Il candidato alla presidenza della Regione con Democrazia sovrana popolare lancia la sfida: «Serve il coraggio di mettere in discussione il sistema». La proposta sul rinnovamento di Fincalabra
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«Abbiamo la presunzione di dire che senza di noi queste elezioni sarebbero state assolutamente inutili. Si confrontano due oligarchie che oramai governano questa regione da decenni provocando disastri incredibili».
Francesco Toscano ha scelto di chiudere la domenica a casa sua, in piazza Camagna a Reggio. Lui, nato a Gioia Tauro, questa terra e le sue contraddizioni le conosce bene e da un pò ci gira intorno con il suo movimento “Democrazia sovrana popolare”. Ora con il fido compagno di tante battaglie Marco Rizzo si propongono ai calabresi con quella che lui stesso definisce una «una candidatura puntuale rispetto alle tante cose che non funzionano».
Innanzitutto questa chiamata repentina al voto. Toscano fa notare come da Scopelliti in poi i governi regionali sono sempre caduti per questioni esterne, «adesso – aggiunge - il presidente Occhiuto ha deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo sulla base di una vicenda che di politico non ha nulla». Ma di più, Toscano quasi ci scherza su rispetto alla campagna social intrapresa dall’avversario uscente: «Devo dire che Roberto Occhiuto è bravissimo come influencer. Se non esistesse la realtà, il mondo virtuale che ha creato sarebbe il migliore dei mondi possibili e lui potrebbe fare una legge regionale dove vieta di raccontare quello che accade realmente e di fare vivere tutti nel suo mondo social e virtuale, allora saremmo tutti felici».
Ecco perché una forza come Democrazia Sovrane Popolare chiede il voto a quei cittadini consapevoli che vogliono tornare a «mettere al centro il dibattito politico», basato su idee, contrasti, passioni.
«Noi ci confrontiamo con un unico grande cartello, un unico grande comitato d’affari, gruppi di interesse che ragionano in termini di tipo feudale: non parlano di politica, si limitano a fare qualche foto davanti agli ospedali nel momento in cui bisogna votare e poi continuano a chiuderli nel momento in cui ritornano nelle stanze del potere. Noi abbiamo una grandissima emigrazione sanitaria, abbiamo il 40% di cittadini che vivono in condizioni di povertà, abbiamo strade dissestate, per raggiungere Crotone da Reggio Calabria in treno ci vogliono 5 ore, in aereo si arriverebbe vicino ai confini del Pakistan. Viviamo in una situazione scandalosa, però ci affidiamo in maniera pavloviana a delle classi dirigenti che promettono di fare domani quello che non hanno mai fatto negli ultimi 30 anni».
La verità, per Toscano che allarga l’orizzonte, è che il sistema è costruito in maniera precisa per non funzionare, in cui la povertà è un progetto politico, alla stregua della disperazione dell’esclusione sociale e della destrutturazione del welfare, «però non si può ammettere. Occhiuto e Tridico sono i curatori fallimentari di una Regione per conto terzi. Loro sanno che tradendo il mandato popolare verranno domani recuperati da Roma e Bruxelles, o magari come Di Maio verranno mandati in qualche paese medio orientale a fare la bella vita. Il problema è che le istanze popolari vengono tradite da personaggi che sanno perfettamente che servire l’oligarchia è molto più utile che non mantenere gli impegni con gli elettori».
Così Democrazia Sovrana Popolare è presentata come l’unica vera forza politica slegata da potentati di interesse, libera di offrire un’idea diversa di società, capace di individuare i veri punti critici rispetto ad una situazione che è oramai insostenibile: «ci rivolgiamo a quell’elettorato di calabresi liberi che non hanno intenzione di arrendersi. So che esiste tanta disillusione – continua Toscano -, che tanti calabresi non credono più alle promesse, so che oramai la politica gode di cattivissima fama rispetto alla pubblica opinione libera ma sulla disillusione e sul disimpegno non si costruisce nulla. Non abbiamo niente a che fare con il grillismo, non siamo una forza populista, non siamo sfasciacarrozze, siamo uomini e donne liberi che hanno un’idea di società da mettere al servizio della gente».
«La politica è passione, è ideale, è costruzione, la politica è visione» dice in maniera appassionata il candidato alla presidenza che continua a silurare gli avversari: «Questi sono solo dei burocrati, dei gestori. È chiaro che se noi ragioniamo secondo i canoni dell'esistente è impossibile venire fuori da questa situazione rispettando i piani di rientro, è impossibile riaprire gli ospedali dentro quella logica. Se noi accettiamo l'idea che la politica non deve disturbare le forze del mercato privato è chiaro che non possiamo dare respiro ai disoccupati, né dare una prospettiva alle persone che sono schiacciate da un sistema che produce inerzialmente povertà».
Toscano: «Fincalabra sia finanziaria pubblico-privata per il rilancio»
Insomma Dsp vuole mostrare di avere il coraggio di mettere in discussione il sistema alla base. Per dimostrarlo Toscano parla della trasformazione di FinCalabra in una grande finanziaria pubblico-privata «che dia respiro alle imprese anche in un’ottica di deficit benevolo per fare ripartire la domanda interna, per favorire l’assunzione, produzione di ricchezze, aumentare il gettito fiscale anche avendo utilizzato una istituzione finanziaria che può essere messa al servizio di interessi generali, noi rompiamo un paradigma, troveremo resistenza, certo. Se noi diamo fiato agli ospedali, se noi lanciamo un grande progetto di ricostruzione degli ospedali, se noi mettiamo tanti denari per fare rimanere qui migliori professionisti, perché il problema della sanità è che non esistono professionisti d’eccellenza al di là delle strutture, se i nostri migliori medici vanno a fare la fortuna degli ospedali del nord, nel nord Europa o nel nord Italia, è chiaro che noi avremo sempre una grande migrazione sanitaria. Ma se noi abbiamo l’opportunità di premiare economicamente le nostre migliori eccellenze, impedendo ai nostri migliori ragazzi di andare al nord perché qui trovano identiche se non migliori condizioni economiche, noi spezziamo un circolo vizioso».