Il disegno di legge sulla revisione della geografia giudiziaria passato al vaglio del Consiglio dei ministri sta facendo molto discutere.
La previsione di riapertura del solo tribunale di Bassano del Grappa, «territorio di riferimento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio», ha mandato in tilt la stessa maggioranza di governo, quasi inconsapevole del provvedimento adottato dal Cdm, fatto infuriare i territori esclusi e provocato le reazioni del sindaco di Corigliano Rossano, il cui tribunale soppresso rappresenta ancora oggi, a distanza di 13 anni, la più grande stortura ponderata dalle istituzioni tra giochetti, rivincite politiche, pressioni occulte ordite sulla pelle dei cittadini. Ed in un territorio ad alta densità malavitosa, in cui si impiegano anche due ore a raggiungere il primo presidio di legalità, quello di Castrovillari, che con la complicità dei poteri forti ha fagocitato un tribunale quattro volte più “grande”.

Maggioranza di governo in subbuglio

A Roma, frattanto, tra i corridoi di Camera e Senato, il ddl è piombato d'emblée sulla testa di molti, tra le fila delle forze di governo. Ovviamente rimaste scontente – è un eufemismo – per la parzialità del documento. La riapertura di Bassano, tenendo fuori tribunali che meriterebbero di essere riaperti più del foro veneto (sostenuto anche dalla Lega) sta creando frizioni e malumori e c’è chi è già sul piede di guerra. Quando il ddl giungerà a Montecitorio potrebbe anche non passare via liscio. Troppi deputati e senatori sono interessati alla riapertura di tanti dei tribunali soppressi nel 2012.
Come ormai noto da anni, Bassano ha le stesse carte in mano – forse anche più basse – da giocarsi di Rossano certamente, ma anche di Alba e Lucera.
La sensazione quindi è che in Parlamento si potrebbe aprire il mercato delle vacche e che a nulla serviranno gli emendamenti, giacché il ddl delega il governo a rivedere la geografia giudiziaria sulla base di determinati requisiti.
Il rischio seppur remoto, quindi, sembra essere duplice: che il provvedimento si areni tra le polemiche polemiche o peggio, ovvero che il presidente della Repubblica possa anche decidere di non apporre la sua firma su un documento alquanto parziale.
Sarà. Ne sapremo di più riposti gli ombrelloni.

Stasi: «Fu uno scippo ingiusto»

Frattanto, anche in riva allo Ionio – ovviamente – il documento non è stato accolto con simpatia, altro eufemismo.
La politica di centrodestra si sta aggrappando ad uno «speriamo» in virtù dell’art. 1 del provvedimento: «il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge – è riportato testualmente – uno o più decreti legislativi per riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari». Si confida, dunque, che il buon cuore del governo, entro i prossimi dodici mesi, consideri e recuperi la più grande stortura del secolo.
Flavio Stasi, invece, pur restando fiducioso, si appella a tutti i livelli istituzionali perché il maltolto sia restituito, ricordando allo stesso tempo che «la soppressione del Tribunale di Rossano rappresentò un errore clamoroso del legislatore e rappresenta tuttora una sconfitta bruciante delle Istituzioni, incapaci di far prevalere le ragioni dell'oggettività, della visione di presente e futuro, nei confronti della pura ed incosciente discrezionalità politica e territoriale».
Parole durissime quelle del sindaco di Corigliano Rossano, già allora – siamo agli inizi del decennio ’10 – in prima linea in una battaglia persa a rescindere, perché Rossano aveva l’unica colpa di non vantare santi in paradiso, nonostante una filiera istituzionale di parte (il sindaco Antoniotti, il consigliere regionale Giuseppe Caputo, il deputato Giovanni Dima), tutti organici a quel PdL che sosteneva il Governo Monti e l’opera dell’allora guardasigilli Severino.
Stasi era dall’altra parte ed anche il suo sciopero della fame passò inosservato.
«Come sindaco – spiega oggi il primo cittadino – ho sostenuto e continuo a sostenere la delegazione parlamentare del territorio, senza alcun distinguo di carattere partitico, impegnata nella revisione della geografia giudiziaria ed in particolare nella restituzione, al nostro territorio, di ciò che gli è stato malamente ed ingiustamente scippato anni or sono. In questi mesi l'Amministrazione Comunale ha sempre risposto con doverosa celerità ad ogni tipo di verifica o sollecitazione giunta da parte delle forze istituzionali interessate, anche in termini di interventi concreti nei confronti dell'immobile dell'ex Palazzo di Giustizia, fiduciosa di veder riconosciuto al comprensorio quel diritto alla Giustizia ed ai servizi negato dalla soppressione dell'ex Tribunale di Rossano».
Inoltre, prosegue, Stasi «ho sempre sottolineato come la stortura già titanica di 13 anni fa sia divenuta ancor più stridente ed insostenibile, numericamente ed istituzionalmente, con la nascita della terza città della Calabria: un dato che nessun Governo può ignorare. Per questo esprimo forte preoccupazione per i contenuti del disegno di legge del Consiglio dei Ministri che istituisce solo Tribunale e Procura di Bassano del Grappa, territorio di riferimento del Ministro Nordio, ignorando Corigliano Rossano. Un segnale non definitivo ma inquietante, che non possiamo ignorare».

Il sindaco si appella poi alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, allo stesso ministro Nordio, alla maggioranza di governo, al presidente della Regione Occhiuto, all’intero arco istituzionale regionale, nazionale e continentale.
«L’istituzione del Tribunale di Corigliano Rossano o della Sibaritide, ovunque esso sia collocato lungo il territorio, come undicesimo tribunale ordinario della Calabria e non in sostituzione di altri presidi – specifica, segnato dall’accorpamento a Castrovillari – non rappresenta una rivendicazione campanilistica né si propone come battaglia di bandiera di questo o quel partito, di questo o quel parlamentare, di questo o quel sindaco, ma costituisce l'unico modo possibile per riorganizzare con efficienza ed equità il servizio della Giustizia rimarginando una ferita dolorosa ed incomprensibile per il territorio e per tutta la popolazione del comprensorio».