Oggi il ministro sarà in Calabria in modalità elettorale, domani si consumerà il dietrofront sulla mancata costituzione di parte civile nel processo per i mancati soccorsi ai migranti. Solo l'ultimo dei momenti "no" con il governatore
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Sembra fatto apposta ma non lo è per niente. Un giorno appresso l'altro con overdose di simbologia al seguito.
Oggi è il martedì di Salvini in Calabria, modalità elettorale a Lamezia Terme e a Rende (tracce di Paola mai confermate). Domani il giorno della giunta regionale con in testa il decreto di revoca della costituzione di parte civile della Regione nel processo sulla strage di Cutro. La retromarcia indotta, il pressing asfissiante proprio del ministro Salvini in compagnia involontaria con l'espressione più alta della calabresità al governo. Che con la Lega non c'entra niente.
Un pesante combinato disposto che ha finito per inchiodare la scelta originaria della costituzione di parte civile fino a portarla al ritiro.
Mal digerito, mal gestito, politicamente non produttivo e persino a forma di boomerang ma il doppio diktat va all'incasso. E solo Occhiuto sa perché. L'arrangiato tentativo di scaricare la responsabilità sulla macchina burocratica della Cittadella e sull'Avvocatura distratta alla fine non fa onore allo stesso spessore politico di Roberto Occhiuto. Che quella costituzione di parte civile voleva e tutto sommato con diverse ragioni al seguito. Non ultima quella etica e umanitaria ma perché no, ora che ci siamo, anche politica se è vero come è vero che poco o nulla lo unisce per formazione e visione a Matteo Salvini e al suo Carroccio.
Storia di un "amore" che non c'è, che non c'è mai stato, che non è giusto ci sia e che forse conviene a tutti e due non ci sia mai. La forzata divisione in due della "lavagna" del Paese li mette dalla stessa parte ma sono vicini come possono esserlo Mercurio e Plutone. Il tentativo di "sbarco" di Salvini con la Lega formato partito nazionale vive la sua fase di ritirata non prima però d'aver lasciato feriti sul campo di Calabria. Dai pasticci locali del Reggino alle frizioni cosentine fino al tentativo di traslare il presidente del consiglio regionale, Mancuso, dalle parti di Forza Italia. Le rose non fioriscono e le spine sono dietro l'angolo, la sanità il campo inevitabile di battaglia. Questioni di "cuore".
Non c'è occasione che non diventi performance distintiva tra Occhiuto e Salvini e viceversa. L'autonomia differenziata l'icona pop ma perché non ricordare l'adesione intima di Occhiuto alla svolta "sociale" di Marina Berlusconi sognando un segretario nazionale di Forza Italia che non sia quello attuale. Tutto e il tutto ben distinto e visibilmente agli antipodi rispetto al Carroccio ora anche di Vannacci. Finanche il Salone del Libro diventa terreno di scontro "griffato" con Occhiuto infuriato con l'assessore leghista Capponi "colpevole" d'aver messo in scaletta promozionale il libro intervista di Scutellà sul caso Gentile.
Da non meno di 25 anni sulla scena e con il futuro alle spalle i cultori della materia si affannano a rintracciare successi e percorsi indelebili di Salvini.
Roberto Occhiuto, che certo non è fesso e che gioca da una vita tra gli "allibratori" scaltri della politica, fiuta nero in prospettiva. Fatti più in là nelle "foto", che viene meglio. Futuribilmente più lontani che mai. Anche se il presente è Cutro. Con la sua (clamorosa) retromarcia.