La questione era stata sollevata dall’ex primo cittadino Giacomo Perrotta nel corso del primo Consiglio comunale. La giunta ritiene il ricorso infondato e si costituisce in giudizio. Si va in aula il 17 settembre
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La vicenda della presunta incandidabilità e ineleggibilità del sindaco di Scalea, Mario Russo, sollevata dal predecessore Giacomo Perrotta, approderà in tribunale. La data di comparizione delle parti è fissata per il prossimo 17 settembre.
Nei giorni scorsi, la giunta comunale presieduta da Russo si è riunita per decidere di costituirsi in giudizio, nominare il legale Oreste Morcavallo e autorizzare il sindaco «a munire il predetto legale della prescritta procura conferendogli ogni facoltà di dire, eccepire, dedurre ed in genere di provvedere nel modo che riterrà più opportuno alla tutela dei diritti ed interessi del Comune per l'intero giudizio avanti al Tribunale di Paola».
Cosa è accaduto
Ciò che è accaduto, già riportato sul nostro giornale, è scritto a chiare lettere anche nella delibera del 18 luglio scorso. «L'Avv. Giacomo Perrotta, candidato a sindaco per la competizione elettorale del 25 e 26 maggio scorso per il rinnovo del Consiglio Comunale con ricorso davanti al Tribunale di Paola, ha impugnato il "verbale di proclamazione del sindaco eletto Dott. Mario Russo nonché ogni altro atto presupposto, conseguente e/o connesso, ivi compreso, se ed in quanto necessario, gli atti endo-procedimentali delle elezioni nel Comune di Scalea nonché la prima delibera del consiglio comunale di Scalea"».
Con il ricorso, l’ex sindaco di Scalea ha chiesto: di accertare e dichiarare la incandidabilità e la ineleggibilità dell'attuale sindaco Mario Russo; di disporre la immediata decadenza dello stesso dalla carica di sindaco; di correggere in parte il risultato elettorale di cui al verbale di proclamazione degli eletti.
La contestazione
Perrotta fa riferimento a una condanna nei confronti di Russo, inflitta dal tribunale di Paola nel 2015, e passata in giudicato dopo la conferma in Appello e in Cassazione. La sentenza è arrivata per turbativa d’asta e abuso d’ufficio ed è stata determinata in diciotto mesi di reclusione, più un anno di interdizione dai pubblici uffici.
Perrotta, professione avvocato, cita la “Legge Severino”, che stabilisce l’incandidabilità «per coloro che sono stati condannati con definitiva alla pena della reclusione complessivamente superiore a sei mesi per uno o più delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio».
Russo ha comunque potuto ricandidarsi poiché con la Riforma Nordio il reato di abuso di ufficio è stato abolito in modalità retroattiva, comprese le pene accessorie, ma secondo Perrotta, manca comunque la preventiva autorizzazione del tribunale e la nuova determinazione della pena.
La difesa
Per la giunta guidata da Russo (essendo parte interessata non ha partecipato ai lavori), il ricorso di Perrotta «appare infondato» e quindi «occorre tutelare i diritti, le ragioni e gli interessi del Comune nominando allo scopo un legale al quale affidare la difesa dell'Ente per l'intero grado del giudizio».