Reddito cittadinanza a 'ndranghetisti, le reazioni della politica nazionale

Critiche feroci al sussidio arrivano da Forza Italia e da Cambiamo", il movimento politico che fa capo al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. La grillina Federica Dieni elogia forze dell'ordine e magistratura

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di Redazione
20 maggio 2020
11:59

L'inchiesta "Mala civitas", che ha portato alla luce i nomi di 101 ‘ndranghetisti organici alle maggiori cosche della provincia che avrebbero indebitamente richiesto ed ottenuto il reddito di cittadinanza, ha scatenato le reazioni del mondo della politica che plaude alle forze di polizia e alla magistratura e critica, in larga parte, la misura di sosteno economico. Una serie di critiche che seguono  l'attacco di Matteo Salvini, arrivato in mattinata, da parte del leader della Lega Metteo Salvini

 


«A 101 Boss della Ndrangheta reddito di cittadinanza, a imprese e lavoratori onesti zero aiuti. È la doppia morale a 5 Stelle. E adesso arriva anche il reddito di emergenza». Così su Twitter Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. Sulla stessa linea la vicepresidente della Camera Mara Carfagna, di Forza Italia: «101 tra boss e gregari della ndrangheta che percepiscono il reddito di cittadinanza. Soldi degli italiani, frutto del loro lavoro, che vanno alla criminalità organizzata. Cosa altro deve succedere per capire che è un sussidio nocivo e va eliminato?». 

 

Ancora da Forza Italia un attacco al reddito di cittadinanza. «È uno scandalo! - scrive infatti su Twitter la deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria - Oltre 100 boss 'ndrangheta hanno riscosso il redditodicittadinanza. Dopo terroristi e truffatori sono gli ultimi beneficiati vergognosamente da una misura assistenziale, una mancia di Stato che mortifica il lavoro e premia la cultura dell'illecito e della frode».

 

«Il reddito di cittadinanza è finito nelle tasche di ogni sorta di malfattori compresi dei boss della ‘Ndrangheta - affermano in una nota i deputati di Cambiamo!, Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Alessandro Sorte e Giorgio Silli - È solo l’ultimo di una serie di errori per cui è tutta la politica dei 5 Stelle a dover essere messa sotto accusa e non solo la pessima gestione della giustizia». «Se a questo aggiungiamo una politica estera tutta spostata a favore della Cina - continuano - una gestione della scuola durante la pandemia che ha scontentato tutti, i ritardi nel trovare soluzioni alle crisi industriali del Paese con i tanti veti posti allo sviluppo, visto il loro crollo di consensi, è chiaro che a dover andare a casa non è solo Bonafede ma tutta la classe dirigente grillina».

Anche Fratelli d'Italia interviene nel dibiattito con il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. «Oggi grazie al prezioso lavoro della Guardia di Finanza di Reggio Calabria sono stati scovati 101 criminali esponenti della 'ndrangheta che hanno indebitamente percepito il reddito di cittadinanza. È solo l'ennesima riprova delle gravi lacune sui controlli incrociati che lo Stato, in primis tramite l'Inps ma anche il Ministero del Lavoro e l'Anpal, avrebbe dovuto effettuare attraverso la gestione della banca dati coordinando il flusso di informazioni che arrivano dalle Regioni e dai Comuni. Il cavallo di battaglia dei Cinquestelle si è trasformato in una vera e propria manna per i delinquenti, ormai andrebbe chiamato reddito della criminalità. Il tutto mentre le famiglie, i commercianti, gli imprenditori e i professionisti italiani sono ridotti alla fame. Vergogna».

 

Punta sul buon lavoro della guardia di finanza e magistratura la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni. «Desidero esprimere il mio ringraziamento nei confronti della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, le cui indagini hanno permesso di scovare 101 boss di 'ndrangheta che avevano chiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza». «Esponenti di spicco della 'ndrangheta calabrese, quella stessa 'ndrangheta che si è arricchita a dismisura con il traffico di droga internazionale – continua la parlamentare – erano riusciti a percepire anche il sussidio destinato alle categorie più fragili della società. L'operazione “Mala civitas”, qualora ce ne fosse la necessità, dimostra che l'avidità dei clan non conosce limiti. È per questo che bisogna ringraziare i militari delle fiamme gialle per il grande sforzo investigativo compiuto. I boss con il rdc, infatti, sono stati tutti segnalati all'Inps e nei loro confronti è già stato avviato il procedimento di revoca con il recupero delle somme elargite, pari a 516mila euro, e lo stop all'erogazione del sussidio». «La costante attività di indagine delle forze dell'ordine – conclude Dieni – è una garanzia per tutti: possiamo stare certi che i furbetti, prima o poi, verranno scoperti e che il reddito di cittadinanza sarà erogato solo a favore di chi ne ha davvero bisogno». 

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