La Corte costituzionale ha rigettato l'impugnazione promossa dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. L’europarlamentare e il consigliere regionale: «Un obiettivo imprescindibile di giustizia sociale»
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«Dopo la bocciatura della Corte dei Conti sul Ponte sullo Stretto, il governo Meloni è costretto a incassare anche quella della Corte Costituzionale, questa volta sulla legge della Regione Puglia che ha introdotto il salario minimo ad almeno 9 euro l’ora. L’inammissibilità del ricorso presentato dal governo è un’altra fondamentale vittoria, una pagina di storia importante anche per il futuro della Calabria». A dirlo sono l’europarlamentare e già candidato alla presidenza della Regione Calabria Pasquale Tridico ed il consigliere regionale Enzo Bruno (lista Tridico Presidente).
La Corte costituzionale, con sentenza numero 188 depositata oggi, ha rigettato l'impugnazione promossa dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in accoglimento di tutte le eccezioni formulate dall'Avvocatura regionale. La Corte ha ritenuto quindi pienamente legittima la legge regionale pugliese 30/2024, che ha fissato la soglia retributiva minima a salvaguardia dei lavoratori assunti dalle imprese che partecipano alle gare bandite dalla Regione Puglia e dai suoi enti strumentali.
«Fissare una soglia minima obbligatoria che stabilisca il confine tra lavoro e sfruttamento è un obiettivo imprescindibile di giustizia sociale – affermano Tridico e Bruno –. È tempo che anche in Italia, come in 22 dei 27 Paesi europei si stabiliscano criteri chiari sull’introduzione di una misura di dignità. Anche nel nostro programma elettorale presentato ai calabresi in campagna elettorale avevamo proposto il salario minimo regionale per combattere il lavoro povero e garantire dignità economica a tutti, senza aumentare le imposte alle imprese. Si lavori ad una proposta di legge regionale anche in Calabria che garantisca ai lavoratori che hanno rapporti con la Regione, un minimo di 9 euro l’ora, sotto la quale soglia non è solo sfruttamento ma si calpesta la dignità delle persone».

