaro. In dubbio non solo la presenza di Azione ma anche l’adesione di alcuni alleati
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
A un’ora dall’orario di convocazione di quella che dovrebbe essere l’ultima seduta della legislatura targata Roberto Occhiuto l’aula rimane deserta. Le dimissioni del presidente e la conseguente convocazione dell’assemblea legislativa da parte di Filippo Mancuso avevano mandato su tutte le furie le opposizioni di Palazzo Campanella che nel corso di una conferenza stampa avevano bollato come «abusivo» lo stesso presidente dimissionario, contestando al tempo stesso le tempistiche – 12 ottobre - decise da Occhiuto per lo svolgimento delle elezioni, atteso che la convocazione di oggi potrebbe anche favorire una soluzione diversa che prevede eventuali elezioni a fine settembre.
Contestazioni che però trovano terreno fertile anche nelle file della maggioranza, gran parte della quale è stata colta di sorpresa dall’annuncio social del presidente.
Ecco perché i ritardi di oggi fanno pensare a mal di pancia, in alcuni casi acuti, all’interno della compagine governativa. I soliti ben informati di palazzo hanno riferito che pochi minuti fa è stata aperta anche la Sala Commissioni, il che significa che il centrodestra ha la necessità di guardarsi in faccia e confrontarsi sul da farsi. Magari anche per lanciare un segnale politico, e non. Non bisogna dimenticare d’altra parte che nella maggioranza potrebbero assentarsi i due consiglieri – Giuseppe Graziano e Francesco De Nisi - che reggono le sorti di Azione in Calabria. L’assenza di un terzo consigliere, anche per un semplice mal di pancia metterebbe in forte imbarazzo la maggioranza che sarebbe costretta ad affidarsi alla presenza in aula delle opposizioni.
Il centrosinistra dunque attende strategicamente che le cose divengano palesi in aula, non escludendo la possibilità di mettere in evidenza tutte le fragilità della maggioranza, non entrando in aula e facendo saltare la seduta.
Un epilogo clamoroso, in un certo senso, dopo le grandi attestazioni di stima e sostegno ricevute nelle scorse ora da Occhiuto che deve giocare su due tavoli: quello politico, cercando di capire fino a dove arriveranno e saranno rispettate le garanzie di ricandidatura fornite dagli alleati, e quello giudiziario, tenendo conto del fatto che, giorno dopo giorno, con le trascrizioni sulla stampa e nuovi tronconi di inchiesta (come quello romano), si sta tratteggiando un quadro a tinte fosche che non lo aiuterà nella ormai imminente campagna elettorale.
In ogni caso, se la seduta non dovesse tenersi oggi, si tornerà in aula domani, con il numero legale inevitabilmente ridotto.