La lettera di uno studente di Medicina al prossimo governatore: «La nostra terra merita futuro e dignità, non servono miracoli ma visione». E una politica che creda nelle capacità della gente
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Gentile futuro Presidente,
Le scrivo da studente fuorisede, calabrese e figlio di questa terra che troppo spesso viene raccontata solo per le sue mancanze, e che invece continua ad avere dentro di sé una forza e una bellezza che meritano di emergere. Studio medicina, e so bene quanto la sanità e l’istruzione siano il cuore pulsante non solo del benessere individuale, ma anche dello sviluppo di una comunità intera.
Quando entro in un reparto ospedaliero, penso ai medici che mancano, alle borse di specializzazione tagliate, ai pronto soccorso al collasso. Penso a quanto sarebbe diverso se si investisse davvero nei giovani, se si smettesse di costringerli a partire per formarsi altrove, se si desse loro la possibilità di restare e costruire qui. Non possiamo continuare a importare soluzioni temporanee dall’estero mentre lasciamo desertificare la nostra università e la nostra sanità. La Calabria deve credere nei suoi giovani medici, nei suoi studenti, nei suoi ricercatori.
Ma sanità e istruzione non sono compartimenti stagni: sono la base anche per lo sviluppo tecnologico, sociale ed economico. Una regione che non forma competenze è una regione che rinuncia al futuro. E invece io immagino una Calabria in cui l’università diventa motore di innovazione, in cui i lavoratori dialogano con le imprese, in cui la ricerca medica e tecnologica produce non solo conoscenza, ma anche lavoro.
Da fuorisede vivo ogni volta la fatica del viaggio: sette ore di autobus, biglietti costosi, sacrifici continui. Questo è il prezzo che paghiamo per inseguire un futuro che, a volte, sembra sempre altrove. Ma so anche che questa esperienza mi ha reso più consapevole: non basta denunciare i problemi, bisogna costruire alternative. Ed è questo che chiedo a lei, Presidente: una politica che non viva di slogan, ma di programmazione, di coraggio, di responsabilità verso chi verrà dopo.
Io sogno una Calabria che non sia solo terra da cui partire, ma terra in cui tornare. Una Calabria che valorizzi i suoi giovani e li aiuti a crescere come dirigenti e cittadini a pieno titolo, capaci di prendere decisioni, di assumersi responsabilità, di guidare il cambiamento.
E aggiungo una cosa: a prescindere da chi sarà chiamato a guidare questa meravigliosa Regione, io sono pronto a dare il mio contributo, dove necessario, a un confronto costruttivo e unitario per il bene comune della Calabria. Perché il futuro non si costruisce con le divisioni, ma con il coraggio di ascoltarsi e lavorare insieme.
Siamo stanchi di vivere in una linea d’ombra in cui chi è più in alto decide sempre per noi. Oggi la scelta è chiara: o si cambia direzione, investendo finalmente in istruzione, sanità, innovazione e dignità del lavoro, o rischiamo di perdere definitivamente il futuro.
Presidente, la Calabria non ha bisogno di miracoli, ma di visione. E di chi sappia credere che la sua gente vale. Io ci credo ancora. Spero ci creda anche lei.
Con rispetto,
Luca Falbo